Ruffini è un'incognita, per ora è un nome sulla carta
Il direttore del Mulino, Paolo Pombeni. commenta il weekend centrista snodatosi fra i convegni di Milano e Orvieto.
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Il prossimo week end sarà ad alto tasso di centrismo, che secondo alcuni scarseggia nel centrosinistra. Due convegni paralleli, con interventi che si incrociano e relatori che si conoscono da tempo, nel primo quasi tutti cattolici e nel secondo con un equilibrio tra laici e cattolici. A Milano nasce Comunità Democratica, ospiti Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti, Graziano Delrio, nonché battesimo politico dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Ruffini. A Orvieto si terrà l’assemblea annuale di Libertà Eguale, organizzata da Stefano Ceccanti, Giorgio Tonini, Enrico Morando, Claudia Mancina, Michele Salvati. Guest Star: Paolo Gentiloni, appena rientrato da Bruxelles. Huffpost ne ragiona con Paolo Pombeni, professore emerito di Scienze Politiche e Sociali dell’università di Bologna, e direttore della rivista Il Mulino.
Lei si è interrogato sul “dilemma del centro”. Vede una reale spinta politica contro la radicalizzazione dei partiti o questi movimenti riguardano solo una nomenklatura in cerca di posti in lista?
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Nomenklatura è un termine brutale; c’è una componente, speriamo piccola, che cerca spazio nel sistema. E in parallelo c’è una crescente domanda di una parte del Paese che vuole impegnarsi e si sente respinta dai partiti tradizionali. Esiste una fascia di persone impegnate nel sociale, nel volontariato cattolico e laico, che non ne può di partiti interessati soltanto ai temi da talk show.
Lasciamo da parte Matteo Renzi e Carlo Calenda per le novità dello scenario. Libertà Eguale esiste da 25 anni, è un think tank che finora – lei scrive – “è stato fuori dalla politica politicante”. La differenza è l’arrivo di Gentiloni? L’obiettivo è contare di più nel Pd?
Il tema della ricerca del leader c’è. Ed è un gesto di umiltà da parte di un’associazione che al suo interno ha diversi personaggi di una certa visibilità ma stenta a imporli: così individua Gentiloni, “papa straniero” rispetto alla storia di Libertà Eguale. Un po’ come fece il Pds di Massimo D’Alema con Prodi. Si cerca di pescare un jolly.
È il preludio per trasformarsi da pensatoio a luogo di politica attiva, magari corrente?
Capiscono che se la politica è troppo snob e disancorata dalla realtà diventa un club autoreferenziale. Deve mostrare la possibilità di attivare una calamita che aggreghi.
Il fatidico federatore del centrosinistra?
Secondo me, federatore è un termine sbagliato. Mette insieme tutto, oves et boves. Serve proprio una calamita che attiri chi vuole un cambiamento politico.
Il convegno di Milano appare il battesimo di una “cosa” del cattolicesimo democratico, sebbene Prodi sconsigli questa strada. Può essere Comunità Democratica la futura calamita?
Intervistato da Fabio Martini sulla Stampa anche Ernesto Ruffini sottolinea che un partito cattolico non ha senso. Insomma, i cattolici per primi sono consapevoli che un movimento connotato in senso confessionale non andrebbe da nessuna parte. Si tratta di capire se i promotori, che di fatto vengono da quella tradizione, saranno in grado di allargare all’esterno la loro azione. È interessante che i due convegni si “parlino” – Castagnetti sarà collegato con Orvieto, Gentiloni con Milano – ma bisogna evitare una replica del giochino tra Renzi e Calenda.
Una rivalità fratricida?
Le diverse anime devono essere in grado di confluire in un nuovo soggetto: da due fiumi nasce un’acqua nuova, non di due colori diversi. Questo è stato il limite del Pd: creare un corso d’acqua in cui gli affluenti scorrono fianco a fianco, anziché essere scomparsi.
Nello schema del bipolarismo, se non cambia la legge elettorale, che futuro hanno questi movimenti?
Va ridimensionata la tesi bipolarista: siamo in un bipolarismo di coalizione, in cui le componenti contano eccome. Chi avrebbe immaginato anni fa il predominio di FdI nel centrodestra? E che fine farà il M5s? Si ridimensionerà Avs? Checché ne dica Renzi, il 2% serve per manovre corsare in Parlamento o per ospitate in tv. Ma se acquistasse consistenza quest’area potrebbe avere un peso e dare filo da torcere all’attuale classe politica che si esprime nel teatrino. Ha ragione Ruffini nel ricordare che c’è una marea di movimenti civico-politici in questo momento, penso a Campo Base di Lorenzo Dellai in Trentino. E in tanti Comuni si scontrano liste civiche al di fuori dei partiti.
La tesi della calamita, però, implica che Elly Schlein non sia in grado di allargare e che il suo Pd non sia attrattivo al centro. È così?
Schlein non è adatta a svolgere il ruolo di calamita perché viene da un’altra storia e non ha sensibilità in quella direzione. Se però avrà l’intelligenza politica e l’abilità di accettare questo mondo nuovo potrà guidare l’operazione perché in politica numeri e organizzazione contano. Si tratta di non considerare i moderati come ruota di scorta bensì di confrontarsi.
Che ruolo vede per Ruffini?
È un’incognita. Chi non mastica politica non lo conosce, se non come ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ha detto che comincerà dalla base con un lavoro lungo: vedremo, non è un giochino da nulla. Può rivelarsi una grande risorsa oppure no: per ora è un nome sulla carta.
Marco Follini sulla Stampa è stato garbatamente irridente con i “centristi della rive gauche” (e non solo) invitandoli a uscire dal culto della buona creanza e dal condannarsi a “levigare” gli eccessi del campo largo. Insomma, a non farsi “trattare come orsacchiotti di peluche”. C’è questo rischio?
Follini, che è intelligente, coglie il punto. Bisogna fare proposte articolate in un programma complessivo. Non ha senso dire “noi siamo qui per moderare un po’”, che non serve a niente, tanto più che il centrodestra è già abbastanza orientato alla moderazione.
Beh, insomma: immigrazione, giustizia, pacchetto sicurezza, da ultimo scudo penale per le forze dell’ordine…
Sullo scudo penale, bisogna andare oltre le parole e gli slogan. A parte certi salviniani, nella maggioranza ragionano su dei meccanismi giudiziari onerosi e lunghi che rischiano di rendere la polizia un corpo di arrabbiati. E io, da sincero democratico, non vorrei consegnare quel corpo all’estrema destra. È un rischio serio su cui chi ha testa deve riflettere.
E più in generale?
La maggioranza ha una componente estremista, ma sia Forza Italia che Giorgia Meloni hanno capito che l’estremismo non funziona. Devono almeno dare l’impressione di essere moderati. Del resto, tutte le dittature all’inizio hanno mostrato un volto tranquillizzante.
Direttore, non è una conclusione rassicurante.
No, ma il compito dell’opposizione è di non spingere il centrodestra sulla strada del radicalismo. Proponga soluzioni concrete sulle liste d’attesa in sanità, sulla scuola, sull’economia, e se il governo non ascolta lo faranno gli elettori che aspettano risposte. Posso aggiungere una cosa?
Prego.
Ruffini è nipote dell’omonimo cardinale di Palermo che era un bieco reazionario e ha fatto di tutto contro la sinistra Dc. Non lo dico affatto per sminuire l’Ernesto Ruffini di oggi ma al contrario per dimostrare che la storia va avanti: le persone non ripetono in eterno ciò che sta dietro di loro.
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