Anno: XXVI - Numero 42    
Venerdì 28 Febbraio 2025 ore 14:00
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Le correnti vogliono preservare solo il loro potere

Parla la togata “dissidente” Moretti: «in servizio nel settore civile a Benevento ed ex componente del Comitato direttivo centrale dell’Anm per il gruppo Articolo 101.

Le correnti vogliono preservare solo il loro potere

Un tentativo di conservare il «potere». È questo, secondo Ida Moretti, giudice civile a Benevento ed ex componente del Comitato direttivo centrale dell’Anm per il gruppo Articolo 101, il vero fine dello sciopero andato in scena ieri in tutta Italia sotto l’egida dell’Anm. «L’indipendenza interna della magistratura è una condizione imprescindibile per garantirne l’indipendenza esterna. Il sistema correntizio, però, ha trasformato la magistratura in un’oligarchia. E siccome l’unico obiettivo di questo sciopero è diventato evitare il sorteggio per preservare il potere, ho deciso di ritirare la mia adesione allo sciopero», ha affermato la magistrata, che dopo un’iniziale adesione alla protesta ha scelto, infine, di “boicottarla”.

Una decisione che trova le sue ragioni nelle contraddizioni e nelle strumentalizzazioni che, secondo la toga, hanno caratterizzato questo sciopero. Il timore è, infatti, che i numeri positiva della protesta vengano strumentalizzati per ottenere dal governo un passo indietro che consenta di salvare l’elezione dei membri del Csm, a scapito della vera battaglia sposata da più o meno tutta la magistratura, quella contro la separazione delle carriere, unica vera minaccia, dal suo punto di vista, all’indipendenza dell’ordine giudiziario. Un problema che però sarebbe secondario, secondo la sua interpretazione, nelle intenzioni dell’Anm.

«Sono tra le prime, insieme a tutti i componenti del vecchio Cdc eletti nella lista Articolo 101, ad aver denunciato quello che era l’intento punitivo di questa riforma – spiega Moretti -. Per questo motivo durante le assemblee di giugno e dicembre si era cercato di costruire una posizione unitaria, capace di rappresentare anche quella parte della magistratura favorevole all’introduzione di un sorteggio, quantomeno temperato, per l’elezione dei membri del Csm. Alla fine si riuscì ad avere l’unità, a patto che non si manifestasse esclusivamente contro il sorteggio».

Le ragioni iniziali della protesta erano chiare: «Avevo aderito per esprimere il mio dissenso nei confronti della separazione delle carriere dell’istituzione dell’Alta Corte, perché per come è concepita ha la finalità di condizionare e limitare il potere giudiziario – sottolinea Moretti -. Non era un gesto a tutela di una casta, bensì del principio della separazione dei poteri, che è il pilastro fondamentale di ogni democrazia da oltre duecento anni». Il risultato ottenuto dalla lista Articolo 101 alle ultime elezioni è stato però «strumentalizzato dall’attuale maggioranza dell’Anm», accusa Moretti. E prova di ciò sarebbe la deliberazione della Giunta esecutiva centrale del 25 febbraio — appena due giorni prima dello sciopero — dalla quale «emerge con chiarezza che la protesta è stata orientata innanzitutto contro il sorteggio, relegando la separazione delle carriere a un tema secondario».

A questo punto, la scelta di non scioperare è stata inevitabile. «Io non voglio che il mio nome sia associato a una protesta del genere – dichiara Moretti -. Dobbiamo lottare per conservare l’indipendenza esterna della magistratura rispetto agli altri due poteri — esecutivo e legislativo —, ma è altrettanto fondamentale garantire l’indipendenza interna. Purtroppo, il sistema correntizio ha creato una magistratura

oligarchica, facilmente permeabile dall’esterno. Se non assicuriamo questa indipendenza interna, non potremo mai preservare quella esterna». Ma la riforma, aggiunge, «è stata scritta a quattro mani con i fuori ruolo, nostri colleghi, che sono al ministero – sottolinea -. Tanto è vero che noi, come forma di protesta, chiediamo da sempre il ritiro del fuori ruolo, che vengono scelti in base alla maggioranza di turno. Noi protestiamo per contro questa riforma che temiamo che possa ridurre il potere giudiziario. Però sono i nostri colleghi a scriverla e questo è parte del sistema di degenerazione correntizio che realmente lede l’indipendenza della magistratura».

La preoccupazione riguarda anche l’incontro in programma il 5 marzo tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente dell’Anm Cesare Parodi. «Temo che si arrivi a una mediazione per salvare l’elezione dei membri del Csm a scapito della separazione delle carriere – sottolinea Moretti -. Sarebbe la conferma della volontà, da parte della magistratura, di mantenere il proprio potere decisionale, sacrificando l’indipendenza del potere giudiziario».

Per Moretti, l’autoregolamentazione della magistratura è una questione cruciale, ma finora irrisolta. «Dopo il caso Palamara, non abbiamo fatto nessuna proposta seria di autoriforma – denuncia -. Noi di Articolo 101 ci siamo candidati per portare criteri oggettivi capaci di debellare le degenerazioni correntizie, come il sorteggio dei componenti del Csm o la rotazione degli incarichi direttivi e semidirettivi. Ma alla fine la categoria si è chiusa a riccio».

Un comportamento che, secondo Moretti, ha contribuito a esacerbare la crisi di fiducia nella magistratura. «Abbiamo fatto molti procedimenti disciplinari contro i colleghi coinvolti nelle chat di Palamara, ma per tutela della privacy nulla è potuto uscire da quelle quattro mura – racconta -. Noi ci siamo battuti perché queste sanzioni disciplinari fossero pubbliche, come monito per chiunque continuasse ad agire nello stesso modo. Ma non è stato possibile». Tutte “debolezze” che, secondo Moretti, rendono la magistratura vulnerabile ai tentativi di intrusione. «Se non siamo stati capaci noi di autoriformarci, è normale che si cerchi di farlo dall’esterno – osserva -. Ma è interesse della magistratura conservare l’indipendenza del potere giudiziario, non per sé stessa come casta, ma per preservare il principio democratico della separazione dei poteri». In vista dell’incontro del 5 marzo, Moretti non nasconde il proprio pessimismo. «Spero di sbagliarmi, ma temo che la maggioranza dell’Anm sia pronta a chiudere un occhio pur di preservare il potere conclude -. Sarebbe una sconfitta per la giustizia e per l’indipendenza della magistratura».

Di Simona Musco su Il Dubbio

 

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