Sicurezza sul lavoro, non solo controlli ma cultura della formazione
È l’allarme lanciato nel corso del Cnpr forum “Incidenti sul lavoro, una strage silenziosa. Mancano le norme o i controlli sono insufficienti?”
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“Abbiamo una delle legislazioni migliori dal punto di vista della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. Andrebbe solo aggiornata alla luce delle novità tecnologiche e alle evoluzioni del mercato. Quello che manca sono i controlli. Per milioni di aziende abbiamo solo 6mila ispettori disponibili. Con questi numeri è difficile migliorare la situazione”. È l’allarme lanciato da Susanna Camusso (senatrice del Partito democratico e vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sullo sfruttamento del lavoro in Italia), nel corso del Cnpr forum “Incidenti sul lavoro, una strage silenziosa. Mancano le norme o i controlli sono insufficienti?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Bisognerebbe sapere che tutte le forme di precarietà mettono a rischio il lavoratore perché non c’è adeguata formazione e lo stesso si sente debole e ricattabile, e se vede un problema non lo solleva. Si dà per scontato che un lavoro si possa fare non appena si arriva dal primo giorno senza essere affiancati dai più anziani. Abitudini piegate all’idea – ha proseguito Camusso – che bisogna correre e fare profitto. La sicurezza sul lavoro spesso non è un vincolo nei contratti d’appalto, si tende a ridurre ore di formazione, si fa fatica ad avere indicazioni in più lingue sui pericoli. La somma di tante piccole cose denota come la sicurezza sia considerata ancora un costo e non un investimento. Eppure le vite umane hanno più valore del profitto”.
Sul tema della formazione si è soffermato Alessandro Colucci (Noi Moderati), segretario di presidenza della Camera dei Deputati: “Si è legiferato tantissimo su questo tema ma il problema principale è di tipo culturale. Il rispetto delle regole è un obbligo sul quale dobbiamo tutti attestarci dal punto di vista educativo formativo. Troppo spesso gli incidenti accadono non per assenza di norme ma per il mancato rispetto delle stesse, per superficialità. Manca la consapevolezza delle gravi violazioni che si commettono non rispettando le regole e sulle pesanti conseguenze che queste mancanze provocano. Bisogna favorire la formazione magari attingendo al Fondo nuove competenze, come abbiamo proposto Noi Moderati, per avere la possibilità di formare i lavoratori nei luoghi di lavoro. Certamente – ha aggiunto Colucci – nel momento in cui si è precari, da un punto di vista della pericolosità, ci sono più problemi. E’ necessario allora impegnarli in mestieri in cui siano preparati. Pensiamo a un patentino per alcune mansioni che ne attesti anche la conoscenza delle norme di sicurezza. Da questo punto di vista qualche passaggio normativo in più andrebbe fatto, anche in tema di subappalti che vanno gestiti al meglio e non banditi”.
Manutenzione e aggiornamento degli impianti sono fondamentali per Enrico Cappelletti (deputato del M5s in Commissione Attività produttive a Montecitorio): “Il nostro impegno è stato dedicato ad aumentare le risorse in favore dell’Ispettorato del lavoro. In Italia si registrano 160mila controlli l’anno svolti da 4mila ispettori su 1 milione e 800mila imprese. Ciò significa che ogni ispettore ne deve verificare 500. Così non va bene. Servono più controlli e una maggiore cultura della sicurezza sul lavoro. A partire dalla verifica dei macchinari più obsoleti. Abbiamo promosso un pacchetto come Transizione 4.0 per le imprese affinché ammodernassero gli impianti. Dispiace constatare – osserva Cappelletti – che su questo tema non c’è nulla nella legge di bilancio. Altro tema è quello di far uscire i lavoratori dal precariato. Noi lo abbiamo fatto con il decreto Dignità grazie al quale sono stati stipulati oltre 500mila nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato. E’ questa la strada. Non possiamo continuare ad alimentare il precariato e poi ci stupiamo se in Italia abbiamo un crollo della natalità e la fuga di cervelli. Questo è contrario allo sviluppo del Paese”.
Secondo Chiara Tenerini (parlamentare di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera): “Il problema deve essere affrontato sia sul piano normativo che su quello dei controlli. Il governo ha introdotto con il decreto Lavoro l’obbligo di nomina del medico competente e l’estensione della sorveglianza sanitaria in tutti i casi in cui c’è valutazione di rischio con l’obbligo di estendere la tutela a tutti i lavoratori autonomi. Purtroppo assistiamo a una strage silenziosa che miete vittime e feriti nei luoghi di lavoro quotidianamente. Partiamo dall’educazione delle nuove generazione perché abbiano consapevolezza di quelli che sono i rischi e la capacità di comprendere se i contratti che siglano contemplino tutte le tutele necessarie. Bisogna incentivare le aziende virtuose attraverso meccanismi come il credito d’imposta. Altro tema dibattuto che anima il dibattito politico è quello del lavoro precario e del lavoro povero sacche naturali dove si annidano ulteriori rischi per le tutele del lavoro. In Italia sono circa tre milioni i lavoratori senza contratto a tempo indeterminato e bisogna trovare soluzioni concrete per combattere questo fenomeno”.
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Antonio Moltelo (commercialista dell’Odcec di Nola): “Il paradosso che viviamo in Italia sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è quello di avere norme assolutamente all’avanguardia che poi non trovano applicazione concreta sui territori. L’anello debole sul quale intervenire è sicuramente quello dei controlli se vogliamo mettere fine alla inaccettabile mattanza che vede ogni anno oltre un migliaio di persone uscire di casa per andare al lavoro senza fare più ritorno”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Non occorrono nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro. In Italia abbiamo una legislazione eccellente, ricca, completa. Quello che occorre è incrementare il sistema dei controlli. Perché se le leggi ci sono e nessuno controlla allora non facciamo grandi passi in avanti. Quando si parla di incidenti sul lavoro le conclusioni sono molte dolorose. Contiamo centinaia di migliaia di incidenti sul lavoro ogni anno. Nel 2022 l’Inail ne ha censiti oltre seicentomila con più di mille morti. Cosa manca oltre ai controlli? La cultura della formazione, quella capacità di infondere nei soggetti che danno lavoro o che svolgono la prestazione lavorativa la corretta formazione su quel che è necessario fare per prevenire i rischi derivanti dalle condizioni in cui operano. E quando si massimizza il profitto e si creano condizioni di disparità per le quali il lavoratore è molto più debole rispetto al proprio datore, è inevitabilmente disposto a lavorare in condizioni meno sicure. Per questo occorre che la cultura di prevenzione nei datori deve essere molto più intensa”.
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