Anno: XXVI - Numero 24    
Martedì 4 Febbraio 2025 ore 14:15
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Meloni si gode il consenso e per ora in Aula a riferire non ci va

Mostra ai giudici i sondaggi che la danno sopra il 30% mandando un chiaro messaggio: l'Italia è con me. Al momento non è prevista una sua informativa in parlamento.

Meloni si gode il consenso e per ora in Aula a riferire non ci va

Fosse per lei Giorgia Meloni andrebbe in Parlamento a riferire sul caso Almasri, come le chiedono le opposizioni. Ma Giulia Bongiorno, nella veste di difensore, continua a sconsigliarlo. La presidente della commissione giustizia del Senato ha varcato il portone di Palazzo Chigi intorno a mezzogiorno di venerdì. Una veloce relazione che dal punto di vista del governo non cambia la sostanza della vicenda apertasi con l’informativa di garanzia inviata dal procuratore capo di Roma Luigi Lo Voi alla premier e ai ministri Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e al sottosegretario Alfredo Mantovano. “Occorre prudenza”, è il mantra della legale, che intanto sta ricostruendo la vicenda e non è escluso che a breve parlerà a nome degli assistiti. “Devo fare ulteriori riunioni e poi parlo di tutto”, ha congedato i giornalisti dopo l’incontro a Palazzo Chigi.

Il caso giudiziario si incrocia per forza di cose con quello politico. Per martedì 4 febbraio il sottosegretario Alfredo Mantovano sarà ascoltato al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi. L’audizione era stata fissata precedentemente in relazione al caso del capo di gabinetto di Palazzo Chigi Gaetano Caputi, vittima di un presunto spionaggio. Ma non è escluso che i commissari, così com’è già accaduto al ministro di giustizia Carlo Nordio, gli chiedano anche del trasferimento e della liberazione di Osama Almasri a Tripoli. Nordio appose l’esigenze di tutela del segreto istruttorio. Mantovano potrebbe seguire la stessa strada. Molto dipenderà anche da come andranno le conferenze dei capigruppo alla Camera e al Senato, che si terranno martedì nel primo pomeriggio. Per quella data il governo dovrà chiarire chi tra i ministri riferirà in aula. Matteo Renzi chiede a gran voce che sia la premier: “Giorgia Meloni, se hai un minimo di dignità e di coraggio vieni in aula. Chiudere il Parlamento perchè avete paura di confrontarvi è la cosa più incredibile e scandalosa che si possa fare”, dice. La presidente del consiglio a lui e a chi l’ha criticata per la scelta di rendere pubblica l’iscrizione nel registro degli indagati ricevuta dalla Procura risponde citando i sondaggi. “Gli italiani stanno con me”, ha detto giovedì e il giorno dopo mostra il gradimento di Fratelli d’Italia cresciuto di mezzo punto, secondo la Supermedia di Youtrend, raggiungendo il 30,1 per cento, proprio nel periodo in cui si è dipanato il caso Almasri. “Nonostante gli attacchi gratuiti quotidiani e i tentativi di destabilizzare il Governo, il sostegno degli italiani rimane solido”, commenta Meloni. “Per me- aggiunge – questo significa una cosa sola: che il lavoro che stiamo facendo per difendere l’interesse nazionale, creare opportunità per le nostre imprese e rafforzare la nostra nazione è quello giusto. Io vado avanti, come sempre, a testa alta”.

La scelta di affidare a un video sui social le critiche ad alcuni giudici tiene ancora banco, e non solo nella polemica delle opposizioni. Alcuni giornali pubblicano l’indiscrezione per cui Meloni martedì scorso ha incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale. Dal Colle ci tengono a far sapere che l’incontro c’è stato sì, ma la presidente del consiglio ha informato il capo dello Stato della sola iscrizione nelle notizie di reato, sua e degli altri membri di governo. Non anche dell’intenzione di pubblicare un video in cui attaccava il procuratore Lo Voi, “lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini”.

In maggioranza intorno alla presidente del consiglio non emergono distinguo. Anzi: in Fratelli d’Italia il capogruppo al Senato Lucio Malan arriva a proporre una riflessione sull’obbligatorietà dell’azione penale, e anche gli alleati le fanno scudo. Per Raffaele Nevi, ad esempio, sarebbe il caso di reintrodurre l’immunità parlamentare. “Lo dico a titolo personale: fino a quando non reintroduciamo l’immunità, non risolveremo il problema con le ingerenze della magistratura in politica. L’attuale regime dell’autorizzazione a procedere non mette la politica al riparo dall’eco mediatica che si scatena per il solo fatto che si apra un’indagine”, dice Nevi all’Huffpost.

Il dibattito è aperto. E continuerà sabato alla direzione nazionale di Fdi. Il ‘parlamentino’ dei Fratelli si riunisce a Roma senza la presenza di Giorgia Meloni, che tuttavia potrebbe collegarsi o mandare un intervento video. I circa duecento membri – ne fanno parte tutti i parlamentari, i ministri e membri del governo più una serie di rappresentanti del territori ed altri eletti dall’assemblea –  discuteranno dei due anni di governo, ma anche dei temi di attualità. Ci sarà anche la ministra Daniela Santanchè che ha ribadito nelle scorse ore l’intenzione di fare un proprio passo indietro solo qualora sia raggiunta da un rinvio a giudizio in relazione al processo sulla truffa all’Inps. Ma il suo caso, passerà in secondo piano perché è facile prevedere che i Fratelli difenderanno la leader del partito da quello che reputano un attacco subito da una parte della magistratura. La riunione sarà aperta dal presidente della direzione Edmondo Cirielli; quindi, ci sarà un’introduzione affidata al ministro Francesco Lollobrigida. Le conclusioni dovrebbero essere affidate ad Arianna Meloni. Dopo l’informativa alla premier, Arianna ha commentato: “Si può tornare grandi. Solo che alcuni non lo possono accettare. Perché, per alcuni, dovessero anche rimanere solo macerie, l’importante è continuare a perpetuare la loro fetta di potere. Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio!”. La sorella Giorgia le risponde dalla newsletter di FdI: “Mai successo. Avviso di garanzia a mezzo governo. Ma non ci fermeranno!”.

 

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