Anno: XXVI - Numero 6    
Giovedì 9 Gennaio 2025 ore 13:45
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Aggressione a medici e sanitari, il fenomeno non accenna a diminuire.

L’ennesima aggressione è avvenuta lo scorso giovedì pomeriggio, all'ospedale Sandro Pertini. A seguire il giorno successivo un'aggressione ai danni di due medici al Policlinico di Catania.

Aggressione a medici e sanitari, il fenomeno non accenna a diminuire.

Contrariata dal ricovero negato, ha aggredito con calci e pugni un’infermiera e un’operatrice socio-sanitaria in servizio al pronto soccorso, poi medicate per lesioni guaribili in una settimana. L’ennesima aggressione sul personale sanitario è avvenuta lo scorso giovedì pomeriggio, all’ospedale Sandro Pertini. Sul posto i carabinieri del Nucleo radiomobile di Roma che hanno arrestato la donna, una quarantaduenne italiana senza fissa dimora, per interruzione di pubblico servizio e lesioni a personale sanitario.

A seguire il giorno successivo un’aggressione ai danni di due medici al Policlinico di Catania, nel reparto di Pediatria. A darne notizia è stato il sindaco di Catania, Enrico Trantino, parlando di “vile aggressione”. “Ho sentito telefonicamente Pierluigi Smilari e Piero Pavone, che conosco da parecchio tempo e che apprezzo per serietà e competenza, per sincerarmi delle loro condizioni fisiche ed esprimere la solidarietà e la vicinanza della comunità cittadina – afferma Trantino -. Auspichiamo che gli organi competenti agiscano con la risolutezza necessaria per affidare alla Giustizia balordi di tal fatta, autori di una vergognosa imboscata”. Uno dei due medici era intervenuto in aiuto del collega, ed è stato aggredito a sua volta.

Silvestro Scotti, segretario della Federazione nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg) ha commentato gli ultimi episodi all’AdnKronos salute, sottolineando come per contrastare alla radice la violenza contro gli operatori sanitari che – già in questi primi giorni dell’anno si è fatta sentire con episodi di aggressioni a Roma, Napoli, Catania – serve anche potenziare la risposta dei servizi sanitari ai cittadini e agire sulla crescita culturale, promuovendo il rispetto verso chi offre assistenza. Purtroppo, continua Scotti, “è evidente che nel momento in cui i medici sono sempre meno, il cittadino percepisce una minore risposta ai propri bisogni in momenti in cui l’emotività può essere particolarmente intensa. Questo ovviamente non giustifica in nessun modo un’aggressione ma non si può non tenerne conto quando si valutano le cause del problema. Per questo il sistema va potenziato nell’offerta, va potenziato nell’organizzazione. E va strutturato un modello di educazione culturale all’utilizzo dei servizi”. Altrimenti “il rischio è una sempre maggiore conflittualità che si accompagna anche a una sempre maggiore sofferenza del personale sanitario, stremato da condizioni di lavoro difficili”.

Tutto questo “rischia di mettere fortemente in discussione la relazione con i pazienti. Di solito l’operatore sanitario, in una società civile normale, riceve rispetto per il servizio che offre. Attualmente, invece, viene considerato sempre di più come un mero tecnico che deve eseguire una mansione che il cittadino richiede, non valutare la reale necessità clinica del paziente. È una questione culturale e su questa leva è fondamentale agire”, conclude.

Doctor 33

 

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