Anno: XXV - Numero 235    
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Sinistra di lotta e di passerella

Schlein e Conte sfilano a favore degli operai di Pomigliano. La solidarietà è sempre giusta ma, se si limita allo slogan, si viene meno al dovere di avere una proposta o almeno un’idea (il populismo è sempre dietro l’angolo).

Sinistra di lotta e di passerella

Qualunque gesto di solidarietà a persone che perdono il lavoro va accolto con rispetto e condiviso. Logico quindi che meriti attenzione l’incontro a Pomigliano, davanti agli stabilimenti Stellantis, tra Elly Schlein e i circa 400 lavoratori dell’indotto che non hanno più uno stipendio. Gli abbracci, le richieste d’aiuto, le rassicurazioni per quanto un po’ generiche sono espressione di vicinanza umana. Ma naturalmente quegli uomini e quelle donne si aspettano qualcosa di più. Un intervento risolutore, un’assistenza concreta. Se una personalità politica, segretaria del secondo partito italiano, sia pure all’opposizione, si presenta ai cancelli della fabbrica, è logico che si pensi a un’iniziativa in Parlamento, magari concordata con la maggioranza. In fondo è la seconda volta in pochi giorni che da Roma si scomoda un esponente del “fronte progressista”: giorni fa era stato Giuseppe Conte ad avere per primo l’idea e a mettersi sulla strada di Pomigliano.

E qui si cammina lungo un terreno insidioso. Il rischio della passerella è sempre in agguato. Il centrosinistra non perse l’occasione di criticare Giorgia Meloni quando l’anno scorso inforcò gli stivali e andò nel fango dell’Emilia-Romagna al tempo della prima alluvione. Ora questo pericolo, al di là delle parole e di un sentimento sincero verso gli operai di Pomigliano, lo corrono Schlein e Conte. Se i due maggiori esponenti del centrosinistra vanno ad abbracciare i lavoratori, si suppone che abbiano una proposta, un’idea, almeno un’analisi condivisa circa la crisi dell’auto. Se il contributo si limita a uno slogan, tipo: “non possono essere i lavoratori a pagare il prezzo della crisi”, vuol dire che l’occasione della concretezza è stata perduta una volta di più. Sono frasi vuote anche perché già sentite mille volte. Quando invece la sinistra oggi ha il dovere di essere chiara e soprattutto innovativa. Difficile ammettere che oggi a riconnettere il popolo all’élite dirigente sia, per fare un esempio, un personaggio come Sahra Wagenknecht, la tedesca nel-comunista di origini iraniane che ha conquistato una cospicua porzione di consensi nella Germania dell’Est contendendoli all’estrema destra, ma con parole d’ordine molto simili.

Si dirà che è un esempio sbagliato perché il Pd il suo 23 per cento lo prende senza scivolare in un linguaggio avventurista. Ma non è proprio così. Primo, perché questa percentuale è molto lontana dal necessario per candidarsi al governo. Secondo, perché la dinamica signora tedesca, filo russa in politica estera e anti immigrazione sul piano interno, è appena stata ospite – assai applaudita – alla Costituente di Giuseppe Conte. A maggior ragione, dunque, le semplici passerelle a favore di telecamera sembrano un modo vetusto per avvicinarsi al popolo. Certo, Elly Schlein dimostra di aver capito che il tema dei diritti e del “green deal” ha bisogno di integrarsi, perlomeno, con un ritorno ai problemi reali che condizionano la vita delle persone.  Quindi, nessuna critica per la visita a Pomigliano, ci mancherebbe. Tuttavia è rischioso arrivare a mani vuote, senza proporre ai lavoratori e al paese una strada alternativa a quella del governo. Vale per la crisi dell’auto, ma anche per la crescita stentata e per tutto il resto. Si dovrebbe riconoscere che il centrosinistra, e in particolare il Pd, ha urgente necessità di farsi capire per quello che offre al paese. Altrimenti il vuoto lo riempiranno le Wagenknecht che sorgono un po’ dappertutto.

di  Stefano Folli su Huffpost

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