«La professione forense non si svende». Gli avvocati inglesi incrociano le braccia
Sciopero a oltranza dei penalisti, che protestano contro le tariffe legali ritenute non adeguate all’aumento del costo della vita e la mancanza di personale
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Nel giorno in cui i conservatori hanno designato Liz Truss nuova leader del partito, con l’ingresso a Downing Street (è la terza donna premier nella storia del Regno Unito), i penalisti inglesi e gallesi hanno proclamato uno sciopero a tempo indeterminato. Gli avvocati hanno deciso di incrociare le braccia per protestare contro le tariffe legali ritenute basse non adeguate all’aumento del costo della vita, la mancanza di personale – soprattutto magistrati – e l’arretrato che nei tribunali aumenta a vista d’occhio.
Quello iniziato oggi è il primo grande sciopero dal 2014, anno in cui le toghe si fermarono per una giornata e mezza. La Criminal Bar Association (CBA) guida la protesta dei penalisti di Inghilterra e Galles. Ha iniziato a manifestare il proprio malcontento già alcuni mesi fa, da aprile, con un blocco delle attività ad intermittenza. Settimana dopo settimana le manifestazioni si sono intensificate fino alla proclamazione dello sciopero di ieri, che si aggiunge a quello di altre categorie di lavoratori come i portuali e gli autotrasportatori. Secondo le stime della Criminal Bar Association, i guadagni dei penalisti hanno subito una flessione del 28% dal 2006. La CBA evidenzia che, senza una adeguata considerazione delle istanze dei penalisti, il sistema della giustizia penale “rischia il collasso”. Questa mattina gli avvocati manifesteranno nelle principali città (Cardiff, Manchester, Leeds, Bristol) e organizzeranno un presidio davanti alla Corte suprema, a Londra.
Dal governo la responsabile della Giustizia, Sarah Dines, ha definito lo sciopero “una scelta irresponsabile”. È convinta che protestare non farà altro che aggravare una situazione già pesante; al tempo stesso non offre ai legali soluzioni adeguate per rendere migliore la vita delle toghe inglesi e gallesi. Il ministero della Giustizia teme che lo sciopero produrrà ulteriore arretrato, considerato che ogni mese circa settemila cause penali vengono assegnate ai giudici della Crown Court. Allarme condiviso dagli stessi giudici. Alcuni di loro hanno riferito che i processi per omicidio potrebbero subire, a causa dello sciopero appena proclamato dagli avvocati, rinvii di almeno dodici mesi. I penalisti rispediscono al mittente le accuse sui ritardi che potrebbero imballare l’intera macchina giudiziaria. Non ci stanno ad essere definiti la zavorra della giustizia ed evidenziano che le iniziative messe in campo sono tutte volte ad andare incontro ai cittadini. Hanno deciso di alzare la voce perché non possono essere più sottaciute le condizioni in cui sono costretti a lavorare negli studi legali e nei tribunali.Al di là della Manica i tempi della giustizia penale si allungano in maniera preoccupante.
Nel primo trimestre di quest’anno, per esempio, oltre quattrocento processi sono stati rinviati per mancanza di magistrati (giudicanti e dell’accusa) o per rinuncia al mandato da parte degli avvocati. Numeri che per l’organizzazione del sistema giudiziario del Regno Unito sono ritenuti particolarmente significativi e che per questo provocano preoccupazioni. Una interessante inchiesta della Bbc sulle condizioni di lavoro degli avvocati fa emergere il malumore delle toghe inglesi e gallesi, costrette ad abbandonare la professione per le retribuzioni basse ed il carico di responsabilità non proporzionato alle entrate. Secondo la barrister Diane Mundill, della Fenners Chambers di Cambridge, tra i cittadini il luogo comune secondo il quale gli avvocati vivono nella ricchezza e si beano dei loro successi in tribunale è duro a morire. «Non veniamo pagati per la nostra preparazione – ha detto alla Bbc – e non è questo il modo di trattare i professionisti che svolgono un lavoro delicato. Scioperiamo perché la giustizia penale ha bisogno di essere sostenuta con adeguati investimenti».
Il governo ha offerto un aumento del 15% delle tariffe a partire dalla fine di settembre. Troppo poco per l’avvocatura che chiede invece un aumento del 25%. La presidente della Criminal Bar Association, Kirsty Brimelow, accusa il governo di scarsa attenzione, poiché la giustizia penale è stata trascurata per anni con investimenti inferiori alle aspettative e alle reali esigenze. «La conseguenza – commenta – è stata che alcuni avvocati, che guadagnano meno del salario minimo orario, hanno abbandonato la professione negli ultimi cinque anni. Per questo motivo abbiamo proclamato lo sciopero a partire dal 5 settembre, giorno dell’annuncio del nuovo Primo ministro. La nostra protesta proseguirà, a meno che non vi sia un positivo riscontro da parte del governo». I penalisti della CBA non dimenticano gli avvocati più giovani. «La nostra azione – prosegue Brimelow – intende tutelare il foro penale junior e garantire la futura sostenibilità del sistema della giustizia penale per tutti i cittadini. Il crollo della giustizia penale non può ormai più essere mascherato. Servono nell’immediato investimenti e riforme sostanziali, a lungo termine. È molto importante che gli avvocati mostrino pubblicamente compattezza, sostegno reciproco e facciano conoscere ai media la crisi che viviamo con le nostre richieste».
Il clima, insomma, si fa sempre più rovente. La premier Truss avrà da oggi sulla propria scrivania anche il dossier degli avvocati di Inghilterra e Galles. Il compito di traghettare il Regno Unito fino alla data delle nuove elezioni è, dunque, ancora più impegnativo. Sarà necessario imbastire interventi efficaci anche in favore degli avvocati ed impedire un autunno caldo tanto nelle piazze quanto nei tribunali.
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