L’America si sveglia anti-Trump: manifestazioni di protesta in 50 Stati
Da New York a Los Angeles 1.400 cortei "Hands Off!", 200 organizzazioni per i diritti coinvolte. Le indiscrezioni dei media Usa: Il segretario del Tesoro Bessent pronto a dimettersi.
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“Proteste di massa in tutto il Paese mostrano la resistenza a Trump”; “Handsoff! I manifestanti in tutti gli Stati Uniti si radunano contro il presidente Donald Trump ed Elon Musk”: sono i titoli sparati da testate dal calibro del New York Times e CNN Us all’indomani dei cortei contro il governo americano, i suoi tagli, le turbolenze finanziarie e quello milioni di cittadini statunitensi ritengono un vero e proprio “attacco alla democrazia”. Da New York a Los Angeles, passando per Pittsburg, Oakland, Boston, Chicago: sono centinaia di migliaia le persone che hanno preso parte, sabato 5 aprile, alle proteste, sfilando per le strada, in tutti i 50 Stati a stelle e strisce nella manifestazione denominata “Hands Off“, ovvero “Giù le mani”. La Cnn parla di 1.400 proteste di massa, 200 associazioni coinvolte e rivela l’indiscrezione che sta girando in tutte le testate americane, ovvero che il segretario del Tesoro Scott Bessent sarebbe intenzionato a lasciare il governo.
Decine di migliaia di cittadini americani sono scesi in piazza nei cortei e nelle manifestazioni pacifiche organizzate ieri davanti agli edifici statali, federali, agli uffici del congresso e le sedi della previdenza sociale, i parchi e i municipi in tutto il paese: dai numerosi video pubblicati sui social si vedono sfilare famiglie con bambini, persone in carrozzina, giovani e anziani tutti animati dalla richiesta di essere ascoltati e chiedere, spiegano gli organizzatori alla testata Usa “la fine di questa presa di potere miliardaria”. “Che tu sia mobilitato dagli attacchi alla nostra democrazia, dal taglio dei posti di lavoro, dall’invasione della privacy o dall’assalto ai nostri servizi, questo momento è per te”, affermano i volantini dell’evento. “Stiamo per costruire un massiccio, visibile rifiuto nazionale di questa crisi”. Si tratta della prima protesta civile di massa organizzata da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca: in precedenza, un coinvolgimento nazionale dello stesso tipo, si è avuto nel 2020 con i cortei organizzati dagli attivisti di “Black Lives Matter, per protestare dopo l’omicidio di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis.
Quasi 600.000 persone si sono iscritte per partecipare agli eventi, alcuni dei quali si sono svolti anche oltre oceano, in Europa, a Londra e Parigi, secondo “Indivisible”, una delle organizzazioni che guida il movimento in collaborazione con una coalizione nazionale che include organizzazioni per i diritti civili, veterani, gruppi per i diritti delle donne, sindacati e sostenitori LGBTQ+. Oltre Indivisible, i gruppi promotori dell’iniziativa, per citarne qualcuno, sono stati: “Women march”, protagonista della marcia del 2017 a Washington; “Move on”, difesa dell’integrità delle elezioni; “Tax the Greedy Billionaires”, a favore di una maggiore tassazione sui super ricchi; “Color of Change”, per la giustizia razziale; “Planned Parenthood Action Fund”, per la libertà di scelta sulla maternità.
Durante le protesta Hands Off! a Washington, DC, diversi gli interventi degli avversari politici democratici, saliti sul podio per parlare dell’amministrazione Trump: tra questi, il rappresentante democratico Jamie Raskin, del Maryland, che ha messo sullo stesso piano Mussolini e il presidente Usa: “Non c’è futuro- ha detto- con un presidente che ha la politica di Mussolini e l’economia di Herbert Hoover”. Quest’ultimo, alla Casa Bianca dal 1929 al 1933, è noto per la campagna di deportazioni di massa condotta contro gli immigrati messicani. “Se vuoi un paese che creda ancora nel giusto processo, dobbiamo lottare per ottenerlo”, ha detto la deputata democratica del Minnesota Ilhan Omar, alla protesta di Washington. “Se credi in un paese in cui ci prendiamo cura dei nostri vicini, ci prendiamo cura dei poveri e ci assicuriamo che i nostri figli abbiano un futuro in cui credere, dobbiamo lottare per ottenerlo”. Anche il deputato della Florida Maxwell Frost ha duramente criticato la politica trumpiana: “Nel corso della storia umana- ha detto- gli autoritari non sono mai soddisfatti del potere che hanno, quindi mettono alla prova i limiti, spingono i limiti, infrangono la legge e poi guardano il pubblico per vedere se sono silenziosi o rumorosi”. A Los Angeles, riporta sempre la Cnn, i manifestanti hanno marciato lungo un circuito di 1 miglio verso il municipio, scandendo “Potere al popolo” e brandendo cartelli con messaggi come “Mani fuori dall’istruzione” e “Resisti, resisti”.
“Un alto funzionario di Trump è così spaventato dai dazi che vuole dimettersi”, ha annunciato la testata americana The New Republic, innescando le indiscrezioni poi riportate dai media Usa che il Il Segretario al Tesoro Scott Bessent starebbe pianificando l’uscita di scena, dopo l’annuncio di Donald Trump sui “dazi reciproci”. L’avrebbe riferito, durante un’apparizione al programma “Morning Joe” della Msnbc, nei giorni scorsi, la collaboratrice Stephanie Ruhle, secondo cui e il membro chiave del Gabinetto sta già cercando una via di fuga. A preoccuparlo, da ex gestore di un “hedge fund”, sarebbe la perdita di reputazione a Wall Street.
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