Giornata dei medici il 29 marzo, l'omaggio delle Marche a Carlo Urbani
La proposta di dedicare a Carlo Urbani la Giornata dei camici bianchi può contare su un primo passo concreto, che parte dalle Marche, la terra del medico ucciso dalla Sars 17 anni fa.
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Un segnale importante, che va nella direzione di quanto più volte auspicato da Avvenire, che nei mesi scorsi ha lanciato una campagna e un vero e proprio dibattito pubblico, affinché venga riconosciuta come Giornata dei camici bianchi la data del 29 marzo, anniversario della morte del medico di Castelplanio. L’assemblea legislativa delle Marche ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la giunta a proporre al Parlamento di modificare il testo, già licenziato dalla competente commissione del Senato, che fissava la giornata nazionale il 20 febbraio. La data proposta, e che già conta una significativa convergenza di adesioni a partire dall’Ordine nazionale dei Medici, è proprio quella del 29 marzo. La mozione è stata presentata da Enzo Giancarli, consigliere Pd che da anni sostiene le iniziative promosse dall’Associazione italiana Carlo Urbani, secondo cui è importante che la testimonianza del medico marchigiano possa avere, pur tardivamente, quel riconoscimento che ha ottenuto nel Sud-est asiatico, dove ha lavorato, ma meno in Italia, dove il suo contributo non è stato sufficientemente valorizzato. Alla mozione si accompagna l’annuncio del presidente dell’assemblea, Antonio Mastrovincenzo, di una proposta di legge ad hoc, per agire comunque in questa direzione a livello marchigiano. La proposta, che verrà depositata a giorni, prevede l’istituzione della Giornata dei Camici Bianchi nelle Marche proprio il 29 marzo. Secondo Mastrovincenzo occorre intervenire tempestivamente per raggiungere questo risultato anche a livello nazionale, sottolineando il grande contributo di Carlo Urbani sul tema pandemie a livello internazionale. Urbani, sottolinea Mastrovincenzo, ha elaborato quel protocollo che l’Oms ha adottato in tutte le pandemie seguite alla Sars, compresi Ebola e oggi il Covid-19. Probabilmente se non fossero intervenuti, in alcuni Paesi nella scena mondiale, quegli stessi interessi economici contro i quali Urbani aveva combattuto e vinto, il coronavirus non avrebbe avuto la diffusione e l’impatto che abbiamo purtroppo registrato. Mentre la politica fa il suo corso, l’Aicu continua il suo lavoro di sensibilizzazione e formazione sui binari indicati nella sua vita da Urbani: i progetti per l’accesso delle popolazioni più fragili ai farmaci essenziali e la preparazione scientifica di figure sanitarie nei Paesi in via di sviluppo. Lo ha fatto – spiega il presidente Aicu Tommaso Urbani, figlio maggiore di Carlo – con tante iniziative nel corso degli anni, in collaborazione con atenei sensibili come l’Università di Camerino, attraverso corsi di approfondimento scientifico. Lo ha fatto attraverso un premio dedicato alla ricerca, che ha permesso negli anni straordinarie esperienze all’estero a neolaureati in medicina e biologia in diverse università italiane. Iniziative di sensibilizzazione – precisa Luca Urbani, secondo figlio del medico e segretario Aicu – anche «puntando sui bambini, con progetti educativi mirati con i quali abbiamo avuto la sorpresa di riuscire a raggiungere meglio le famiglie». Tra i progetti significativi, infine, si sta arrivando attraverso una collaborazione Regione-Comune-Aicu alla realizzazione di un Museo Carlo Urbani a Castelplanio, dove verranno esposti in modo permanente documenti ed effetti personali che già hanno colpito il pubblico in una mostra organizzata dal Museo Omero alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Si tratta – ribadisce il sindaco Fabio Badiali, che è stato amico di Carlo – di uno degli obiettivi principali della sua amministrazione.
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