Milleproroghe alle battute finali
Approderà con ogni probabilità all'Aula del Senato il 25 febbraio per la terza lettura. Alcune questioni rimaste escluse dal provvedimento potrebbero trovare spazio in un provvedimento su cui il Ministro è già al lavoro
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Approderà con ogni probabilità all’Aula del Senato il 25 febbraio per la terza lettura il cosiddetto Milleproroghe, su cui ieri, nel testo uscito dalle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, è stata accordata la fiducia al Governo (315 i voti favorevoli, 221 contrari e un astenuto) e che domani dovrebbe ricevere il voto finale. L’iter, d’altra parte, è giunto alle fasi conclusive e vede come deadline per la conversione in legge il 29. Sono diverse le misure di interesse del settore che non hanno trovato posto e, da quanto trapela dalla stampa, quelle sulla spesa farmaceutica dovrebbero essere riprese in un ulteriore decreto dal sapore omnibus sulla sanità.
I contenuti del Milleproroghe
Per quanto riguarda il Milleproroghe, tra le misure passate c’è quella sullo Screening Epatite C, con uno stanziamento di 71,5 milioni di euro nel 2020-2021, per lo screening gratuito per l’eradicazione dell’HCV. Previsto poi un potenziamento per il Ministero della Salute, che ha la possibilità di utilizzare personale in posizione di comando, fino a un massimo di 50 unità, per esigenze di programmazione sanitaria e per i compiti relativi al sistema Siveas, con una assegnazione, per il 2020, di un finanziamento di 5,7 milioni di euro. Inoltre, varrà anche per il 2019 e il 2020 il riparto della quota premiale per quelle Regioni che fanno uso della Centrale regionale per gli acquisti e di procedure di gara per beni e servizi per un volume annuo non inferiore a una soglia prestabilita. Via libera, inoltre, ai medici in corsia fino a 70 anni (fino al 2022) e agli specializzandi dal terzo anno.
Le questioni aperte
Diversi, a ogni modo, sono gli emendamenti che nel corso dell’iter sono stati via via presentati ma che non sono stati poi ammessi. Tra questi, è saltato il tentativo di intervenire sulla tracciabilità delle detrazioni, per rendere possibile il contante anche per prestazioni da enti e professionisti privati e per quelle voci che in farmacia sono rimaste escluse dalla eccezione, anche se è intenzione di alcuni esponenti politici di ripresentare la questione. Non ha trovato posto nemmeno l’emendamento che avrebbe favorito la distribuzione per conto di medicinali oggi distribuiti in maniera Diretta per i quali non sussistano necessità di controllo ricorrente da parte delle strutture pubbliche. Così come dovrà attendere l’equiparazione dello status dei farmacisti nelle scuole di specialità di area sanitaria a quello dei laureati in medicina. Sul tappeto resta anche il tentativo di rivedere i tetti della spesa farmaceutica, che vede la spesa totale al 14,85% del Fondo sanitario nazionale, con un calo del tetto per la “convenzionata” territoriale dal 7,96% al 7,52% e una crescita dal 6,69 al 7,13% del tetto per gli acquisti diretti di Asl.
L’ipotesi di un Decreto sulla Sanità
Intanto, da quanto si apprende, il Ministro della Salute Roberto Speranza sembra essere già al lavoro su un nuovo Decreto che potrebbe recuperare alcune delle misure escluse dal Milleproroghe e dare attuazione a quanto previsto dal Patto Salute siglato a fine anno. Temi centrali saranno la farmaceutica e il potenziamento delle cure primarie del territorio. In particolare, per quanto riguarda il primo punto, l’intenzione è di riprendere i contenuti dell’emendamento saltato, che avrebbe un impatto di 600-700 milioni sulla convenzionata, come misura ponte (probabilmente valida solo per il 2020), in attesa di un provvedimento complessivo sulla governance. A ogni modo, il taglio al tetto della convenzionata vede anche le opposizioni delle Regioni che temono un impatto sulle loro casse e chiedono una revisione più complessiva del capitolo.
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