Anno: XXVI - Numero 39    
Martedì 25 Febbraio 2025 ore 14:00
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La politica estera è diventata una durissima discriminante per il governo Meloni.

Da ieri sera, con la vittoria in Germania di Merz e il contenimento delle svastichelle di Afd nelle file dell’opposizione, qualcosa è cambiato.

La politica estera è diventata una durissima discriminante per il governo Meloni.

Tant’è che l’Europa, dopo aver subito il colpo dell’inversione a U di Trump sul fronte ucraino, sta cercando di prendere le misure al suo dirimpettaio atlantico. Il primo colpo di reni è avvenuto oggi ha in Assemblea generale Onu dove l’Italia meloniana ha votato a favore della risoluzione ucraina sostenuta dalla Ue sull’integrità territoriale di Kiev, contro gli Stati Uniti, che non vogliono identificare la Russia come “aggressore.

Ora si aspetta la dichiarazione in video collegamento della premier musk-erata al G7, a cui prendono parte, oltre a Zelensky, Trump, Trudeau, Macron, Scholz all’ultima uscita, Starmer e Shigeru Ishiba, anche

Non basta. Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa sono volati a Kiev per annunciare il 16esimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia e un nuovo piano di aiuti militari di minimo 6 miliardi, da mettere in campo a marzo. “Abbiamo discusso del nostro incrollabile sostegno all’Ucraina, dal punto di vista finanziario e militare”, ha puntualizzato von der Leyen prima di portare 24 dei 27 commissari a Kiev per il terzo anniversario della guerra.

Il governo laburista britannico di Keir Starmer, da par suo, ha annunciato “il più grande pacchetto di misure dall’inizio delle guerra” contro Mosca e l’introduzione di un divieto d’ingresso nel Regno Unito nei confronti degli oligarchi russi legati al Cremlino.

Davanti a un’Europa di nuovo in piedi, dopo il knockout subito dal Caligola della Casa Bianca, gasata dalle parole di Merz, che ha subito dichiarato che il suo primo compito è rendere l’Europa indipendente dagli Stati Uniti, il camaleontismo di Giorgia dei Due Mondi ha iniziato a barcollare. Anzi, come direbbe lei, se la fa sotto.

Tant’è che oggi, capita l’aria nuova che tira sul vecchio Continente, sulle agenzie è sbucata una nota firmata dal “genio” di Fratelli d’Italia, Giovanbattista Fazzolari, che avrà fatto rizzare i peli di Trump e Vance e Musk messi insieme, dando ragione alla Meloni quando afferma che “Fazzo” è uno dei pochi di Fratelli d’Italia che ragiona.

“La voglia di libertà di un popolo che ha conosciuto sulla propria pelle l’oppressione e la violenza sovietica”, ha scritto il boss di Palazzo Chigi, “è stata più forte delle mire neo imperiali delle élite russe, grazie anche al sostegno occidentale di cui dobbiamo essere tutti fieri. È una grande lezione per tutte le Nazioni europee e per chi crede nei principi di libertà e indipendenza”. Parole e musica di Fazzolari.

Dopo la vittoria il leader conservatore della Cdu si è infatti mosso alla velocità che impone la follia quotidiana di Trump: Merz ha subito chiamato Macron e Starmer, che nelle prossime ore incontreranno il presidente alla Casa Bianca, ha poi invitato Netanyahu a Berlino e, una volta fatto il governo con i socialdemocratici di Spd, ha già annunciato i suoi primi viaggi: Francia, Gran Bretagna e Polonia. Italia? Nisba!

Certo, se non avesse davanti quell’animale ferito, e quindi davvero pericoloso, di Matteo Salvini, la Meloni farebbe l’europeista, magari all’italiana, con una manina appoggiata su Trump. Con Vannacci che grida al tradimento e vuole presentarsi con il suo partito al contrario alle regionali in Toscana, per non parlare della fronda di Zaia all’interno della Lega, il Capitone è in una posizione così precaria, che può fare di tutto, di brutto.

Del resto, anche in casa dei Fratelli d’Italia, c’è maretta. Ieri il viceministro degli Esteri e coordinatore nazionale della direzione di Fdi, Edmondo Cirielli, ha pensato bene di replicare alle dichiarazioni di gioia del tenutario della Farnesina, Antonio Tajani (i due si detestano al punto che non si parlano), per la vittoria di Merz.

Sentite cosa è uscito un’intervista a Repubblica dalla sua boccuccia democratica: le elezioni in Germania “segnano una svolta storica”. E questo perché “l’ultradestra tedesca non è più ultradestra. È ormai una destra di governo. È meglio per la Germania, è meglio per tutti. Non si potrà più ignorare l’Afd e soprattutto il popolo che li ha votati”.

Secondo il pensiero debole di Cirielli “sarebbe un errore per la Cdu”, l’esclusione dal governo dei post-nazi capitanati dalla lesbica Alice Weidel: “Afd ha ottenuto 6 milioni di voti, non si può pensare che in Germania ci siano 6 milioni di nazisti, sarebbe un errore grossolano, banale, anti-democratico”. Per la Meloni si preparano giorni all’insegna delle inversioni a U….

 

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