Catania. «Luce» sulla cultura e «fuoco» per alimentare la speranza contro l’indifferenza che avvolge la città
È stato così venerdì pomeriggio – 24 giugno – nella chiesa di San Nicolò L’Arena (piazza Dante), dove si è celebrata la Festa dell’Architetto 2022, a novantanove anni dalla nascita del primo Ordine professionale della categoria.
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Quando la città viene illuminata dalla luce riflessa di pensieri propositivi, sembra quasi – per un attimo – di vederla diversa: raggiante, piena di sfumature, sfolgorante e carica di nuove speranze.
«Perché questa Catania piena di ombre può ancora brillare, può sempre rinascere».
«Abbiamo voluto festeggiare l’architettura e i suoi protagonisti – ha detto in apertura il presidente etneo Oappc Sebastian Carlo Greco – come elementi centrali di un processo capace di valorizzare la qualità del progetto nella sua più elevata dimensione civile e culturale. Vogliamo stimolare istituzioni e cittadini, andare oltre le convenzioni, i percorsi già stabiliti, le visioni consuete. Quel senso di appartenenza, che si è pian piano sgretolato, deve essere ricostituito in nome di un futuro diverso».
Sì, perché abbiamo tutti la necessità di intersecare, mischiare, capovolgere, «attraverso la luce, che quest’anno rappresenta il tema trainante del nostro incontro – ha proseguito la presidente della Fondazione Eleonora Bonanno – così complessa e sfaccettata, difficile da imbrigliare in logiche troppo costruite perché sfuggente e densa di significati. Vogliamo illuminare un punto da cui (ri)partire, grazie anche al contributo di tutti coloro che hanno deciso di intraprendere insieme a noi questo percorso: professionisti di alto profilo che hanno risposto al nostro invito con grande slancio e che vogliamo ringraziare a nome di tutta la nostra comunità».
Si tratta dei componenti del nuovo Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione: chiamati dagli architetti catanesi per condividere azioni, incrociare idee e dare vita a nuova progettualità. “Contaminare” è la parola d’ordine, «per offrire alla nostra città visioni diverse, trasversali, che con l’architettura hanno un comune denominatore: la ricerca continua di armonia e bellezza», hanno sottolineato Greco e Bonanno.
Dall’archeologa ed esperta di musei digitali Elisa Bonacini – che conosce il patrimonio della città dopo aver scavato nel più profondo della sua anima – alla visione indipendente della paesaggista Isotta Cortesi, passando per le emozioni che solo le foto del pluripremiato Fabrizio Villa sanno regalare a chi vuole “osservare” gli “spazi” da angolature differenti. Dalla spinta motivazionale dell’archicoach Ermelinda Gulisano, alla creatività di Lucia Giuliano, che ogni giorno dai giovani della sua Abadir (Accademia di design e comunicazione visiva) può trovare nuovi spunti, passando per la prospettiva internazionale del progettista Michele Marchese. E poi c’è l’assessora urbanista di Livorno Silvia Viviani, la regista e socia fondatrice di “Trame di quartiere” Maria Arena, l’influencer che diffonde architettura nel mondo digital Giada Daniele, l’imprenditore del “verde” Mario Faro, la rinomata musicista e direttrice d’orchestra Gianna Fratta, il prof. della Struttura Speciale Didattica di Siracusa Fabio Ghersi, il critico e docente di “Storia dell’Architettura e del Design” a Mendrisio e al Politecnico di Milano Gabriele Neri, l’artista e architetta Laura Puglisi – che ha collaborato con Isgrò, Pomodoro, Pistoletto, Mulas – la giornalista, critica cinematografica e scrittrice Ornella Sgroi, l’editore specializzato in libri di architettura (con oltre 600 titoli) Francesco Trovato.
Tutti insieme uniti dalla stessa voglia di esplorare insieme nuove strade e nuove azioni da mettere in campo attraverso processi partecipativi. Per illuminare Catania, provando a spegnere quell’indifferenza ormai diffusa.
L’evento si è concluso con l’esibizione del pianista Giovanni Giuseppe Pappalardo e della ballerina Giuliana Randazzo, che è entrata in scena con la sua “Danza del fuoco”, per celebrare il Solstizio d’estate.
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