Il successore di Papa Francesco: la geografia del Conclave e la lotta dentro la Chiesa
Sarà il Conclave più numeroso e internazionale della storia, l'80% dei cardinali sono stati nominati da Bergoglio.
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Ma per Trump è una partita: abbassa i toni, ordina le bandiere a mezz’asta, sarà ai funerali. La Chiesa conservatrice punta su Sarah o come compromesso su Erdo. La crescita della Chiesa in Asia e la caratteristica speciale di Tagle.
e Congregazioni generali in vista del futuro Conclave che dovrà eleggere il successore di Papa Francesco inizieranno martedì mattina. I cardinali sono stati convocati per lettera dal Decano del Sacro Collegio, il cardinale Giovanni Battista Re. Il Conclave del 2025 sarà il più numeroso e internazionale della storia, e riflette la “globalizzazione” del vertice della Chiesa voluta da Francesco, e anche la crescita del numero dei cattolici in alcune aree.
I 135 cardinali elettori saranno rappresentanti di tutti i continenti e di ben 71 paesi. La geografia dei cardinali elettori evidenzia un equilibrio tra Europa (59), Americhe (16 del nord, 21 del sud), Africa (16), Asia (20) e Oceania (3), con un’attenzione particolare alle periferie del mondo.
L’esito sarà influenzato da tre fattori. Il primo la frammentazione (cioè l’altra faccia della medaglia della globalizzazione) cioè la grande diversità geografica e culturale dei cardinali, potrebbe complicare il raggiungimento del quorum dei due terzi più uno (90 voti).
Il secondo elemento è la tensione “tra continuità e cambiamento”, il desiderio di proseguire le riforme di Francesco con la necessità di rispondere a critiche interne, soprattutto da parte dell’ala conservatrice, in gran parte legata alla destra trumpiana americana, che anche oggi è ritornata a tambureggiare con le dichiarazioni dell’arcivescovo scismatico monsignor Carlo Maria Viganò che Papa Francesco ha scomunicato nel giugno 2024. Per Donald Trump è una partita da giocare: anche per questo oggi abbassa i toni, ordina le bandiere a mezz’asta e fa sapere che lui e Melania saranno a Roma per i funerali del Pontefice.
E questo fatto ci porta al terzo elemento: le influenze esterne. Le pressioni geopolitiche e mediatiche (compresa l’influenza russa, i turbocapitalisti americani fino al peso delle stragi a Gaza) potrebbero influire direttamente sulle discussioni prima del Conclave. E quindi trascinarsi dentro il Conclave, nonostante faccia parte del giuramento dei cardinali, prima di entrare nella Cappella Sistina, la dichiarazione di non far sottostare il proprio voto ad influenze esterne di qualsiasi tipo e natura, da parte di singoli o di gruppi organizzati.
In ogni caso la destra tradizionalista, che ha sempre “bollato ” Francesco come un antipapa (al grido “Il mio papa è Benedetto”), punta tutto sul cardinale africano Robert Sarah (che a poco più di un mese dallo scoccare degli ottant’anni riesce ad entrare in Conclave). Ma un candidato come Sarah troverebbe troppe resistenze, e quindi i voti del blocco “conservatore” potrebbero dirigere su un candidato “più potabile” come l’europeo Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, la capitale ungherese dove regna Viktor Orbán in cui ha legami fortissimi anche il vicepresidente americano JD Vance.
Un candidato di compromesso potrebbe prevalere per evitare uno stallo. A questo gruppo fanno parte figure come Pietro Parolin, apprezzato per le sue capacità diplomatiche, o Matteo Maria Zuppi, noto per le missioni di pace: entrambi potrebbero emergere come candidati capaci di unire fazioni diverse. Le porpore provenienti dall’Italia si sono ridotte a 16, anche se bisogna annoverare “italiani” alla guida di realtà fuori dalla penisola come il patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa e l’ordinario della Mongolia, Giorgio Marengo, il cardinale elettore più giovane.
Anche l’americano Timothy Dolan – a suo tempo grande elettore di Bergoglio nel Conclave del 2013, salvo distaccarsene anche a motivo del blocco delle riforme finanziarie per tutta la prima parte del pontificato di Francesco -, che ha letto la preghiera a Capitol Hill nel corso del secondo insediamento di Trump, potrebbe raccogliere i voti conservatori, anche dei cardinali africani capitanati da Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo cattolico della Repubblica Democratica del Congo, molto preoccupato per la deriva a favore di LGBTQ+.
Un’altra notazione interessante è più della metà dei cardinali che appartengono ad ordini e congregazioni religiose. Un successore latinoamericano è improbabile, ma i sudamericani nominati da Bergoglio useranno il loro peso in Conclave per assicurare l’eredità del pontefice argentino. Ad eleggere il nuovo pontefice, per volere del Papa argentino, saranno pastori di paesi e diocesi fino ad oggi escluse e, comunque, considerate di “periferia” come in Serbia e in Iran, Indonesia e Filippine. E proprio dalle Filippine viene un altro dei papabili, il cardinale Luis Antonio Tagle, al vertice di Propaganda Fide, per anni a stretto contatto con Francesco. Di madre cinese, parla il mandarino. In Asia è stato l’ultimo lungo viaggio di Papa Francesco nel settembre 2024 e allacciare un rapporto stabile con la Cina è stato uno dei progetti portati avanti da Bergoglio durante il suo Pontificato.
di Maria Antonietta Calabrò per HuffPost
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