Il ruolo dell'interprete Lis in TV
Quando parliamo di Interpretariato in Tv è bene tenere a mente che entrano nel merito anche il Diritto d’autore - e del traduttore- e il Diritto d’immagine.
Quando parliamo di interpretazione, in generale, e più nello specifico di interpretazione in lingua dei segni, normalmente si è soliti calare la prestazione in un preciso contesto nel quale si realizzano eventi che necessitano un passaggio di informazioni da una L1, lingua di partenza, ad una Lingua di arrivo L2 con la fruizione hic et nunc del messaggio. Questa, apparentemente banale, condizione lavorativa pone il professionista dell’interpretazione nella costante posizione di essere agente di un elaborato di ingegno, ed in quanto tale ricade in quella branca dell’ordinamento giuridico italiano che disciplina il diritto d’autore . Le opere interpretariali, infatti, sono a tutti gli effetti da intendersi elaborazioni di ingegno sia se in forma scritta – con trascrizione dalla Lis all’italiano – o se in forma orale – a partire da un testo scritto o di italiano orale trasposto in un video in LIS con l’effetto di riconoscere a colui che realizza l’opera, il professionista, diritti morali ed economici . Dunque, continuando sul concetto della trasversalità della professione dell’interprete di lingua dei segni italiana, e declinando la figura nel settore televisivo, notiamo che i diritti in capo al professionista non solo afferiscono alla sfera della sua produzione intellettuale ma implicano un uso dell’immagine atipico che presuppone la disponibilità della stessa, e del contenuto prodotto, a lungo nel tempo.
Quando parliamo di Interpretariato in Tv (e più generalmente di materiale interpretariale che rimane disponibile online) è bene tenere a mente che entrano nel merito anche il Diritto d’autore – e del traduttore- e il Diritto d’immagine.
Allontanandoci dalla sfera del diritto e volgendo lo sguardo alla realtà dei servizi accessibili in LIS in Tv, contrariamente a quanto si possa pensare, non è affatto evento recente la presenza dell’interprete sugli schermi televisivi.
Negli ultimi mesi l’emergenza sanitaria ha messo questa figura un po’ sotto i riflettori ed è salita agli onori della cronaca, addirittura presente in alcune illustrazioni di vignette satiriche.
Ricordiamo che dopo alcune singole trasmissioni interpretate in lingua dei segni sui canali della TV di stato, il primo Telegiornale tradotto in lingua dei segni italiana veniva trasmesso il 27 settembre del 1993 sulla principale TV privata a diffusione nazionale dando inizio così ad un servizio fornito con regolarità quotidiana. L’anno dopo, il 6 giugno del 1994, andava in onda il primo TG LIS sulla emittente televisiva di Stato .
Da allora la figura professionale ha acquisito sempre più visibilità e conseguentemente un sempre maggior riconoscimento professionale agli occhi del pubblico che, fino ad allora, poco conosceva questa professione. Man mano ci si spogliava di quell’aura di una professione di aiuto per acquisire agli occhi dei più un’immagine professionale ben delineata.
Entrare nelle case degli italiani per mezzo di una diretta televisiva ha permesso questa sorta di riscatto ma nello stesso tempo ha investito l’interprete di una responsabilità professionale, etica e deontologica molto delicata e importante.
Un aspetto che non va tralasciato ricade sul ruolo che l’interprete televisivo ha rivestito nella diffusione e soprattutto nella standardizzazione della lingua dei segni in oltre 25 anni di dirette televisive. Una funzione che possiamo paragonare a quella che ebbero le prime trasmissioni televisive dellametà degli anni Cinquanta per la lingua italiana in un’epoca in cui nel nostro Paese predominavano i dialetti e i regionalismi.
Nel corso degli anni, il numero dei TG-LIS accessibili alle persone sordeè aumentato nel numero e cresciuto nella durata, ciò ha comportato un effetto cascata che ha vistola diffusione dell’informazione in lingua dei segnianche in varie emittenti locali ma con esiti non omogenei ed irregolari in tutto il territorio.
Oggi, oltre ai Tg accessibili in lingua dei segni, il palinsesto televisivo offre anche l’interpretazione in lingua dei segni di qualche trasmissione televisiva, le dirette parlamentari, i messaggi istituzionali delle più alte cariche dello Stato (per citarne uno su tutti, il consueto appuntamento ogni ultimo dell’anno con il Presidente della Repubblica) e poi ancora realizzazioni di interpretazioni in postproduzione come spot elettorali, rubriche televisive e qualche trasmissione di taglio divulgativo e culturale.
Pur essendo in effetti un’interpretazione simultanea resa in diretta, quella dell’interprete televisivo ha dei connotati un po’ differenti dagli altri contesti in cui l’interprete opera. A ben osservare si tratta (ad esempio nel caso dei Tg) di una traduzione di un testo scritto, che poi viene letto in diretta dal conduttore. Uno studio approfondito del linguaggio specifico utilizzato dai professionisti del piccolo schermo, un arricchimento costante del proprio glossario e soprattutto del proprio bagaglio culturale, permettono al professionista la precisa elaborazione dei contenuti el’interpretazione puntuale ed ineccepibile. E tutto ciò non può prescindere da un aggiornamento professionale strutturato e continuo, così come richiesto dalla Legge4/2013 che regolamenta le libere professioni non organizzate in ordini e albi.
Purtroppo ancora oggi, nel nostro Paese, nonostante i decenni trascorsi e la consuetudine ormai consolidata di accendere la televisione e ritrovare un volto noto, familiare che rende accessibile una parte delle trasmissioni nazionali, questo professionista non ha ancora raggiunto la dignità che meriterebbe: come già sottolineato nei precedenti articoli, l’Italia è ancora molto acerba e mostra reticenza nel riconoscere appieno la nostra professione.
È ancora lungo il lavoro che i singoli professionisti e le associazioni di categoria devono fare per arrivare aduna netta distinzione tra il professionista preparato ed abilitato a rendere un servizio interpretariale e chi, invece, mosso da generosità o altruismo o addirittura da interessi personali, si improvvisa fornendo un’accessibilità alquanto opinabile, danneggiando non solo la professione e l’utente finale, ma anche una lingua e la sua cultura, quella della comunità segnante.