La cartografia in età farnesiana perfetta sintesi tra scienza e politica
A Piacenza la produzione della famiglia Bolzoni sotto la lente della prof. Valeria Poli.
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Sala Panini del PalabancaEventi non è stata sufficiente a contenere tutti gli intervenuti (in parte ospitati in Sala Verdi, videocollegata) alla conferenza di Valeria Poli sul tema “La cartografia tra scienza e politica. Città e territorio in età farnesiana”, manifestazione collaterale alla mostra “Atlas Maior – Un universo senza confini – La cartografia, il viaggio e l’arte”, promossa dalla Banca di Piacenza e recentemente prorogata al 19 gennaio considerato il crescente successo della rassegna.
La relatrice – dopo aver ringraziato la Banca di Piacenza per questa nuova occasione di collaborazione («iniziata nel lontano 1994») – ha sottolineato come la mostra dedicata all’Atlas Maior sia stata occasione «per approfondire l’importanza che riveste la produzione cartografica anche in sede locale». La prof. Valeria Poli ha ricostruito la storia della cartografia in età farnesiana, tra XVI e XVII secolo, da un punto di vista tecnico (tecniche di rilevazione), ma soprattutto come strumento politico.
Facendo seguito agli studi condotti sulle figure professionali in ambito tecnico, a partire dal libro strenna per la Banca di Piacenza del 2002, l’indagine della prof. Poli è proseguita sul fronte della produzione cartografica della famiglia Bolzoni. Si tratta di Paolo ed Alessandro, a servizio sia della Comunità che del potere ducale. «L’indagine condotta sulla loro produzione cartografica, oggetto di un attento progetto di digitalizzazione in collaborazione con Marco Stucchi – ha proseguito la relatrice – permette di considerare la rappresentazione grafica, tra XVI e XVII secolo, come perfetta sintesi tra scienza e politica». Si avvale della tecnica della stampa per una maggiore diffusione (la mappa prospettico-planimetrica di Piacenza, 1571), dell’affresco per il pubblico selezionato dei Principi (la prospettiva di Piacenza, affresco, Caprarola, 1573), ma rimane anche manoscritta, perché destinata ad un pubblico più selezionato.
L’importanza del rilevamento cartografico di Paolo Bolzoni è stata recentemente riconsiderata in virtù del riconoscimento della mappa, incisa nel 1571, quale riferimento obbligato per tutta la cartografia a stampa che corredava libri di viaggi e atlanti fino al XVIII secolo. «Meno conosciuto – ha osservato la prof. Poli – è il ruolo svolto per quanto riguarda il rilevamento del territorio dello Stato farnesiano». Indagini documentarie hanno permesso di venire a conoscenza di una corografia relativa al territorio piacentino, realizzata tra il 1579 e il 1582, commissionata dalla Magnifica Comunità di Piacenza. L’opera
scomparsa, allo stato attuale delle ricerche, deve però aver avuto una grande fortuna se il cartografo padovano Giovanni Antonio Magini chiese di poterla consultare per la sua mappa del Ducato, inserita nella descrizione dell’Italia pubblicata a Bologna, dedicata al duca Farnese. La mappa di Magini, inviata a Cesare Riva agente del duca a Piacenza, venne integrata grazie alla consultazione di un’opera manoscritta dello stesso Paolo Bolzoni, Li sedici quartieri di tutti li castelli e ville del Piacentino (1595), commissionata dal duca presumibilmente a completamento della corografia andata perduta, che permette di identificare le giurisdizioni feudali del territorio, le presenze familiari maggiormente significative e i beni della Camera Ducale. La mappa di Magini diviene così il prototipo delle successive raffigurazioni del territorio, pubblicate tra XVI e XVII secolo, che, nonostante non siano più dedicate al duca, manterranno l’articolazione del territorio che rende conto dei risultati raggiunti dalla politica di equilibrio dei Farnese tra potere centrale e feudalità locale.
Nota Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Mondoprofessionisti.
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