Manovra 2024. A rischio i 4 miliardi chiesti per la sanità: preoccupa la tenuta del sistema
Manovra 2024. Pensioni, fisco e sanità sono i tre capitoli più importanti su cui è aperta la partita della Manovra. Dalle sigle della sanità parte l’allarme per la tenuta del sistema
In evidenza
Pensioni, fisco e sanità. Sono i tre capitoli più importanti su cui è aperta la partita della Manovra, che devono fare i conti con risorse limitate e, dall’anno prossimo, con il Patto di Stabilità. Gli spazi sono angusti e il confronto è acceso anche all’interno della maggioranza. Dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, già questa estate, erano stati chiesti circa 4 miliardi di euro, una cifra a rischio, e dalle sigle della sanità parte l’allarme per la tenuta del sistema.
Manovra: il tema delle risorse e i nodi caldi
La Manovra allo studio è stata definita «complicata. Non si può fare tutto» ha ribadito Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. «Faremo una legge di bilancio prudente e che tenga conto delle regole di finanza pubblica» e delle risorse. Anche perché, dal prossimo gennaio, torna il Patto di stabilità, seppure con nuovi orientamenti e con un dialogo aperto – «bisogna tenere conto degli investimenti per la transizione energetica e delle spese umanitarie per il sostegno all’Ucraina» è la posizione che si vuole far valere.
A ogni modo, tra le ipotesi per far tornare i conti “il Governo potrebbe rivedere l’obiettivo di deficit fissato per quest’anno (adesso al 4,5% del Pil), in modo da avere più spazio per coprire gli interventi da approvare entro dicembre per i quali servirebbero oltre trenta miliardi” riferiscono le Agenzie. Nei piani del Governo sembra esserci quello di mantenere fermo l’impianto della Manovra, con alcune proposte considerate fondamentali: “la conferma del taglio del cuneo fiscale, per chi ha redditi medio-bassi, che vale una decina di miliardi”, detassazione di straordinari tredicesime e premi di produzione, potenziamento del welfare aziendale, “per quattro-cinque miliardi”. A cui “vanno aggiunti circa sei miliardi di spese necessarie a mandare avanti la macchina dello Stato”. Ma anche il tema delle pensioni è caldo, con l’aumento delle pensioni minime e quota 103 in scadenza. Domani, ci sarà una riunione con i capigruppo di maggioranza per iniziare a mettere in chiaro paletti e priorità.
Per la sanità chiesti circa 4 miliardi di euro, ma la cifra è a rischio
Intanto, a preoccupare è soprattutto il capitolo sanità. «Per la Sanità servono 3-4 miliardi in più da destinare prioritariamente agli incentivi per il personale in modo da rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale. Poi va superato il tetto di spesa sul personale perché abbiamo bisogno di fare più assunzioni» aveva detto questa estate il ministro della Sanità, Orazio Schillaci.
La cifra è stata rivendicata anche dalle Regioni, ma se, da un lato, sin da subito, non aveva incontrato il sostegno dal Mef, con il rischio che il capitolo trovi un posto troppo piccolo nella Manovra, dall’altro, instilla, in alcuni, il timone che non sia comunque sufficiente a risollevare il servizio pubblico.
«Per la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale servono 4 miliardi aggiuntivi, di cui 2,7 miliardi solo per il rinnovo del contratto dei medici e veterinari per il triennio 2022-2024» spiega Pierino di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed, che ha visto la ripresa delle trattative per il contratto della dirigenza medica 2019-2021. Ma, per la situazione in cui ci troviamo oggi, «occorre aumentare dell’1,5% la percentuale della spesa sanitaria pubblica sul Pil. Speriamo nel buon senso di tutti. Siamo preoccupatissimi per le risorse in legge di Bilancio: non ci sono soldi, non solo per il contratto, ma in generale per la sanità pubblica e gli ospedali. Se non ci sono risposte non resteremo con le mani in mano». Dalla Fp Cgil viene fatto notare che «il Def scritto dal Governo pochi mesi fa programma di portare la spesa pubblica rispetto al Pil al 6,2% nel 2025, a livelli inferiori rispetto al periodo pre-pandemia. Il tutto mentre cresce il costo della vita, le spese private dei cittadini e la rinuncia alle cure. La scelta di disinvestire sulla sanità pubblica va ripensata».
Forti le preoccupazioni per la tenuta. Speranza: Cdm accolga la richiesta del ministro Schillaci
A farsi sentire è anche l’opposizione, dal Forum Ambrosetti a Cernobbio: «Non investire risorse nella sanità pubblica significa lasciare scoperte le regioni e tagliare servizi alle persone» ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. Insomma, a servire sono risorse per il rinnovo dei contratti e stanziamenti per cercare di azzerare le liste d’attesa.
Anche dal precedente Ministro della Sanità, Roberto Speranza, in una intervista all’Huffingtonpost, arriva l’allarme: «Serve un piano pluriennale di forte finanziamento della nostra sanità. Per questo esprimo l’auspicio che la richiesta del Ministro Orazio Schillaci venga accolta dal Cdm. Tutte le forze politiche dovrebbero lavorare per rafforzare la sanità». La necessità è infatti che «non si vada mai sotto al 7% della spesa sul Pil». Altrimenti «non si regge. Sono preoccupato perché sento dire che i pochi soldi disponibili andranno in altre direzioni. Se le voci fossero vere sarebbe un problema enorme».
Una preoccupazione che trova riscontro anche nelle parole di Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe: “L’imponente sotto-finanziamento, la progressiva carenza di personale sanitario, i modelli organizzativi obsoleti, l’incapacità di ridurre le diseguaglianze e l’inevitabile avanzata del privato” sono alla base di “liste di attesa, affollamento dei pronto soccorsi, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure”. I confronti internazionali “sulla spesa sanitaria pubblica pro-capite relativi al 2022 che l’Italia in Europa precede solo i paesi dell’Est (Repubblica Ceca esclusa), oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. E tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza, siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili frutto della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato e/o non investito in sanità ignorando – a differenza di altri paesi – che il grado di salute e benessere della popolazione condizionano la crescita del PIL. Il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta, con segnali già visibili nella NaDEF 2023 e, soprattutto, nella prossima Legge di Bilancio”.
Farmacista 33