Il Piano ReArm e gli investimenti ESG delle Casse di previdenza
Mercoledì la Commissione europea ha presentato il “Libro bianco sulla difesa europea – preparati per il 2030” che traccia le linee d’azione fondamentali.

- colmare le lacune in termini di capacità, con particolare attenzione alle capacità critiche individuate dagli Stati membri;
- sostenere l’industria europea della difesa attraverso la domanda aggregata e un aumento degli appalti collaborativi;
- sostenere l’Ucraina attraverso una maggiore assistenza militare e una maggiore integrazione delle industrie della difesa europee e ucraine;
- rafforzare il mercato della difesa a livello dell’UE, anche semplificando la normativa;
- accelerare la trasformazione della difesa attraverso innovazioni dirompenti come l’IA e la tecnologia quantistica;
- migliorare la preparazione dell’Europa agli scenari peggiori, migliorando la mobilità militare, la costituzione di scorte e il rafforzamento delle frontiere esterne, in particolare la frontiera terrestre con la Russia e la Bielossia;
- rafforzare il partenariato con i Paesi di tutto il mondo che condividono i nostri stessi principi.
Il “Piano ReArm – preparati per il 2030” consente una spesa di oltre 800 miliardi di euro attraverso lo sblocco dell’uso dei finanziamenti pubblici per la difesa a livello nazionale e un nuovo strumento specifico per l’azione per la sicurezza dell’Europa – SAFE che raccoglierà fino a 150 miliardi di euro sui mercati dei capitali nonché leva sul gruppo BEI e mobilitazione dei capitali privati accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti.
Le Casse di previdenza dei professionisti hanno sin qui strutturato i loro portafogli nel rispetto dei criteri ESG che escludono investimenti in armi.
Cambieranno strategia?
Staremo a vedere.
Per rendersi conto della situazione basta guarda oggi il grafico di Leonardo.
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