Anno: XXVI - Numero 44    
Martedì 4 Marzo 2025 ore 14:15
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Una pace giusta e duratura nel nome dell’Europa.

Un antico spettro ha ripreso ad aggirarsi per l’Italia, la neutralità.

Una pace giusta e duratura nel nome dell’Europa.

Lo ha detto Antonio Polito su TikTok. “La parolina è tornata a comparire in questi giorni. Una rivista francese di politica internazionale ha realizzato una cartina in cui divide i paesi europei tra quelli favorevoli a Zelensky e quelli favorevoli a Trump. E l’Italia è l’unico paese con la dicitura neutrale”. Prosegue Polito, richiamando l’opinione del Sottosegretario agli esteri, Edmondo Cirielli, di Fratelli d’Italia, che avrebbe esplicitamente consigliato al nostro Paese di restare neutrale nella polemica che si è aperta nello Studio Ovale della Casa Bianca. “Non sarebbe la prima volta nella storia che un’Italia fragile e indecisa – prosegue Polito – che non sa che cosa fare spera di rifugiarsi nella neutralità. Abbiamo aspettato un anno ad entrare in entrambe le due Grandi Guerre Mondiali rifugiandoci per l’appunto nella neutralità o nella non belligeranza. Ma neutralismo non vuol dire pacifismo. Infatti alla fine abbiamo dovuto combatterle tragicamente entrambe pur non finendole mai, né l’una né l’altra dalla stessa parte cui eravamo quando erano cominciate”.

Polito sottolinea come nel nostro sistema politico, a differenza che in altri paesi europei, c’è un pezzo della maggioranza che stava con Putin, anche quando il governo sosteneva apertamente Zelensky, il riferimento è a Salvini, e oggi sta con Trump insieme con un pezzo dell’opposizione, il leader dei 5 Stelle, Conte, che pure strepita contro l’ambiguità del Governo. Che è costretto a sperimentare un’estrema cautela anche perché, ad onta della propaganda del partito di Giorgia Meloni che indica nel Presidente del Consiglio il maggiore leader europeo, l’Italia non è in condizione di assumere una posizione autonoma. E comunque non avrebbe interesse a farlo in quanto obiettivamente non è possibile distaccarsi dagli Stati Uniti che sono la potenza egemone nell’Occidente liberale né rinnegare l’aiuto portato all’Ucraina, in guerra per difendere la propria indipendenza.

A Kiev, infatti, si difende anche l’Europa. Lo hanno compreso da tempo i leaders occidentali e perfino il Governo del Regno Unito, tradizionalmente legato alle scelte di Washington. Trump non intende ergersi a difensore dell’Ucraina e dell’Europa che esplicitamente accusa di essere antiamericana. È un atteggiamento ricorrente dei governanti Usa. – basti ricordare Wilson alla Conferenza di Pace di Parigi al termine della Prima Guerra Mondiale – ma costantemente camuffato in ragione della necessità di difendere la democrazia sostenendo i governi dei paesi del vecchio Continente.

Oggi le cancellerie occidentali ne prendono atto dopo la rissa scoppiata nello Studio Ovale alla Casa Bianca e, pur con molta cautela, manifestano l’intenzione di sostenere lo sforzo militare di Kiev nella prospettiva che serva a favorire un negoziato di pace purché, tutti sottolineano, sia giusta e duratura. Due condizioni che devono sussistere contemporaneamente perché è evidente che una pace ingiusta in prospettiva fa intravedere nuovi conflitti.

È certo che la vicenda che viviamo in Europa impone un ripensamento della politica dell’Unione, come, del resto, si dice da tempo, essendo evidente che l’attuale assetto istituzionale non ha consentito a questa grande realtà politica ed economica di contare nel contesto internazionale per favorire pace e prosperità nelle aree limitrofe, come in Africa e in Medio Oriente che anzi sono territori sempre più instabili e luoghi di provenienza di una immigrazione incontrollata e restia ad integrarsi, se integrazione significa rispetto di chi accoglie, delle sue tradizioni e delle sue usanze. Ed, infatti, assistiamo nelle trasmissioni televisive di approfondimento con quale arroganza si pongono gli immigrati nei confronti degli italiani.

L’Italia dovrà, dunque, schierarsi sempre più apertamente per il rafforzamento dei vincoli dell’Unione ma potrà far valere anche la tradizionale amicizia per gli Stati Uniti d’America ad evitare uno scontro politico commerciale che non è interesse di nessuno portare alle estreme conseguenze. Vedremo a breve quale sarà l’atteggiamento del Governo italiano che non dovrà apparire agli occhi delle cancellerie europee ambiguo, in sostanza inaffidabile, ma propositivo anche facendo leva sul ruolo che l’Italia naturalmente riveste in ragione della sua collocazione geografica che l’hanno resa interlocutore speciale dei popoli del Medio Oriente e dell’Africa mediterranea. È questa naturale vocazione la specialità che il Governo di Giorgia Meloni dovrà far valere in Europa, un profilo sempre richiamato ma mai effettivamente rivendicato quale parte essenziale della politica estera dell’Unione. Un ruolo che siamo capaci di svolgere meglio di altri paesi rivieraschi, della Spagna, che ha guardato tradizionalmente all’America del Sud, e alla Francia che, invece, non si è fatta amare in Africa e in Medio Oriente. E allora potremo esercitare un ruolo importante nel futuro assetto geopolitico in nome dell’Europa che in tal modo farebbe rivivere la parte più rilevante della storia di Roma, potenza egemone ma capace di trasmettere valori di civiltà che hanno fatto dire a molti, nel corso dei secoli, con orgoglio, a distanza di chilometri dall’Urbe, civis romanus sum.

Di Salvatore Sfrecola

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