La caccia agli evasori di Cassa Forense
Prosegue l’attività di accertamento e recupero crediti nei confronti degli iscritti che hanno omesso di versare i contributi previdenziali: alcuni vantano un’esposizione debitoria superiore ai 100.000 euro
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Prosegue l’attività di accertamento e recupero crediti da parte di Cassa Forense nei confronti degli iscritti che hanno omesso di versare, in tutto o anche solo in parte, i contributi previdenziali nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018.
Un’operazione, quella di messa in mora e recupero, che è stata decisa dal Consiglio di Amministrazione di Cassa nel rispetto del mandato istituzionale, e che opera a tutela della correttezza dei conti ma anche dell’equità contributiva e della solidarietà fra gli iscritti, chiamati a versare i contributi in proporzione ai propri redditi.
Se per molti avvocati l’indagine avviata da Cassa si è rivelata una doccia fredda, per altri ha rappresentato invece un’opportunità per regolarizzare la propria posizione: alcuni hanno scelto di versare il dovuto in un’unica soluzione mentre altri hanno optato per una rateizzazione dell’importo.
Per omissioni contributive superiori a 1.000,00 euro, il Regolamento Unico della Previdenza Forense consente infatti agli iscritti di rateizzare l’importo dilazionandolo fino ad un massimo di tre anni.
Il termine può essere elevato fino a cinque anni se le somme accertate superano i 10.000,00 euro.
Lo stesso Regolamento Unico consente inoltre la regolarizzazione spontanea da parte degli iscritti, una soluzione di cui si sono già avvalsi molti avvocati per sanare le irregolarità contributive relative a periodi successivi al 2018.
I vantaggi della regolarizzazione spontanea sono duplici e di non poco conto: da un lato, le sanzioni previste sono infatti ridotte del 50%, mentre dall’altro vi è la possibilità di comprendere all’interno di un’unica rateizzazione sia eventuali somme già contestate in seguito all’accertamento attualmente in corso, sia omissioni segnalate spontaneamente dall’iscritto.
Ciò che tuttavia maggiormente colpisce, all’esito dell’accertamento condotto da Cassa, è come accanto a posizioni decisamente marginali, spesso definite spontaneamente e più volte legate a meri errori materiali, ve ne siano altre decisamente più consistenti: i cosiddetti “grandi evasori”, come li definisce la Cassa, ossia quegli avvocati – attualmente 280 – annoverabili tra gli iscritti con redditi maggiori, che vantano un’esposizione debitoria superiore ai 100.000 euro. Per queste specifiche posizioni Cassa Forense si è già attivata predisponendo una task force speciale, incaricata di procedere al recupero crediti tramite le procedure di ingiunzione.
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