Toghe progressite e toghe conservatrici unite contro la riforma Bonafede
Area e Magistratura indipendete si scontrano sull’Anm ma si ritrovano alleate nella critica alla nuova giustizia penale
Magistrati contro la riforma del processo penale, ma anche gli uni contro gli altri. Ad aprire il fuoco contro il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri, è per prima Magistratura Indipendente. Senza mezzi termini, esprime «profondo dissenso» su una riforma che, «pur recependo alcune delle proposte da sempre avanzate da Magistratura Indipendente, come la modifica delle norme in tema di notifiche, la digitalizzazione del processo, l’ampliamento delle possibilità di ricorso ai riti alternativi, interviene soprattutto sulla durata dei processi, sui tempi delle indagini e sulle sanzioni disciplinari dei magistrati». Queste ultime misure, secondo Mi, «che potranno avere un impatto devastante sulla magistratura» perché «Imporre termini rigidi per la durata delle indagini preliminari e per la durata del processo, prevedendo sanzioni disciplinari a carico dei magistrati in caso di loro mancato rispetto, così come riversare sul dirigente dell’ufficio scelte organizzative che competono alla politica, al fine di assicurare una celere durata dei processi, sono misure che non realizzano alcun nuovo assetto della situazione attuale e dimostrano, ancora una volta, la mancanza di conoscenza dei reali problemi che affliggono il mondo della giustizia e l’incapacità della politica di farsene carico». Insomma, accusa Mi, la riforma del processo penale «ha solo l’etichetta dell’efficienza, proclamata in modo propagandistico dall’attuale governo».Critiche precise ed evidentemente indirizzate al Guardasigilli Alfonso Bonafede e a tutto il governo, quelle di Magistratura indipendente. La corrente delle toghe, tuttavia, attacca frontalmente anche la giunta dell’Associazione nazionale magistrati, attualmente composta da rappresentanti di Area, Unicost e Autonomia e indipendenza. «Sorprende quanto tiepida e del tutto inconsistente sia stata, in questo iter, l’azione di contrasto dell’attuale giunta dell’Anm», scrivono i togati, chiedendosi, in questi mesi, dove fosse la giunta e come abbia interloquito con la politica: «È evidente che le interlocuzioni che ci sono state si sono rivelate del tutto insufficienti», hanno concluso, stigmatizzando la tardività del «comunicato formalmente indignato dell’Anm», che – oltre tutto – contrasta «adeguatamente il complessivo impianto della riforma». A ben vedere, lo scontro più forte è proprio tra magistrati eletti, con Mi che denuncia «l’inesistenza di una efficace azione di contrasto dell’Anm» e «una incapacità politica della giunta nella difesa delle prerogative della magistratura tutta e, con essa, del servizio giustizia». Le bordate di Mi accendono un duro scontro con i magistrati progressisti di Area, nella maggioranza della giunta (il presidente Luca Poniz è iscritto ad Area) che hanno replicato senza mezzi termini: «Le operazioni comunicative di Mi, il cui contributo in Anm è da mesi assente, hanno una esclusiva vocazione elettoralistica, che tenta di obliare le pesanti responsabilità del gruppo nei recenti episodi, che hanno appannato la credibilità dell’intera magistratura e dato pretesto alle riforme che ora tutti rischiamo di subire». In particolare, nel suo comunicato Area sottolinea come «In questi mesi l’Anm ha avvertito contro l’inutilità, da un lato, e la strumentalità, dall’altro, delle misure varate dal Cdm giovedì scorso ed ha fatto sentire la ferma critica contro questa operazione di trasferimento indebito di responsabilità che gravano solo sulla politica», rigettando dunque al mittente le critiche di Mi. I due estremi, tuttavia, si toccano: nel merito della riforma del processo penale, infatti, Area che Mi sono su posizioni convergenti. Area, infatti, sottolinea come «Questa riforma, lungi dal garantire tempi certi del processo, assicura solo che i magistrati siano investiti da una valanga di procedimenti disciplinari per non aver realizzato l’impossibile», inoltre «Il sistema penale e processuale, la mancanza di risorse umane e materiali, il degrado degli ambienti nei quali esercitiamo giustizia chiamano alle loro responsabilità generazioni di ministri e di governi, che non hanno però avuto l’impudenza di indicare nella magistratura la responsabile di questo sfascio come oggi, con questa riforma, viene fatto». Differenti sono solo le conclusioni: quella di Mi appunto contro la Giunta, quella di Area, invece, di «pieno sostegno all’Anm, che ha già in cantiere apposito Cdc convocato il 7 marzo, in questo momento di grande difficoltà».
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