Il Tfr ai fondi pensione
Nella prossima manovra finanziaria, il Governo è intenzionato ad intervenire sul trattamento del TFR con un semestre di silenzio – assenso per il versamento del TFR nei fondi pensione e con un 25% del TFR ai fondi pensione per i neoassunti.
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I cittadini italiani non hanno contezza della situazione che cercherò quindi di spiegare. Nel corso del 2023 le forme pensionistiche complementari hanno raccolto 19,2 miliardi di euro di contributi contro i 18,2 miliardi dell’anno precedente.
Il flusso complessivo di TFR, che nel corso dell’anno è stato versato alle forme complementari, si è attestato a 7,8 miliardi di euro, 541 milioni in più rispetto al 2022.
La COVIP nella sua Relazione del 2023, alla pag. 45, descrive i flussi di TFR tra previdenza complementare e altri utilizzi nel seguente modo:
«La normativa in vigore prevede che il lavoratore dipendente del settore privato disponga di diverse opzioni riguardo alla destinazione delle quote maturande di Trattamento di Fine Rapporto (TFR):
− far confluire il TFR a una forma di previdenza complementare con modalità tacita: se entro sei mesi dalla prima assunzione il lavoratore non ha effettuato alcuna scelta con riguardo al proprio TFR, il datore di lavoro fa confluire il TFR maturando alla forma previdenziale collettiva di riferimento per il lavoratore o, in mancanza di questa, al fondo COMETA (a seguito del decreto ministeriale di soppressione di FONDINPS entrato in vigore nell’agosto del 2020);
− far confluire il TFR a una forma di previdenza complementare con modalità esplicita: il lavoratore può decidere di versare il proprio TFR alla forma previdenziale da lui stesso designata investendo, oltre al TFR maturando, anche una quota di contribuzione aggiuntiva (propria ed eventualmente del datore di lavoro) che sarà interamente deducibile dal reddito complessivo entro la soglia annua di 5.164,57 euro;
− mantenere il regime del TFR di cui all’art. 2120 c.c. con modalità esplicita: accantonandolo presso l’azienda di appartenenza nel caso quest’ultima abbia meno di 50 dipendenti ovvero, nell’ipotesi di un numero di dipendenti pari o superiore a 50, destinandolo al Fondo di Tesoreria(1).
Il flusso complessivo di TFR che nel 2023 è stato generato nel sistema produttivo può essere stimato in circa 31,3 miliardi di euro; di questi, 17,3 miliardi sono rimasti accantonati presso le aziende, 7,8 miliardi versati alle forme di previdenza complementare e 6,1 miliardi destinati al Fondo di Tesoreria (Tav. 1.27.1). Dall’avvio della riforma, su 438 miliardi di TFR, 241,9 miliardi (il 55,3 per cento del totale) sono rimasti in azienda; 98,5 miliardi (il 22,5 per cento del totale) sono confluiti nel Fondo di Tesoreria. La parte destinata alla previdenza complementare è stata di 97,3 miliardi di euro, il 22,2 per cento del totale.
I criteri di calcolo del limite dei 50 addetti sono i seguenti: per le aziende in essere al 31 dicembre 2006 si considera la media dei dipendenti occupati nell’anno 2006; per le aziende che hanno iniziato o iniziano l’attività in epoca successiva si considera la media dei dipendenti occupati nell’anno di costituzione. Modifiche successive nel numero di addetti non rilevano ai fini della conservazione del TFR in azienda ovvero della destinazione al Fondo di Tesoreria.» (Fonte: Relazione per l’anno 2023, COVIP)
Le prestazioni pensionistiche erogate in capitale sono risultate pari a 4,5 miliardi di euro.
Le posizioni trasformate invece in rendita, e che sono state trasferite presso imprese di assicurazione, hanno totalizzato 299 milioni di euro contro i 306 milioni del 2022.
Questo significa che gli iscritti ai fondi pensione privilegiano l’erogazione in capitale anziché in rendita, così come avviene per il TFR.
Aumentare il trasferimento del TFR ai fondi pensione significa avvantaggiare l’industria finanziaria in primo luogo e gli iscritti se il rendimento sarà superiore a quello certo del TFR, il che significa esporre gli iscritti al rischio dei mercati finanziari.
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