Cassa dottori commercialisti, 60 anni e 73.000 iscritti
Nata nel 1963, guidata da Distilli; 10 miliardi patrimonio
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Sfondato il ‘tetto’ dei 10 miliardi di patrimonio e arrivata ad assicurare 73.000 professionisti, la Cdc, Cassa dottori commercialisti, spegne 60 candeline, giacché la sua storia è cominciata nel 1963, con l’intento di “favorire un sistema previdenziale adeguato, equo, innovativo e sostenibile per i propri iscritti ed i loro familiari”.
Fra le tappe rilevanti dell’Ente privato presieduto da Stefano Distilli, quella del 2004 quando, recita una nota, dopo “attente valutazioni demografico-attuariali, veniva riformato il sistema previdenziale, con l’introduzione del metodo di calcolo contributivo delle prestazioni pensionistiche, al posto di quello retributivo”, e le iniziative scattate dal 2016, laddove la Cassa ha iniziato gradualmente ad ampliare le misure di welfare strategico in favore dei dottori commercialisti; e, proprio negli ultimi anni, “un’attenzione particolare è stata rivolta alle donne e ai giovani professionisti in fase di avvio dell’attività, con interventi quali l’approvazione della delibera sulla proroga dell’esonero dalla contribuzione minima soggettiva per i neoiscritti over 35 e i bandi per l’acquisto di beni strumentali e il supporto alle aggregazioni” fra colleghi.
“La nostra – afferma Distilli – è una storia che ha radici profonde e si è sviluppata parallelamente ai radicali cambiamenti sociali e culturali che hanno investito il Paese negli ultimi 60 anni”, aggiungendo come la Cdc abbia, nel corso del tempo, “tracciato un percorso virtuoso per garantire a tutte le generazioni di associati un futuro più solido sotto il profilo dell’adeguatezza oltre che della sostenibilità attuariale, assumendo, allo stesso tempo, un ruolo sempre più centrale tra gli investitori istituzionali di lungo termine, e andando a ricoprire anche una funzione di indirizzo e motore nel processo di evoluzione verso un modello di sviluppo sostenibile”, conclude il presidente.
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