Chi paga le tasse in Italia?
Se lo sono chiesto nel corso del convegno promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
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“La Riforma fiscale mira a ridurre la pressione tributaria e a semplificare gli adempimenti burocratici, grazie anche alla digitalizzazione, per rendere più facile il pagamento delle tasse senza errori. La riforma include la razionalizzazione delle detrazioni, destinando risorse al ceto medio. L’obiettivo è migliorare la gestione fiscale coinvolgendo tutti gli attori, aumentando l’efficacia della spesa pubblica e allargando la base imponibile per maggiori entrate. Infine, punta a combattere l’evasione fiscale senza pesare ulteriormente sui cittadini onesti”.
Lo ha dichiarato Vito De Palma, capogruppo di Forza Italia in Commissione Finanze alla Camera dei Deputati, nel corso del convegno “Chi paga le tasse in Italia?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
Daniele Manca, esponente del Partito Democratico in Commissione Bilancio al Senato, critica l’attuale governo per “l’uso di concordati, condoni e ravvedimenti, sostenendo che ciò compromette la credibilità del sistema fiscale italiano, fondato su progressività e fedeltà fiscale”. Secondo Manca, “pagare le tasse è essenziale per garantire servizi come istruzione e sanità, e minare questo principio indebolisce il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato. Afferma che, senza una vera crescita economica, la riduzione delle tasse porterà solo a tagli ai servizi essenziali. Propone invece una riduzione graduale delle imposte per le fasce di reddito più basse, mentre critica il governo Meloni per favorire politiche che penalizzano chi ha maggior bisogno di sostegno”.
Saverio Congedo, deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze a Montecitorio, ha sottolineato che la “Riforma fiscale è una priorità per il governo di Giorgia Meloni, allineata con le richieste dell’Unione Europea nel contesto del PNRR. La ‘riforma’ mira a modernizzare un sistema tributario complesso e obsoleto, risalente agli anni ’70, semplificando le norme per ridurre la burocrazia fiscale che grava su imprese e professionisti. Oltre a ridurre la pressione tributaria, l’obiettivo è migliorare il rapporto tra fisco e contribuenti”. Congedo ha evidenziato che lo Stato ha già registrato un aumento di 33,5 miliardi di entrate nei primi nove mesi del 2024, confermando l’efficacia del principio “pagare meno, pagare tutti”.
Emiliano Fenu, capogruppo del M5s in Commissione Finanze alla Camera ha criticato il carico fiscale che grava su piccole imprese, lavoratori dipendenti e autonomi, definendolo insostenibile. Propone di ridurre le imposte per queste categorie più vulnerabili e di aumentare la tassazione su grandi ricchezze e colossi del web per reperire nuove risorse. Fenu ha sostenuto che il governo, invece di semplificare, ha introdotto nuovi adempimenti, come il Concordato Preventivo Biennale, causando difficoltà per professionisti e contribuenti. Nonostante una proroga al 12 dicembre, molti chiedono di abbandonare queste misure, poiché hanno complicato ulteriormente il sistema fiscale.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara): “La nuova riforma fiscale promette di rendere più semplice il pagamento delle tasse in Italia, ciò riuscirebbe a conciliare la necessità di ridurre la pressione fiscale con quella di garantire denaro, i servizi pubblici e welfare. L’evidente sbilancio fra gettito delle imposte sui redditi da lavoro e gettito delle imposte sui redditi di capitale genera il paradosso italiano per il quale il lavoro paga più delle rendite. Potrebbe essere risolutivo revisionare le aliquote sui redditi di capitale per riportare la bilancia verso migliori equilibri”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili): “La semplificazione fiscale non può che consistere nella certezza, nella stabilità delle regole e nella chiarezza della normativa. Nel nostro Paese mancano i tre requisiti. Le regole non sono certe perché il legislatore legifera male, quando scrive assoggetta quello che scrive a interpretazioni. Le date non sono certe perché vengono fissate delle scadenze impossibili da rispettare e prorogate quando già scadute. La stabilità delle regole è quanto di meno esistente possibile in quanto vengono continuamente modificate. Il vero nodo è l’evasione. Chi versa le imposte, paga molto, perché altri non lo fanno. L’unica vera soluzione contro l’evasione è porre in essere una serie di misure che consentano il raggiungimento di un equilibrio fiscale”.
Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Mondoprofessionisti.
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