Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati favorevole all'abolizione delle sezioni B
Per Giovanni Esposito neo eletto presidente dei periti industriali la priorità da cui partire è una: abolire le sezioni B degli albi
All’interno della Rete delle Professioni Tecniche i tempi sono ormai maturi per rivedere definitivamente l’assetto dei percorsi formativi e i conseguenti provvedimenti di accesso agli albi, 328 primo tra tutti. Ovviamente condividendo tutti insieme il processo riformatore. Per il presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati, Giovanni Esposito, all’indomani dell’articolo pubblicato sul portale di informazione tecnica e progettuale Ingenio “Riforma della laurea in ingegneria: ecco la proposta finale per abolire il 3+2”, dove è riportata una sintesi del documento elaborato dal gruppo di lavoro sulla formazione universitaria del Consiglio nazionale ingeneri. L’idea di un percorso condiviso tra tutte le professioni delle Rete delle professioni tecniche, che porti nel breve tempo all’abolizione delle sezioni B – dice Esposito – ci vede naturalmente favorevoli, perché questo significherebbe eliminare le sovrapposizioni di competenze e di ambiti professionali simili. Inoltre considerando che il nostro ordine ha richiesto e ottenuto nel 2016 con una legge dello Stato (n.89), l’innalzamento del titolo di accesso all’albo da diploma a laurea triennale, prevenendo un periodo transitorio di cinque anni (ormai in scadenza) per accedere ancora con il solo diploma, una riforma di questo tipo é più che mai necessaria e urgente per una professione che intende volgere lo sguardo alle dinamiche europee. Del resto – aggiunge il presidente del Cnpi – da tempo insieme alla Rete delle Professioni Tecniche e attraverso un dialogo costruttivo e costante con lo stesso Cni, si sta facendo parte attiva per il riordino del sistema italiano delle libere professioni tecniche, così come sollecitato dalle istituzioni europee (il rapporto Ecec realizzato per la Commissione EU parla espressamente di due livelli – formativi e professionali – nell’ambito dell’ingegneria) per semplificare il quadro complessivo”. Non è un caso che la Rpt, proprio sulla scia di questo principio, nel 2014 sottoscrisse un puntuale documento secondo il quale il mondo delle professioni tecniche doveva essere regolato su due livelli: il primo corrispondente ad una formazione accademica triennale, nel quale si colloca la professione di perito industriale e tutti coloro che accedono agli albi con questo titolo di studio, e un secondo livello dove si trova chi possiede un diploma di laurea magistrale. È una riforma che diventa un progetto per l’intero paese fondato su due pilastri: semplificazione dell’attuale modello ordinistico – eliminando le attuali sovrapposizioni e rendendo l’iscrizione ad un Ordine corrispondente ad uno dei due livelli definiti – e chiarezza rispetto al cittadino che ricerca servizi sempre più specializzati. Una riforma di questo tipo contribuirebbe ad una maggiore chiarezza dell’attuale scenario normativo che ha portato a sovrapposizioni di competenze e funzioni che non solo complica l’identificazione del professionista più indicato alle esigenze specifiche, ma, nello stesso tempo, mortifica la crescita di figure professionali specializzate.
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