Anno: XXVI - Numero 49    
Martedì 11 Marzo 2025 ore 14:00
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Trump ha fatto bingo

La Gran Bretagna, da sempre gemellata con gli Stati Uniti, si è riavvicinata all’Europa.

Trump ha fatto bingo

Come mai il primo ministro britannico, Keir Starmer, pur non avendo mai apertamente espresso il desiderio di riavvicinare il Regno Unito all’Europa, dopo la rielezione di Trump ha teso una mano all’Ue, diventando, con Macron, il paladino della riscossa anti-trumpiana del Vecchio Continente?

Dietro l’inaspettato cambiamento di rotta (la Gran Bretagna è storicamente gemellata con gli Stati Uniti), c’è lo zampone dei grandi potentati economici anglo-americani.

I grandi banchieri statunitensi e gli omologhi britannici hanno avuto vari incontri nelle scorse settimane a Londra, più che allarmati per le mosse economiche di Donald Trump con il compare Elon Musk, che stanno calpestando il vecchio ordine del capitalismo fondato sulla globalizzazione e sulla supremazia del dollaro per sostituirlo con la “new economy” della Silicon Valley e le criptovalute da usare come riserva strategica.

(Un segnale inquietante è arrivato da Warren Buffett, soprannominato “Oracolo di Omaha” per la sua abilità di previsione negli investimenti finanziari, ha messo in tasca  più di 300 miliardi di liquidità monetizzando le sue partecipazioni azionarie (a partire da Apple). E molti analisti ipotizzano che ciò avvenga in previsione di un crollo di Wall Street. Oggi il Nasdaq, la Borsa che conta, quella dei titoli tecnologici, è andata giù del 3%).

Mentre il dazismo senza limitismo dilaga, la scorsa settimana, Donald Trump ha fatto un passetto in avanti verso il progetto, sbandierato in campagna elettorale, di creare una riserva valutaria nazionale di monete virtuali. Il suo tentativo è stato però un mezzo bluff (non a caso i Bitcoin e le altre criptovalute hanno perso valore): il tycoon non ha infatti previsto un nuovo esborso di denaro come investimento “nell’oro digitale”.

La “riserva” sarà infatti “capitalizzata” con Bitcoin già di proprietà del governo federale, confiscati come parte di procedimenti penali o civili (soltanto 200mila bitcoin, che ai valori attuali varrebbero 16 milioni di dollari). Una paraculata, che ha scatenato un’ondata di vendite nel mercato parallelo cripto: oggi il Bitcoin è sceso sotto gli 80mila dollari (all’elezione di Trump aveva superato i 100mila).

La trumponomics ha mandato in tilt le borse e gli analisti: tra dazi che potrebbero far risalire l’inflazione e licenziamenti di massa del “Doge” Musk, che potrebbero a loro volta frenare i consumi, l’allarme è generale, al punto che si stima una contrazione del Pil già nel primo trimestre del 2025.

In questo scenario, i poteri forti americani hanno rivolto lo sguardo a Londra in cerca di una sponda per creare un cordone sanitario di ragionevolezza e stabilità da contrapporre ai folli eccessi del Caligola della Casa Bianca

Nella City, banchieri, fondi e investitori hanno recepito il messaggio e lo hanno consegnato al governo britannico. Il primo ministro Starmer si è mostrato molto sensibile agli appelli del mondo finanziario, al punto che, pur non colpito dai dazi trumpiani, ha teso una mano a quella Unione europea da cui il suo Paese è uscito nel 2016.

A riprova di un consistente fronte economico e finanziario anti-Trump nel Regno Unito, basta sfogliare i più importanti quotidiani conservatori di Londra: Financial Times, Times, Telegraph, fino al tabloid Daily Mail, riservano critiche e bordate quotidiane a tutta l’amministrazione del Tycoon, non ultimo il botta e risposta con JD Vance per le sue frasi indegne contro i soldati di Sua Maestà (“asino”, “clown”, eccetera).

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