Cassa forense e il comitato investimenti
Di ufficiale si sa poco o nulla, nonostante Cassa Forense abbia, oltre al codice etico, anche quello della trasparenza e un funzionario addetto allo scopo.
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Ho già trattato il tema il 13 aprile 2022 sulla rivista online Diritto e Giustizia (Cassa Forense e il Comitato investimenti https://www.dirittoegiustizia.it/#/documentDetail/9721303)
In questi giorni è stata edita la sentenza del TAR Lazio, Sezione V, n. 22053/2024, pubblicata il 06.12.2024, con la quale è stato dichiarato improcedibile il primo ricorso di Cassa Forense e respinto il ricorso per motivi aggiunti.
Leggendo la sentenza si apprende che il ricorso introduttivo impugnava la nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, prot. n. 12199 del 19.12.2022, avente ad oggetto la delibera n. 61 del Comitato dei Delegati, adottata nella seduta del 29.04.2022, concernente modifiche allo Statuto; la nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze, prot. n. 235433 del 06.10.2022, avente ad oggetto la medesima delibera di cui sopra, mentre i motivi aggiunti presentati da Cassa Forense il 15.11.2023 impugnavano la nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, prot. n. 12199 del 19.12.2022, avente ad oggetto la stessa delibera e così per la nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze nonché la nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, prot. n. 9787 dell’8 settembre 2023, la nota del Ministero dell’Economia e delle Finanze, prot. n. 68375 dell’11.04.2023 e della nota del Ministero della Giustizia, prot. n. 13675 del 27.06.2023.
Naturalmente le note ministeriali non sono conosciute agli iscritti, perché sul sito del Ministero del Lavoro compaiono solo le delibere di approvazione.
Ho però ragione di ritenere che si tratti proprio del tentativo di modificare lo Statuto di Cassa Forense con l’introduzione, tra gli organi della Cassa, del Comitato investimenti.
È andata male e non ci saranno altre poltrone da distribuire ma a breve bisognerà completare i CdA della Sicav e della Sicaf e dei relativi Collegi Sindacali.
Ma in quelle poltrone andranno anche i delegati o le “anatre zoppe” o nomi che hanno già dato, ivi compreso il Presidente che a breve, mi pare a febbraio 2025, concluderà il suo mandato?
Come si dice, lo sapremo solo, vivendo!
Certo è che, come ho sostenuto a suo tempo concludendo il mio mandato da Presidente di Cassa Forense, una volta esaurito il mandato, si dovrebbe ritornare al proprio studio senza poltrone o strapuntini. E di ciò, per chi volesse fare un’indagine storica retrospettiva, troverà notizia sul Il Sole 24Ore di allora.
Ma veniamo alla parte motiva del ricorso al TAR Lazio nel quale Cassa Forense ha sostenuto che la vigilanza dei Ministeri dovrebbe esaurirsi in una verifica di legittimità, escludendo la condivisione nel merito del contenuto dell’atto da parte dell’autorità pubblica investita del potere di vigilanza.
Sorprende siffatta censura dopo che il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 5498/2017, in causa vi era anche ENPAM e quindi la più grande Cassa di professionisti, aveva affermato che “l’art. 3, comma 2, del d.lgs. n. 509/1994 stabilisce che nell’esercizio della vigilanza il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con i Ministeri di cui al comma 1, approva gli atti … con un controllo di merito circa il rispetto dei criteri di convenienza e di opportunità”.
Ora noi non sappiamo per quali motivi di convenienza e di opportunità i Ministeri vigilanti abbiano stoppato il tentativo di introdurre, tra gli organi della Cassa, il Comitato investimenti, ma quel che è certo è che il tentativo non è andato in porto nell’interesse pubblico che è poi, esattamente, l’interesse degli iscritti.
Sarebbe, come si dice, cosa buona e giusta che Cassa Forense pubblicasse, almeno ora, sul sito istituzionale, l’intero dossier della vicenda così da rendere edotti, almeno ex post, gli iscritti.
Le linee guida sugli investimenti che si dicono “in arrivo” conterranno anche l’invito alla trasparenza?
Speriamo di sì.
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