I giovani non hanno paura del nuovo né del diverso.
Così la Vicepresidente vicaria dell’Associazione e Presidente di Enpab, Tiziana Stallone, presentando l’ultimo nato in casa AdEPP ossia il focus giovani, dal quale emergono dati e analisi che aprono a più considerazioni.
In evidenza
Tempo e Passione” sono i binari paralleli del percorso dei giovani professionisti che iniziano a intraprendere la professione animati dalla passione e dalla consapevolezza che la fase di avvio e consolidamento della loro attività – una fase della durata di almeno 3 anni – è la più difficile dal punto di vista prettamente professionale e la più onerosa dal punto di vista economico. I primi anni sono anni di sacrifici e di assoluta dedizione, sono gli anni per la costruzione di una posizione nel corso dei quali viene gettato il seme di un lavoro che deve sbocciare e di una carriera che deve fiorire, alimentata dalla voglia di libertà e indipendenza che sono alla base della scelta di intraprendere la libera professione.
“Da questa indagine sono emersi risultati del tutto inaspettati – sottolinea la Presidente Stallone – che spingono a riflettere sulla necessità di invertire alcuni paradigmi consolidati intervenendo sulla cultura della professione e sulla mentalità dell’organizzazione: aggregazione, multidisciplinarietà, creazione di reti e sinergie anche per far fronte ai risvolti negativi del fenomeno della progressiva “femminilizzazione” delle professioni (il numero delle giovani donne laureate ha superato quello degli uomini) e se da un lato ciò dimostra grande emancipazione e progresso della società, dall’altro lato può essere arrestato da variabili endogene ed eventi naturali come la maternità”.
Il primo sondaggio AdEPP
Il numero totale degli intervistati è di 22.898 (53% donne e 47% uomini corrispondente alle percentuali di iscritti nella fascia d’età under 40), distribuiti proporzionalmente al numero di iscritti delle diverse Casse di appartenenza.
Il primo dato non può che far riflettere:, nonostante il 65% degli iscritti dichiari di conoscere i sistemi previdenziali, solo il 35% afferma di essere a conoscenza degli strumenti di welfare integrato offerti dalle Casse
COSA CHIEDONO I GIOVANI? INVESTIMENTI SULLA PROFESISONE E UNA POLITICA CHE PUNTI ALLA CRESCITA
Quasi tutti i liberi professionisti nutrono una forte consapevolezza circa l’incertezza, l’instabilità sociale, economica e professionale, nonché l’imprevedibile variabilità degli scenari globali.
Infatti, far fronte ai bisogni futuri della famiglia e agli eventi imprevisti sono le voci indicate quali prioritarie verso le quali destinare i risparmi per poter gestire le emergenze e rispondere alle situazioni straordinarie. È comunque positivo che una buona percentuale degli intervistati sarebbe disposta a destinare parte dei risparmi anche al sistema previdenziale.
I giovani coinvolti in questa indagine hanno anche dimostrato il loro interesse e la loro condivisione di una politica che punta alla crescita guardando in modo favorevole – in particolare geometri, notai e periti industriali – alla destinazione dei risparmi verso investimenti a favore della professione e allo sviluppo dell’attività.
I giovani professionisti reputano prioritarie le misure volte al sostegno della Salute: una risposta non scontata considerando l’età anagrafica della platea degli intervistati.
GIOVANI E FAMIGLIA. VORREI MA NON POSSO E FORSE NON VOGLIO
La famiglia anche per i giovani professionisti, che destinerebbero eventuali risparmi prioritariamente per soddisfarne i bisogni, potrebbe essere tra i progetti futuri tanto che oltre il 70% vorrebbe costruire un proprio nucleo familiare con figli.
Eppure, sempre secondo il sondaggio, scelgono deliberatamente di rinviare o addirittura escludere la scelta di avere figli, non solo per motivi economici e occupazionali, ma anche perché preoccupati dalla mancanza di adeguate reti di supporto familiare o di comunità.
Inoltre, anche la possibilità che si possano verificare limitazioni alla carriera o il timore di un restringimento del tempo personale sono altre due motivazioni che spingono alla scelta di avere soltanto un figlio.
Da notare che, seppure vi è una complessiva uniformità delle risposte da parte dei due generi, le donne si sono mostrate, seppure per una ridotta differenza, meno ottimiste nel poter costruire una famiglia con figli nel prossimo futuro, indicando (in misura superiore agli uomini), la difficoltà economica quale motivo principale oltrechè la mancanza di aiuto e supporto
LA SCELTA DELLE LIBERA PROFESSIONE… NONOSTANTE I COSTI
I giovani professionisti hanno deliberatamente scelto di esercitare la libera professione, soprattutto per rispettare il loro desiderio di autonomia e indipendenza (tra il 40 e il 50% degli intervistati hanno ribadito questa motivazione) nonché l’aspirazione in termini di prospettive di guadagno (commercialisti).
Infatti, mentre per i commercialisti una delle motivazioni alla base della scelta della professione vi è una ambizione in termini di vantaggio economico, si potrebbe pensare che per altri professionisti – come ad esempio i biologi – la libera professione sia stata una scelta quasi obbligata dettata dalla mancanza di adeguate offerte di lavoro alternative, come se il proprio percorso di studi non offrisse maggiori o diversi sbocchi professionali se non quelli vincolati alla libera professione.
Vi è inoltre un altro dato interessante – come quello che riguarda i giornalisti – che in larga maggioranza segnalano di aver intrapreso la libera professione perché spinti dal contesto sociale e/o dalle conoscenze personali.
In linea generale, i costi che incidono sull’avvio dell’attività sono finanziati “in primis” in maniera autonoma e personale dai professionisti attraverso risorse proprie oppure mediante la richiesta di mutui/prestiti e infine grazie agli aiuti familiari.
Per i notai il costo dei collaboratori è la voce più rilevante
E LE AGGREGAZIONI? SI, FORSE, NO. I TIROCINI? UTILI
Il libero professionista è ancora propenso all’esercizio della professione in maniera “solitaria”: i professionisti lavorano individualmente e la cultura dell’aggregazione e della multidisciplinarietà non è ancora diffusa tra loro. Di evidenza il dato espresso dai farmacisti (oltre il 70%), giornalisti (quasi il 70%), veterinari e notai (circa il 60%) in ordine allo scarso interesse per le aggregazioni professionali.
È interessante che in questo caso la risposta non è omogenea all’interno dei macro ambiti di attività: i professionisti più aperti all’aggregazione sono i medici, dottori commercialisti e architetti/ingegneri, categorie che non sono comparabili tra loro ma che mostrano un’omogeneità di vedute e una prospettiva comune individuando quali motivazioni principali la possibilità di offrire percorsi specialistici e garantire servizi multidisciplinari.
Le preferenze, dunque, variano significativamente tra le diverse professioni, che vedono, ad esempio, i consulenti del lavoro e gli psicologi tra le categorie in cui il processo di aggregazione è già ben presente tra i giovani.
Da sottolineare che la maggioranza degli intervistati ritiene che un periodo di tirocinio, apprendistato o praticantato favorisca l’acquisizione di ulteriori competenze specialistiche. Alcune Casse registrano punteggi più alti, indicando una percezione positiva diffusa sull’importanza della formazione pratica per lo sviluppo professionale.
Long-life Learning, aggiornamento permanente, re-skilling e up-skilling sono alla base della crescita professionale e i giovani attribuiscono massima importanza alla specializzazione e allo sviluppo delle competenze già acquisite nel corso del periodo di tirocinio, apprendistato o praticantato considerato propedeutico e indispensabile per avviare il percorso professionale.
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