Partita male la campagna della von der Leyen
Lo staff di comunicazione della Presidente ha fatto il grosso errore di chiamare la campagna di difesa europea il ReArm Europe e non Defend Europe.
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L’annuncio di un programma di spese militari ha provocato da una parte uno sconquasso sui mercati obbligazionari e valutari di proporzioni epocali. E, soprattutto, ha sparigliato il fronte dei pacifisti e dei sovranisti ungheresi.
Con la regola dell’unanimità non si prenderanno mai decisioni importanti. Si vada a maggioranza e semmai maggioranza qualificata per materie delicate come la sicurezza. l’Ungheria di Orban merita l’espulsione dalla UE, ammesso che sia possibile. D’altra parte, dobbiamo ricordarci che le regole attuali dell’Europa erano state concepite per una unione molto più piccola. Ora è ovvio che andrebbero adattate a un’unione che si è espansa e allargata, L’Europa a 27 è un classico esempio di impalcatura estremamente complessa eretta su basi fragilissime, inconsistenti. Veniamo desso alla situazione italiana. Salvini che un tempo si faceva riprendere armi in pugno, ultimamente Salvini, Conte e parte sostanziale della sinistra affermano cose identiche o simili. “Bravo Matteo – ha postato gongolante la garrula Ely – ora ascoltaci anche su sanità, salario minimo e trasporti”. L’imbarazzante post sulla pagina Instagram dem ha scatenato la reazione della base.
Alcuni sostenitori del PD parlano di non compresa ironia. Ma spostare la discussione su questo punto serve solo a distrarre dalla vera questione, che andrebbe posta direttamente a Elly Schlein: stai con Putin o con l’Europa?
Perché la realtà è semplice: Putin, a differenza di Trump, non vuole il riarmo europeo. Lo considera un ostacolo ai suoi piani di espansione, non solo militare—probabilmente limitata al mondo ex-sovietico—ma anche commerciale e culturale sul resto del continente. E contrastare questa espansione richiede azioni concrete ora, non tra dieci anni.
Schlein, opponendosi alla decisione del Consiglio Europeo e subordinando il rafforzamento degli eserciti nazionali alla creazione di un’ipotetica difesa comune europea, per la quale —come spiegato in un altro articolo – ci vorranno almeno dieci anni, di fatto sta favorendo il disegno di Putin per i prossimi mesi.
E l’ultima chicca: la Cgil non condivide e intende contrastare l’iniziativa della Commissaria europea e del Consiglio che hanno deciso un piano di riarmo generalizzato delle singole nazioni europee evitando addirittura un voto del Parlamento europeo. La priorità deve essere lavoro pace diritti. “L’Europa, del resto – dice Landini – è nata per questo”.
L’ istinto pacifista della sinistra è in verità sempre stato a senso unico. Subito alle barricate se gli USA intervengono in Vietnam, o se attaccano l’Iraq. Ma un silenzio tombale, tutt’al più con un velo d’ imbarazzo, quando i sovietici intervennero in Afganistan o quando Putin ha affermato la sua potenza imperiale brutalmente in Georgia e in Cecenia, e ora in Ucraina.
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