Evidentemente ci eravamo sbagliati
L'America non era come pensavamo.

Un’altra Yalta non ci sarà
La speranza russa di spartirsi il mondo con Washington come nel febbraio ‘45 sta evaporando.
L’analisi di Anna Zafesova sulla Stampa era esatta: “la sfuriata di Trump verso Putin era inevitabile. non poteva ignorare le foto che riempivano le prime pagine dei giornali internazionali, se non altro perché ferivano il suo orgoglio di ‘grande negoziatore’ pronto a portare la pace. i commentatori moscoviti concordano ora che Putin ha uno spazio di manovra limitato: fino al 20 aprile, giorno di Pasqua, come data da cui far scattare la tregua, o al massimo fino al 9 maggio, quando a Mosca verrà celebrato l’80esimo anniversario della vittoria sul nazismo. la Casa Bianca ha fretta, non vuole impantanarsi in un negoziato lungo, estenuante. se Trump si “arrabbiasse” davvero, scagliandosi contro la Russia con nuove sanzioni.
Il padrone del Cremlino non aveva concesso alla Casa Bianca praticamente nulla, nemmeno un cessate-il-fuoco di 30 giorni, nemmeno un gesto di distensione nell’interruzione dei bombardamenti delle città ucraine.
I missili e droni russi hanno proseguito a cadere, prima, durante e dopo i negoziati tra le delegazioni russa e americana a Riad, e si sono anzi intensificati negli ultimi giorni Trump non poteva continuare a ignorare le foto che riempivano le prime pagine dei giornali internazionali, se non altro perché ferivano il suo orgoglio di «grande negoziatore» pronto a portare la pace.
A Mosca vedono che il presidente americano non è in grado di realizzare molte delle sue promesse: non ha sospeso gli aiuti all’Ucraina se non per un paio di giorni, non è riuscito a “cancellare” Zelensky, semmai rinforzato dal suo litigio alla Casa Bianca, non ha piegato gli europei che Putin considerava, illudendosi, sottomessi a Washington.
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