Bruxelles ha varato il "Rearm Europe".
Flessibilità e fondi per la difesa Ue.
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La settimana della difesa europea si apre oggi con la lettera che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen invierà ai 27 Paesi membri, riuniti nell’ennesimo comitato dei rappresentanti permanenti, in cui (per la prima volta) metterà nero su bianco alcune opzioni per finanziare le ingenti spese da affrontare.
Il nome del piano – che fa titolo – c’è già: ‘Rearm Europe’. I dettagli non ancora.
A grandi linee, però, la direzione si sa già e partirà dallo scorporo delle spese nazionali dal Patto di stabilità. Ma la meta non è ancora vicina. Il documento deve essere visto come “parte di un processo”, spiega la Commissione. Perché a metà mese arriverà il Libro Bianco sulla Difesa – la magna charta del riarmo europeo – e dunque la discussione di giovedì darà la possibilità ai leader di dare le ultime indicazioni.
Per quanto riguarda i finanziamenti, la Commissione sta lavorando a tre livelli d’intervento: nazionale (con l’attivazione appunto della clausola di salvaguardia); europeo (con la possibilità di usare fondi comunitari non spesi per progetti d’impatto Ue, come lo scudo aereo); finanziario (maglie più larghe per la Bei, la creazione di una banca per il riarmamento, il completamento del mercato dei capitali con un occhio ad un mercato unico della difesa).
Nella bozza di conclusione del vertice – soggetta naturalmente a cambiamenti da qui ai prossimi giorni – si trovano sia spunti interessanti che conferme. I 27, sottolineando la necessità che gli Stati membri “continuino ad aumentare in modo sostanziale la spesa per la difesa“, invitano infatti “la Commissione a proporre ulteriori fonti di finanziamento per la difesa a livello europeo, anche attraverso una maggiore flessibilità nell’uso dei fondi strutturali, e a presentare rapidamente proposte pertinenti”. Una formulazione molto lasca che potrebbe aprire la strada agli eurobond, da un lato, e al ‘riciclo’ di tutti i fondi europei, ad esempio del Pnrr o di coesione, rimasti in cassa. E sul punto già c’è chi – come gli M5s – parla di “scippo all’Italia”, in quanto Paese destinatario di molti dei finanziamenti strutturali comunitari.
Von der Leyen sull’obiettivo generale è stata molto chiara. “Abbiamo bisogno di un massiccio aumento dell’impegno nella difesa, senza alcun dubbio”, ha messo in guardia oggi ribadendo la linea delle ultime settimane. Ovvero da quando gli Usa hanno chiarito che l’Europa non potrà contare sulla loro protezione ancora per molto. La presidente dell’esecutivo blustellato ha poi legato il ‘Rearm Europe‘ alla soluzione della guerra in Ucraina. “Vogliamo una pace duratura ma può essere costruita solo sulla forza: e la forza inizia con il rafforzamento di noi stessi”, ha dichiarato.
Qui però iniziano i problemi. Se, infatti, Ungheria e Slovacchia – assicurano varie fonti diplomatiche – non si oppongono al piano in sé, Budapest minaccia di usare il veto per ogni ulteriore sostegno militare a Kiev, di fatto tenendo in ostaggio la parte delle conclusioni del vertice europeo dedicata all’Ucraina. Viktor Orban, forte della posizione assunta da Donald Trump, è dunque sempre più scatenato e sta bloccando il piano dell’alto rappresentante Kaja Kallas per dare fonti extra all’Ucraina (al netto degli impegni già presi si parla di almeno 10 miliardi di euro). “Si dovrà procedere con una coalizione dei volonterosi a 25”, nota un funzionario europeo. Marcando così una divisione che ormai appare insanabile
COSA PREVEDE IL PIANO PRESENTATO DA URSULA VON DER LEYEN
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