Solo 6 lavoratori su 100 hanno ricevuto l’anticipo bancario
Dallo studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sugli iscritti all’Ordine emergono forti criticità su procedure ed erogazione del sostegno
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Non va meglio con le richieste di prestito garantito dallo Stato. A “Diciottominuti” l’allarme sui prestiti e sul rischio infiltrazioni mafiose del Procuratore antimafia e antiterrorismo Cafiero De Raho. È tragica la situazione anche per i prestiti garantiti al 100% dallo Stato in favore delle piccole e medie imprese: a fronte di 165 mila richieste pervenute dal 17 marzo al 13 maggio 2020 al Fondo di Garanzia solo il 6,2% sono state accolte e liquidate. Scenari che i Consulenti del Lavoro avevano anticipato già a partire da aprile e che, a distanza di un mese, trovano conferma nelle risposte di oltre 1.300 iscritti all’Ordine nel sondaggio “Il ruolo delle banche nelle misure a sostegno di imprese e lavoratori”, predisposto dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, tra l’11 e il 13 maggio, per valutare le difficoltà operative e procedurali per l’erogazione dei sostegni al reddito e l’accesso ai prestiti garantiti previsti dal cd. Decreto “Liquidità”. Con riferimento alla possibilità di anticipo della Cig per i lavoratori, più della metà del campione evidenzia in primo luogo i ritardi degli istituti di credito per l’evasione della pratica (51,9%), assieme al numero eccessivo di moduli da presentare (50,6%) e allo scarso impegno degli istituti nel rendere realmente efficace questo strumento (48,9%). A ritardare l’anticipo è soprattutto l’appesantimento burocratico. Stando a quanto dichiarato dal 78,2% degli intervistati, gli istituti di credito richiedono ancora, tra i vari documenti, anche la copia del “Modello SR41” che i datori di lavoro devono inoltrare all’Inps per il pagamento. L’inoltro del modello, non necessario ai fini del perfezionamento della richiesta secondo quanto confermato dall’Abi con circolare del 23 aprile scorso, può essere fatto solo dopo aver completato l’iter regionale di autorizzazione della cassa integrazione in deroga. Si spiega così anche la lunghezza dei tempi che intercorre tra la presentazione della domanda e l’erogazione dell’assegno, stimata dai Consulenti in 50 giornate lavorative, con una variabilità geografica (45 giornate al Nord; 47 al Centro; 65 al Sud). La situazione non migliora per i prestiti concessi dallo Stato alle piccole e medie imprese, riconosciuti nell’importo massimo di 25 mila euro. Per i Consulenti del Lavoro le procedure di riconoscimento e accettazione delle domande si stanno rivelando molto più complesse e tortuose del previsto. La stragrande maggioranza degli intervistati ha riscontrato rallentamenti della fase istruttoria (68,9% degli interpellati) e soprattutto richiesta di documentazione ulteriore rispetto a quella prevista dal decreto (68,9%). Più della metà denuncia l’elevata disorganizzazione del sistema creditizio nel complesso, non pronto con le relative modulistica e procedure; mentre una fetta minoritaria, ma comunque importante, segnala la richiesta di apertura del conto corrente presso la stessa banca (21,2%) o la proposta da parte della stessa di prodotti finanziari diversi da quelli previsti dai decreti “Cura Italia” e successivo “Liquidità” (18,6%). Del ruolo delle banche per sostenere imprese e lavoratori in questa emergenza, così come del rischio di infiltrazione della criminalità organizzata nel sistema economico-finanziario se ne è parlato oggi nel corso della puntata di “Diciottominuti-uno sguardo sull’attualità” con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho. Secondo il Procuratore, infatti, “questa fase di emergenza potrebbe contribuire a rafforzare la presa delle mafie sulle imprese italiane oggi in difficoltà” ed è proprio per questo motivo che “lo Stato non può venir meno nel garantire liquidità alle imprese e un sostegno di solidarietà alle persone che soffrono. Perché laddove questo aiuto non arriva dallo Stato, arriva dalla mafia”. Necessario secondo il Procuratore anche una fase di controllo, la cui mancanza “preoccupa anche le banche”. Il tracciamento non è previsto dal Decreto Liquidità ma è essenziale “per evitare che gli aiuti possano essere fruiti da aziende o soggetti legati alla criminalità organizzata”.
Leggi gli esiti del sondaggio3
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