Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Ci chiamate angeli ma siamo usurati e dimenticati

Gli infermieri di nuovo in piazza a Torino: con i camion e a Milano

Ci chiamate angeli ma siamo usurati e dimenticati

Continua la protesta Nursind nelle piazze italiane per denunciare la mala gestio nell’emergenza coronavirus e per rivendicare attenzione concreta e giusto riconoscimento per una categoria, quella degli infermieri, dal primo momento in prima linea nella lotta al Covid-19. A Torino una sfilza di camion incolonnati in piazza Vittorio, pronti a sfilare per le vie del centro  e davanti a tutti gli ospedali. E un flash mob in piazza Castello. Sono le nuove proteste degli infermieri del Nursind, che già alcune settimane fa avevano fatto clamore incatenandosi davanti alla Regione Piemonte. Ieri piazza Vittorio era occupata da enormi camion bianchi, con scritte del sindacato, disposti in file ordinate che hanno attirato l’attenzione dei passanti. La manifestazione è stata organizzata per ricordare alle istituzioni che nonostante la pandemia e l’impegno e il lavoro non stop svolto dagli infermieri, non sono arrivati né  aumenti di stipendio né  indennità.  «Conte aveva fatto delle promesse e non le sta mantenendo», dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind.  Poco più in là, in piazza Castello, ecco la protesta con le magliette di Superman addosso, fazzoletti verdi al collo e braccia alzate, tricolori sventolanti. Davanti alla prefettura il sindacato Nursing Up vuole denunciare le condizioni di lavoro dei sanitari. I manifestanti si sono disposti in file ordinate. Sul petto hanno cartelli con scritto «Vergogna! Chiamate eroi ma abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa»,«Ci chiamate angeli ma siamo usurati e dimenticati». Prima del comizio tutti hanno osservato un minuto di silenzio in onore di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso dopo l’intervento della polizia negli USA.  Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing up spiega: ‘Al governo chiediamo una contrattazione separata e autonoma per gli infermieri e le figure sanitarie, valorizzazione dei percorsi e assunzioni di personale, anche degli oss’. Il sindacato per gli infermieri chiede un aumento salariale di 500 euro netti mensili.   Il primo flash Mob organizzato dal sindacato degli infermieri – il 20 maggio – aveva innescato una serie di proteste della categoria infermieristica in tutte le piazze Italiane. Il Nursind sta portando avanti manifestazioni molte città. Oggi a Milano si è tenuto un flash mob, nel rispetto delle regole del distanziamento sociale, davanti al Pirellone, in piazza Duca d’Aosta. “Gli infermieri lombardi lasciano le corsie e scendono in piazza – spiega Donato Cosi, membro della direzione nazionale del sindacato e coordinatore regionale NurSind Lombardia -. Una mobilitazione per non dimenticare il grande sacrificio pagato dalla categoria durante la pandemia e rivendicare richieste da anni rimaste lettera morta.  Oltre a ricordare i 40 infermieri morti in Italia a causa del coronavirus e le migliaia di professionisti che hanno subito seri danni psicologici durante l’epidemia – continua Cosi -, vogliamo far sentire la nostra voce sulla necessità che finalmente si arrivi a una riorganizzazione del lavoro. Una svolta necessaria in tutto il Paese, a maggior ragione in Lombardia”. L’introduzione dell’infermiere di famiglia, per esempio, rientra tra le priorità. Per il sindacato, infatti, “solo così si può finalmente potenziare quell’assistenza sul territorio che è stata la grande assente in Lombardia e, in generale, fatte poche eccezioni, in Italia”. Ma Nursind porta in piazza, tra le altre, anche un’altra battaglia e cioè quella contro il cosiddetto minutaggio assistenziale, una modalità di lavoro introdotta in Lombardia: “Si tratta di un calcolo obsoleto, scellerato e pericoloso, oltre che anacronistico, del fabbisogno infermieristico all’interno degli ospedali. Non è più accettabile – conclude Cosi – che la presenza del personale in corsia sia ancora tarata su paletti rigidi quali i 120 minuti nell’arco di 24 ore da destinare all’assistenza del singolo paziente”. 

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