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Il consuntivo 2019 di Cassa Forense: supermarket o boutique?

Il 12 giugno 2020 verrà approvato dal Comitato dei Delegati il bilancio consuntivo del 2019

Il consuntivo 2019 di Cassa Forense: supermarket o boutique?

È un bilancio che, a mio avviso, appare del tutto irrilevante dopo la pandemia e il tracollo economico.

Il Presidente di Cassa Forense, nel suo editoriale a pag. 194 della rivista La previdenza forense 3/2019, presenta, con enfasi il 2019 come un anno fortunato richiamando la relazione della Corte dei Conti che ha analizzato i risultati dell’anno 2017, relazione che tutti gli iscritti dovrebbero leggere. Dato che l’auspicio del Presidente resterà insoddisfatto perché, come si sa, pochissimi leggono la rivista, riporto io le conclusioni della relazione della Corte dei Conti. Nel corso del 2017 la Cassa ha conseguito risultati economici e patrimoniali che confermano le tendenze positive emerse negli ultimi anni. Si è evidenziata una modesta crescita del numero degli iscritti attivi, con conseguente lieve flessione degli indici relativi ai rapporti demografici, che si portano nel 2017 a 16,00 con riferimento alle pensioni di anzianità e vecchiaia ed a 8,5 con riferimento al totale dei trattamenti pensionistici; è risultato stabile il saldo fra entrate contributive e prestazioni, e il rapporto fra le due grandezze si è attestato a 2,09 (2,08 nel 2016). Il costo complessivo delle retribuzioni nel 2017 è stato pari ad euro 19.607.393,05, registrando, rispetto al 2016, una diminuzione pari al 3,2 per cento. Pur rilevando la riduzione del costo del personale si ritiene che l’Ente, al fine di una razionale gestione delle risorse umane, debba adottare una idonea programmazione dei fabbisogni di personale in relazione alle reali e concrete necessità funzionali. L’avanzo di esercizio è in diminuzione dell’9,5 per cento nel 2017 rispetto all’anno precedente in cui si era registrato un aumento in percentuale dell’8,71, scendendo sotto il valore di 1 miliardo di euro.

 Anche per il 2017 si registra, sulla base dei positivi risultati economici, un aumento per la Cassa del patrimonio netto, che si attesta a 11,15 miliardi (+ 8,9 per cento). È anche migliorato il rapporto fra patrimonio netto e riserva legale (quest’ultima calcolata dalla Cassa nel quintuplo delle pensioni in essere), che raggiunge il valore di 2,78 nel 2017.

Dopo la sensibile contrazione dell’importo iscritto nel bilancio 2015 relativo agli immobili, determinato dagli apporti effettuati nell’anno al Fondo immobiliare Cicerone, nel 2017 il valore a bilancio rimane invariato rispetto all’anno precedente. Il fondo di ammortamento risulta in aumento del 3,6 per cento.

Nonostante i miglioramenti registrati rispetto alle precedenti proiezioni, sulla base delle risultanze attuariali esposte nell’ultimo bilancio tecnico al 31 dicembre 2014, emerge in prospettiva un periodo – fra l’anno 2051 e il 2057 – nel quale il saldo previdenziale assumerebbe segno negativo, ma il saldo generale e le variazioni del patrimonio netto si mantengono positive per l’intero periodo.

In relazione alle evidenti difficoltà manifestate nel tempo nella riscossione dei crediti verso gli iscritti, anche per la rilevante consistenza di quelli risalenti nel tempo, già richiamate nelle precedenti relazioni, e valutando positivamente le attività organizzative e procedimentali da ultimo poste in essere, si ritiene che l’Ente debba perseverare con costanza e sollecitudine nelle varie attività intraprese per migliorare i risultati sino ad ora raggiunti, prestando la dovuta attenzione ad evitare il decorso del termine di prescrizione dei singoli crediti. In merito al rischio nella scelta degli investimenti l’art. 15, primo comma, lettera g) dello Statuto, prevede che il Consiglio di amministrazione debba proporre al Comitato dei delegati i criteri per l’individuazione e ripartizione del rischio nella scelta degli investimenti. Tale adempimento, che prevedere l’adozione di criteri generali e astratti, non risulta essere stato effettuato dal Consiglio di amministrazione. L’Ente ha precisato, in fase istruttoria, di esercitare la proposta attraverso la formulazione dell’asset allocation (annuale e triennale) sulla base del modello asset liability management (ALM) contestualmente alla fase di redazione del bilancio preventivo.

Si ritiene necessario che il Comitato dei delegati, in conformità allo statuto, adotti un documento che definisca i criteri generali e il livello del rischio perseguibile, a garanzia e a tutela del patrimonio della Cassa, proprio nell’opzione degli investimenti.

I dati purtroppo sono peggiorati sia in relazione alla massa di crediti di Cassa Forense verso gli iscritti sia in termini di sostenibilità offerti dall’ultimo bilancio tecnico chiuso al 31.12.2017 che aumenta dal 2042 al 2062 il numero di anni di saldo previdenziale negativo con una previsione di colmare il gap con il rendimento del patrimonio cosi da esporre la previdenza all’andamento dei mercati! Opzione tanto rischiosa quanto fallace!

È in atto pure un movimento di protesta nei confronti di Cassa Forense soprattutto indirizzato a rimuovere la contribuzione minima per introdurre una contribuzione proporzionata al reddito con aliquote progressive.

La materia previdenziale per molti versi si presenta oggi come una sorta di supermarket, nel quale ciascuno può trovare spazio per scegliere il prodotto per lui più conveniente (Maurizio Cinelli in La previdenza sociale: orientamento della giurisprudenza di legittimità, 17 ottobre 2019).

Non così in Cassa Forense dove le offerte sono molto limitate prevedendo la pensione retributiva e, residuale, la pensione contributiva.

Oggi i paradigmi costituzionali sui quali è stato edificato il modello storicamente dato dello stato sociale, alla luce dell’impostazione di cui sia la derogabilità sia la condizionalità devono considerarsi espressione, risultano oggi interessati da un processo di potenziale, profonda (quanto non esplicitamente non dichiarata) trasformazione. Un processo, precisamente, all’interno del quale ruolo preminente, rispetto agli storici compiti di integrazione sociale, di fatto risulta accordato al corretto funzionamento delle regole del mercato; con questo ne può conseguire anche in termini di progressivo radicarsi di valori fondamentali, innovativi rispetto a quelli tradizionali, quali la stabilità macroeconomica e la competitività sui mercati.

Si rivela, in sostanza, – attraverso detti due particolari connotati -, una tensione delle recenti politiche normative nella direzione del superamento (al momento, non interessa valutare quanto in termini positivi o quanto in termini da giudicare negativamente) del welfare state, così come concepito e strutturato nel ventesimo secolo (Maurizio Cinelli, ibidem).

La protesta delle giovani generazioni, come tutte le proteste, ha aspetti positivi e negativi insieme: si può cercare di intimidirla trascinando i responsabili nelle aule giudiziarie, ma è una visione di corto respiro perché non affronta i problemi, oppure si ascolta aprendo il dibattito per introdurre, non più tamponi che non servirebbero a nulla, bensì riforme strutturali di sistema che rispondano al parametro dell’inclusione (supermarket) e non dell’esclusione (boutique).

Vedremo cosa succederà.

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