Avvocatura, politica e magistratura.
Prescrizione e Legalità nelle istituzioni
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Si è proceduto all’inaugurazione dell’anno giudiziario alla presenza delle più alte cariche dello Stato nella prestigiosa sede della Corte di Cassazione, come di rito. Ho cercato di seguire con attenzione la ” kermesse” annunciata e che infatti si è dimostrata tale. In un’atmosfera rarefatta, immobile, statica e ripetitiva, nei principi invocati e negli applausi elargiti, ognuno dei poteri , anzi delle caste nominate , ha recitato il copione imposto dal ruolo ricoperto.
La magistratura preoccupata dall’aumento del carico dei processi con la prescrizione riformata, il ministro evanescente e sempre sorridente si è autocompiaciuto del lavoro svolto sin d’ora non mancando di fare cenno all’ importanza dell’inserimento della funzione dell’avvocato in costituzione, strizzando l’occhio al presidente illegale del Cnf.
Per quest’ultimo, che non merita commento , avendo avuto la fortuna di non ascoltarlo ma di leggerne solo l’intervento, privo di contenuto, evanescente ed inconsistente, posso solo ribadirne la posizione di illegalità rivestita sino all’eversione che ha ormai gettato fango, discredito ed umiliazione sull’avvocatura tutta.
Quasi tutti hanno condito la narrazione dei loro discorsi facendo cenni al sacrifico di Falcone, Borsellino ed altri magistrati che hanno dato la vita per la lotta alla Legalità e per sgominare il patto stato/mafia…ed in quel momento ho deciso di spegnere …e non ascoltare più. Un’offesa ed un oltraggio nominarli in quel contesto di tolleranza dell’illegalità.
Presenti tutti i poteri che nell’ultimo anno hanno subito al loro interno ed ancora tollerano l’onta dell’illegalità, dal Csm, ai politici, all’avvocatura, ammaestrati tutti alla rilevanza della forma ed all’ assenza di sostanza …tutti avvolti, anzi imbagliati dalle toghe rosse e nere, ormai bavaglio per il grido di legalità e rispetto della legge.
Si è inaugurato e rinnovato formalmente il patto tra caste e poteri, come da copione scolorito, senza palpito e colpi di scena ad imitazione dei fratelli d’oltralpe, tanto invocati come esempio di attivismo a favore della tutela dei diritti violati. Il copione è stato osservato presso le altre sedi giudiziarie, nel tripudio delle “uniche e sole” ragioni ed opposizioni riformiste di un’avvocatura divisa, autoreferenziale e corporativa, preoccupata a contestare la sola riforma della prescrizione e non l’illegalità nelle istituzioni forensi.
Il tutto si è svolto tra i sussurri di una magistratura pronta a rivendicare collaborazione e rispetto dei ruoli ma solo per blindare il proprio potere di intervento ed azione…e nell’omertà della politica ormai incapace di rappresentare le aspettative di tutela invocate dagli italiani che li hanno votati.
Non si è “inaugurato”…ma si è rinnovato il Patto tra poteri a favore della conservazione e a chi ancora ci crede, resta l’unico diritto inalienabile e supremo…il diritto di resistere.
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