Esultanza e sollievo nel centrodestra per l'assoluzione di Salvini.
E a sinistra, spiazzati, ironizzano: "Non ci sono più i giudici di una volta…”.
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Alle 19 e 40 in punto, mentre l’aula stracolma sta votando la manovra, l’applauso dai banchi del centrodestra accoglie la notizia dell’assoluzione di Matteo Salvini perché il fatto – il sequestro di persona dei migranti sulla Open Arms – non sussiste. “Non ci sono più i giudici di una volta…”, sorridono in Transatlantico alla Camera, i deputati del Pd e di Sinistra Italiana, che sono tra i primi ad uscire.
È una battuta, ma sintetizza la lente attraverso cui la politica legge la vicenda che coinvolge il vicepremier. Si torna di nuovo lì: esistono le toghe rosse? Per il centrosinistra è la prova che no, non esistono. “Il centrodestra ha perso un argomento, diciamolo chiaramente”, spiega Matteo Orfini, uno dei parlamentari che salì sulla nave di un’altra ong, la Sea Watch, proprio per impedire a Salvini di tenerla ferma senza consentire lo sbarco delle persone. “Ma a parte questo – aggiunge – noi non puntavamo sulla sentenza. Abbiamo sempre contrastato le politiche migratorie di Salvini e continueremo a farlo qui e nel Paese. Nonostante la sentenza restano la porcheria che sono”.
L’argomento può essere ribaltato nel centrodestra. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, considerato il competitor di Salvini nel governo, stavolta lo difende. “Le toghe rosse? Ma il fatto stesso che Salvini sia stato costretto al processo dimostra che alcuni giudici, non tutti, sono politicizzati. Se il fatto non sussiste, vuol dire che chi ha cercato di farlo sussistere ha sbagliato e dimostra che c’era una speculazione politica. Il processo era una macchinazione politica”, dice Tajani all’Huffpost. Lo incalziamo: ma questo dimostra che le politiche migratorie di Salvini sono quelle giuste? “La sentenza è su una fattispecie particolare. Però conferma che la scelta presa da Salvini era una scelta politica, e la politica ha il diritto di garantire la sicurezza dei confini. Lo dice uno che non ha una linea coincidente con quella leghista”. Chiediamo se il ministro ritenga che ci sia stato un occhio di favore per la sinistra. “Era un governo in cui Giuseppe Conte era presidente del Consiglio, noi eravamo all’opposizione. Conte non è stato coinvolto dall’inchiesta ma era presidente del Consiglio. Io quando faccio una cosa importante informo sempre la presidente del Consiglio. Se avesse voluto – aggiunge Tajani- Conte avrebbe potuto dare l’ordine di non procedere”. Evidentemente Conte- che pochi più in là sta commentando la sentenza – non voleva fermare Salvini. A proposito di rapporti tra forze politiche, chiediamo a Tajani se ora Salvini non si rafforzi rispetto a Forza Italia. L’eterno duello nel centrodestra. “Ma che c’entrano i rapporti interni di maggioranza? Qui non è questione di forza. È questione di giustizia”.
La Lega manco a dirlo, festeggia. “Salvini è stato assolto con la formula più ampia possibile, non c’è stato nessun sequestro di persona. Soldi buttati e una figura orrenda della procura della Repubblica”, sintetizza Simonetta Matone, all’Huffpost. Il vicesegretario Andrea Crippa è soddisfatto ma non rilassato: trae dalla decisione dei giudici di Palermo una spinta ulteriore per riformare la giustizia. “Siamo contenti, ma non ci doveva essere il processo. Casi come quello di Salvini non ne devono più succedere in Italia. Siamo stanchi di imputati che stanno due, tre, quattro anni nei tribunali e sono innocenti e nessuno chiede scusa e paga. Bisogna fare responsabilità civile dei giudici, separazione delle carriere e il sorteggio del Csm”. Insomma le toghe rosse ci sono ancora? “Ci sono i giornalisti rossi”, torna sereno il vicesegretario della Lega.
La gioia di Fratelli d’Italia è contenuta. Asciutta, essenziale, la dichiarazione di Giorgia Meloni. Due righe e quattro parole per esprimere la “grande soddisfazione per l’assoluzione del vice Presidente e ministro Matteo Salvini nel processo Open Arms. Un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli”. Appena più empatico Tommaso Foti, nonostante la rivalità calcistica. Salvini è milanista, lui interista. “Ma nei derby siamo 10 a 1”, sorride. “Certo che siamo contenti- aggiunge- perché qualcuno pensava che non lo fossimo? In aula ha applaudito tutto il governo, siamo molto soddisfatti”. Così sulle prime non si direbbe. Sicuramente contento è Lucio Malan, presidente dei senatori, che tuttavia trae dalla sentenza un insegnamento esattamente contrario a quello della Lega. “L’assoluzione conferma che ci sono in Italia giudici che applicano la legge, e penso siano la vastissima maggioranza. Siamo contenti per lui e per l’Italia: la giustizia funziona e chi governa può svolgere serenamente il proprio difficile lavoro”, dice.
Insomma, addio toghe rosse. A sinistra – non lo diranno mai – ci avevano fatto un pensiero a una condanna magari lieve, giusto per poter dire che non si fa così il controllo dei flussi migratori. E togliere a Salvini la parte della vittima. Luca Casarini, di Mediterranea, immaginava per il leghista una pena del contrappasso, “15 giorni di lavoro sociale a bordo di una nave del soccorso in mare”. Ma nonostante in rete circoli un video realizzato con l’intelligenza artificiale che ritrae Salvini proprio nei panni di un operatore di soccorso in mare, l’ex tuta bianca dovrà rinunciare. Di fronte all’assoluzione, il Campo largo per una volta trova l’unità al riparo della massima: le sentenze di rispettano. “I giudici sono un potere autonomo, tutte le forze di centrodestra lo tengano ben presente. La sentenza va rispettata, potrà essere commentata quando verrà depositata”, dice un salomonico Giuseppe Conte, il primo tra i leader del centrosinistra a incontrare i giornalisti. E’ sulle politiche migratorie che Conte mantiene qualche differenza dagli alleati. Per l’ex premier, “bisogna essere concreti e lavorare a livello europeo senza abbandonarsi alla propaganda che non porta da nessuna parte”, mentre Elly Schlein dice che la “critica del Pd non cambia di un millimetro perché è sulla politica che li batteremo. Le sentenze si rispettano sempre, a differenza di quanto fa la destra. Ma la nostra dura opposizione alle loro scelte continuerà”. Più sanguigni Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che sì, la sentenza si rispetta, ma è Salvini ad “aver usato i migranti per mero calcolo politico”. Intanto il segretario della Lega imperversa in radio, tv, sul web. Rossano Sasso, vulcanico leghista pugliese, non si trattiene e commenta come allo stadio: “Salvini ce lo ha insegnato, difendere i confini non è reato”.
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