470 comuni in crisi (6% del totale)
257 gli enti locali in predissesto e 213 quelli in dissesto. Nettamente più alto il numero di casi al Sud e nei piccoli Comuni.
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470 comuni italiani (il 6% del totale) in stato di crisi (257 in predissesto e 213 in dissesto), concentrati prevalentemente al Sud, con una tendenza alla crescita dopo gli anni della crisi pandemica. È la fotografia scattata dalla Fondazionale nazionale dei commercialisti nel documento “Lo stato di crisi degli enti locali: evoluzioni e prospettive” nella quale i dati, elaborati in base alle rilevazioni più recenti ottenute da varie fonti (Banca dati delle amministrazioni pubbliche – BDAP, Banca dati sulle criticità finanziarie dei Comuni italiani – Istituto per la Finanza e l’Economia locale – IFEL, Corte dei conti, Ministero dell’Interno), indicano una ripresa, negli ultimi anni, dei fenomeni di criticità finanziaria, evidenziata in primo luogo dal quadro offerto delle diverse situazioni di deficit e confermata dalla dinamica dei dissesti. Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio “la normativa attuale è inadeguata. Con il disegno di legge sulla revisione delle leggi sull’ordinamento degli enti locali vanno rafforzati i controlli nei Comuni sotto i 15mila abitanti e gli strumenti per l’emersione tempestiva delle situazioni di squilibrio”.
Secondo quanto emerge dalle elaborazioni dei commercialisti, aggiornate all’aprile di quest’anno, tra le 257 procedure di predissesto attualmente aperte prevalgano nettamente quelle concentrate al Sud (68%) rispetto al Centro (16%) e al Nord (16%). Su tutti spiccano i dati di Campania e Sicilia (43 comuni coinvolti in ciascuna delle due regioni, pari al 34% del totale). 36 quelli in Calabria (14%), 35 nel Lazio (14%) e 22 in Puglia (9%). Il numero dei Comuni coinvolti si riduce invece drasticamente in alcune regioni del Centro-Nord (2 in Emilia-Romagna e solo 1 in Trentino Alto-Adige, Marche e Veneto).
Dalla ricerca dei commercialisti emerge anche che il 53% degli enti in predissesto ha una popolazione inferiore a 5.000 abitanti (di cui il 28% di enti con popolazione inferiore a 2.000 abitanti) e si concentra per quasi il 50% nell’area geografica Sud, mentre il 46% è raggruppato nelle classi con popolazione compresa tra i 5.000 e i 100.000 abitanti, anche in questo caso concentrato per il 44% al Sud. Solo il 2% degli enti si colloca nelle classi demografiche con popolazione superiore a 100.000 abitanti e si tratta di capoluoghi di provincia situati prevalentemente al Sud (Alessandria, Andria, Avellino, Brindisi, Imperia, Lecce, Messina, Napoli, Palermo, Pescara, Potenza, Rieti). Il dato delle procedure al Nord, che rappresentano il 12%, è concentrato nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.
Il fenomeno dei 213 Comuni in dissesto interessa 13 regioni ed è concentrato in Campania con 47 casi (22%), Calabria con 52 (24%) e Sicilia con 69 (32%). Interessanti anche i dati di Lazio (15), Puglia (8) e Abruzzo (7). I dati percentuali rappresentano anche in questo caso una concentrazione maggiore di dissesti nelle regione del Sud e in Sicilia: attraversando lo stivale si nota che in alcune regioni del Nord-Ovest (Valle d’Aosta), del Nord-Est (Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna e Veneto), del Centro (Umbria) e in Sardegna non si rilevano situazioni di default, mentre l’area meridionale (Sud-Ovest) e insulare (Sicilia) rappresentano un’area che incorpora circa il 90% degli enti dissestati, molti dei quali ormai cronici.
2024_06_14_Lo stato di crisi degli enti locali_evoluzione e prospettive
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