Marco Minniti: Su Almasri il governo doveva spiegare, la Libia è strategica.
L'Albania? Non funzionaIl Piano Mattei è l’intuizione giusta. Concentrerei tutte le mie risorse finanziarie e politiche per farne un piano europeo.

L’ex titolare del Viminale al Corriere: “Avrei utilizzato sin dall’inizio il tema della sicurezza nazionale”… “Bisogna saper parlare con il nemico”… “Non funziona l’idea dei Paesi terzi. Ue e Unione Africana facciano un patto per le migrazioni legali”… “Il Piano Mattei è l’intuizione giusta. Concentrerei tutte le mie risorse finanziarie e politiche per farne un piano europeo”
“La Libia è strategica”. Marco Minniti, oggi presidente della Fondazione Med Or, ha avuto a che fare con il tema immigrazione e con l’altra sponda del Mediterraneo da ministro dell’Interno e affronta con grande concretezza il caso del generale libico Almasri: “Avrei utilizzato sin dall’inizio il tema della sicurezza nazionale: è netto. Ne imparai il senso nel 1998, vedendo che i tedeschi non ci chiesero l’estradizione dell’arrestato Öcalan, capo del Pkk curdo, benché avessero emesso per lui un mandato di cattura per terrorismo: c’erano in Germania le comunità turca e curda più importanti d’Europa, un processo avrebbe devastato la tenuta sociale”… “Noi dobbiamo abituarci alla “guerra del bene contro il bene”, come dicono gli inglesi. L’unipolarismo occidentale è finito e non è alle viste un multipolarismo virtuoso. La sicurezza nazionale è cruciale. Lo Stato deve garantire questo, non è una ong .
In un’intervista a Goffredo Buccini sul Corriere della Sera, l’ex titolare del Viminale dice che “la Libia era ed è una questione di interesse nazionale al suo livello più alto: la sicurezza nazionale, cioè l’incolumità anche fisica di ogni cittadino. Un pezzo grande di sicurezza nazionale si gioca fuori dai confini nazionali”. È un paese indispensabile per l’Italia perché “è la base più avanzata dei trafficanti di esseri umani”, perché “vi si gioca una partita energetica essenziale”, perché “l’Africa è il principale incubatore di terrorismo internazionale e solo qualche anno fa la capitale moderna della Libia, Sirte, era in mano allo Stato Islamico”. Le migrazioni, spiega Minniti, “sono un dato strutturale, non un’emergenza. Non chiamiamole più migrazioni ma movimenti di persone. Dobbiamo stare molto attenti alla trappola dell’identità”.
“A situazioni strutturali non puoi opporre misure emergenziali. Devi coinvolgere i Paesi di partenza. Peraltro, gli accordi bilaterali, discutibili o meno, non solo con la Libia ma anche con la Tunisia o la Costa d’Avorio, hanno funzionato. Il rapporto con l’Africa è strategico”. Il Piano Mattei, ad esempio, “è l’intuizione giusta. Concentrerei tutte le mie risorse finanziarie e politiche per farne un piano europeo”. Non lo è invece il modello Albania, prosegue Minniti, “non funziona l’idea dei Paesi terzi. Sul Ruanda, Sunak ha portato al collasso i conservatori inglesi. L’Europa deve stabilire con l’Africa un rapporto da pari a pari. Unione Europea e Unione Africana facciano un patto per le migrazioni legali, chiedendo all’Africa lotta ai trafficanti”… “Siamo sull’orlo di un precipizio, bisogna saper parlare con il… nemico, ovvero con chi non gode della nostra approvazione politica, etica o morale. Sa qual è la differenza fra Almasri e il siriano Al Jolani con cui tutti vogliono parlare adesso? Che Al Jolani guida un Paese intero, cruciale: se apre la frontiera e c’è un nuovo grande flusso di siriani verso di noi, l’Europa potrebbe non farcela”.
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