Anno: XXVI - Numero 36    
Giovedì 20 Febbraio 2025 ore 15:00
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FdI e Forza Italia ce l’hanno con il Covid.

A 5 anni dal paziente zero, il virus della divisione contagia la maggioranza.

FdI e Forza Italia ce l’hanno con il Covid.

Bignami e Malan convocano una conferenza stampa per denunciare il mascherina-gate di Arcuri, emerso a loro dire dai lavori della commissione Covid. La vendetta del Covid. A cinque anni dal paziente zero, il virus della divisione contagia la maggioranza. È appena finita la conferenza stampa di FdI per denunciare “i fatti nuovi emersi nel corso dei lavori della Commissione di inchiesta del Covid”. I capigruppo Galeazzo Bignami e Lucio Malan si allontanano, contenti. Hanno denunciato quello che, a loro dire, “i giornali e le opposizioni hanno tentato di nascondere”. E cioè che nella primavera del 2020 la struttura commissariale di Domenico Arcuri comprava una commessa di mascherine “giudicate inidonee e quindi potenzialmente pericolose per la salute per 1 miliardo e 250 milioni di euro. E 120 milioni di quelle mascherine sono anche state distribuite al personale sanitario”, precisa Galeazzo Bignami.

Ma il presidente dei deputati di FdI non sa ancora del pericolo che si annida tra le fila della maggioranza. Arriva sotto forma di una nota, inviata alle agenzie da Forza Italia. La firmano la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli e i deputati Stefano Benigni e Annarita Patriarca. “Apprendiamo con sorpresa dalle agenzie che il gruppo Fratelli d’Italia sta tenendo una conferenza stampa per commentare l’andamento dei lavori della commissione Covid, tra l’altro anticipando come già accertati e conclusivi i contenuti di alcune audizioni fin qui svolte. Vorremmo ricordare che questa è una commissione d’inchiesta, non uno strumento ad uso di un singolo gruppo, che è chiamata a mantenere uno sguardo obiettivo, svolgere audizioni, fare un’attività istruttoria e alla fine dei suoi lavori, dopo un’accurata riflessione, approvare una relazione”, scrivono gli azzurri. E’ un fendente alle spalle. Bignami legge con malcelato disappunto. Parte una telefonata. Dura pochi secondi, il tempo di pronunciare un invito irriferibile. Il cronista è nei paraggi. Presidente, ha letto di Forza Italia? Bignami non si sottrae: “Sì che ho letto, ma qui se c’è qualcuno che è irritato siamo noi”, dice all’Huffpost. Proviamo a interpretare: sarà per caso che la senatrice Ronzulli, che sul Covid ha idee antitetiche alle vostre, abbia voluto in qualche modo ricordarlo? “Ma ognuno ha le idee che vuole. Lei è a favore dei vaccini. Bene, ma qui c’è un’iniziativa pienamente legittima. La conferenza stampa di un partito, per giunta di maggioranza, coi suoi due capigruppo parlamentari, che approfondisce uno degli aspetti emersi nel corso dei lavori in commissione. Non siamo liberi di farlo? Ma siamo matti? E poi di che si stupiscono? L’appuntamento era in agenzia da ieri. Lo sapevano benissimo”. E’ vero. I Fratelli ne avevano dato notizia. Ma il particolare alimenta la sensazione che l’iniziativa degli azzurri sia frutto di un calcolo astuto. Non a caso, il presidente della commissione Marco Lisei ha assistito alla conferenza stampa seduto sui banchi dei giornalisti, non tra i relatori. Una presenza dimessa per togliere un argomento agli alleati riottosi. “In ogni caso noi non abbiamo parlato di quel che pensiamo del Covid. Ci sono state un paio di domande, è vero. Ma poi la conferenza si è concentrata sulle audizioni”, aggiunge Bignami.

Mai come questa volta, per giunta, i Fratelli sono stati prudenti nell’esporre le proprie teorie sul Covid. Sui vaccini, ad esempio, Lucio Malan ha ammesso che “sì lui non l’ha fatto. Ma lo ha fatto fare alla figlia. E poi – ha aggiunto – è acclarato che i vaccini non sono serviti a evitare il contagio. Lo sa benissimo chiunque si sia vaccinato e poi abbia contratto il Covid”. Anche sull’origine del virus. Non tutti sono convinti che la teoria trumpiana, per cui il virus sarebbe nato nel laboratorio di Wuhan, sia quella giusta. “Sembra essere la più accreditata, ma sarà la scienza a certificarlo”, dice all’Huffpost con inusuale cautela Marco Lisei. Galeazzo Bignami, invece, paradossalmente concorda con il fronte pro vax. Ritiene che il Covid sia nato per un salto di specie, “secondo la teoria dello Spillover, il salto di specie, a cui ha dedicato un fortunato saggio David Quammen”.

Ma oggi sono particolari secondari. Non c’è vaccino o mascherina che protegga dai colpi alle spalle degli alleati. Sta di fatto che mentre FdI organizza una conferenza per accusare Giuseppe Conte di “gravissime responsabilità politiche”, e le opposizioni tutte “di un ostruzionismo irresponsabile” per “ostacolare i lavori in commissione Covid”, finanche per denunciare “l’inusuale ritardo con cui il procuratore generale di Roma Francesco Lo Voi” – lo stesso del caso Almasri e Caputi – “ha trasmesso gli atti chiesti dalla commissione”, il virus del sabotaggio viaggia nei droplets degli alleati. 

A poco serve che la capigruppo in commissione Alice Buonguerrieri riferisca dell’audizione di Miguel Martina “il funzionario direttivo dell’ufficio antifrode delle Dogane che ha raccontato come, in nome di una necessità politica, la pubblica amministrazione abbia derogato a tutte le norme in vigore, azzerando i controlli e consentendo così l’importazione di mascherine inidonee, perché avevano certificazione irregolare o addirittura falsa, che poi la Guardia di Finanza ha indicato come pericolose per la salute”. Buonguerrieri attacca: “Parliamo di una commessa pagata 1 miliardo e 250 milioni, soldi pubblici per mascherine pagate 3-4 volte in più rispetto al prezzo di mercato”. Anche se per Fratelli d’Italia si tratta di una doverosa operazione verità, “e tutti devono sapere”, per Forza Italia no: è un’indebita anticipazione dei lavori della commissione d’inchiesta. 

A taccuini chiusi, nei Fratelli ci si chiede se non sia il segnale di un nuovo orientamento che avanza tra gli azzurri, dopo l’intervista di Marina Berlusconi che molti hanno letto come “un predellino intellettuale”, per usare l’espressione utilizzata dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, ancora dalle colonne del Foglio. Mulè ha consigliato al leader del partito Antonio Tajani di “mangiare filetto di tigre ogni tanto”. Fuor di metafora, a incarnare un partito meno morbido con gli alleati meloniani. Oggi, forse, è arrivata la prima zampata.

di Alfonso Raimo su  Huffpost

 

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