Inadeguatezza del dl per i professionisti dell’area tecnica
Cura Italia, le valutazioni di Confprofessioni
Le valutazioni sul Cura italia dei segretari nazionali di Asso Ingegneri ed Architetti, Maria Pungetti, di Ala Assoarchitetti, Bruno Gabbiani, di Singeop, Guglielmo Emanuele, di Fidaf, Andrea Sonnino e di Antec, Amos Giardino, non si sono fatte attendere. Le sigle dell’area tecnica Asso Ingegneri e Architetti, Ala Assoarchitetti, Singeop, Fidaf e Antec, pur avendo già espesso singolarmente le proprie posizioni, ora congiuntamente esprimono le valutazioni sul decreto “Cura Italia” riscontrando l’inadeguatezza, per i professionisti dell’area tecnica, dei provvedimenti previsti dal Decreto legge del 17 marzo n.18. I liberi professionisti italiani, rappresentati dalle sigle firmatarie del presente documento, nello specifico: architetti, ingegneri, geologi, dottori in agraria e forestali, periti industriali, geometri, periti agrari e agrotecnici, sono certamente tra le categorie professionali che, insieme ad altre, sono investite duramente dall’eccezionalità dei giorni che stiamo vivendo, vista l’impossibilità dello svolgimento del normale lavoro quotidiano. Milano (città esemplare, ma con essa anche le altre) ne è un esempio: progettazione frenata o bloccata, cantieri chiusi, attività di direzione lavori ferme, sopralluoghi rinviati, collaudi interrotti, consulenze del Tribunale troncate, pratiche edilizie rinviate a data da destinarsi, accessi agli atti sospesi, consulenze rimandate o addirittura annullate. Tra le tante domande scaturite dall’emergenza, i professionisti dell’area tecnica si chiedono che fine faranno le loro attività, che hanno un’utilità economica e sociale essenziale per l’intero Paese e per la bilancia dei pagamenti, e se avranno lavoro per poter sostenere le loro famiglie, perchè senza un’adeguata ripresa dell’economia e quindi delle attività professionali, non potranno pensare con serenità al futuro e quindi molti studi dovranno chiudere, lasciando in grossa difficoltà vaste aree della nostra società. Oltre il 70% degli studi professionali ha chiuso e solo alcuni sono in grado di praticare il lavoro agile, ma con una forte riduzione dell’attività professionale. Le recentissime ulteriori misure restrittive poste in essere dal Governo, e quelle che si aggiungeranno a breve, indurranno altre chiusure, poiché il lavoro dei liberi professionisti dipende da incontri, sopralluoghi, attività presso i pubblici uffici, tutte attività che presuppongono un rapporto diretto con le persone, nonché spostamenti per raggiungere cantieri, luoghi da visionare ed uffici da visitare. È quindi evidente che le attività si fermeranno praticamente del tutto, con gravissime ripercussioni, sui flussi di cassa, sulla liquidità e, di conseguenza, oltre che sulle attività e sugli investimenti programmati per i prossimi mesi, sulla stessa possibilità immediata di corrispondere gli emolumenti ai dipendenti ed aii collaboratori. Alle nostre attività professionali, evidentemente, non potranno essere compatibili due velocità: quella determinata dal “iorestoacasa” e i molteplici adempimenti a cui i liberi professionisti sono normalmente sottoposti, per un periodo del quale non si conosce ancora la durata. Risultato: enorme difficoltà e paralisi pressoché totale di quasi tutti gli Studi professionali sul territorio nazionale, specie degli studi più piccoli che in Italia sono la maggioranza; analogamente la clientela, vista la situazione emergenziale e di incertezza, ha sospeso la maggior parte dei contatti con gli studi dei liberi Professionisti, a discapito di lavori/incarichi anche in corso, aggravando una situazione lavorativa già compromessa da anni di crisi economica. Come noto, tutte le Casse Previdenziali Private si sono attivate con provvedimenti di loro competenza, ad esempio con il rinvio del termine di pagamento dei contributi minimi 2020, sospendendo le azioni di riscossione e di accertamento, ma queste azioni, se non affiancate da altre misure straordinarie e urgenti, non sono sufficienti a contrastare il fermo quasi totale della libera professione ed il conseguente impatto economico sui colleghi. Sono quindi necessarie misure di sostegno urgenti, ma anche e soprattutto provvedimenti strutturali, per rilanciare il settore trainante delle costruzioni, il sistema produttivo, la tutela e lo sviluppo del territorio e dell’ambiente e con essi l’intera economia del Paese. Allo scopo di sostenere il reddito dei Liberi Professionisti impossibilitati a svolgere il proprio lavoro ordinario a causa dell’utile e necessario “iorestoacasa” e poter “tenere testa” con decoro a questa indiscutibile crisi col minor danno possibile, in attesa che siano ripristinati i tempi in cui la Professione potrà riprendere, occorre un intervento urgente che alleggerisca i professionisti dai carichi economici e fiscali, insostenibili in questo stato di emergenza senza precedenti, ma occorre soprattutto che siano forniti sostegno al reddito e liquidità, necessari alla sopravvivenza dei professionisti e delle loro famiglie. Da quanto previsto dal DL 18/2020, riscontriamo che le problematiche dei liberi professionisti, in particolare quelli operanti nell’area tecnica, non sono stati presi in considerazione; auspichiamo che sia stato soltanto perché c’erano settori per i quali era necessario procedere in modo immediato ed urgente, come quello sanitario, e rinnoviamo quindi unitariamente con forza e decisione le nostre richieste al Governo, con l’auspicio che nel prossimo decreto venga finalmente posta la dovuta attenzione ad una comparto professionale di così grande rilevanza sociale, essendoci demandato il rapporto di intermediazione fra società civile ed istituzioni, oltre al ruolo di tutela della sicurezza e del territorio.
Asso Ingegneri e Architetti, Ala Assoarchitetti, Singeop, Fidaf e Antec chiedono nell’immediato:
di estendere i provvedimenti di sostegno al reddito, come il bonus mensile esentasse, a tutti i liberi professionisti iscritti agli Enti Previdenziali Privati degli Ordini di appartenenza, che devono essere autorizzati ad erogare contributi per il sostegno al reddito dei professionisti, oggi impossibilitati a svolgere pienamente la ordinaria professione;
di varare misure finanziarie concrete atte ad agevolare i liberi professionisti con figli, per la prolungata chiusura delle scuole, anche coinvolgendo direttamente le casse di previdenza private;
la sospensione dei versamenti per le attività professionali e del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, erogati da banche e da intermediari finanziari, il pagamento dei premi derivanti da polizze assicurative, nonché la moratoria di tasse, adempimenti tributari, contributivi e assistenziali;
le sospensioni procedimentali e processuali, ivi comprese procedure esecutive, di riscossioni ordinarie e straordinarie o coattive, con temporanea sospensione delle attività di verifica e controllo fiscale presso gli studi professionali, in capo all’attività ordinaria della Guardia di Finanza;
di adottare straordinarie e idonee agevolazioni delle misure fiscali atte a compensare il calo di fatturato, che interessano e interesseranno tutti i professionisti per molto tempo secondo la logica del contribuire tutti, ma in misura ridotta;
l’accesso al credito senza garanzie, commisurato alle necessità, sia pur limitato nel tempo;
l’attivazione di tutte le possibili forme di ammortizzatori sociali (cassa integrazione, fondo integrazione salariale, ecc.) con estensione in deroga anche a favore degli studi professionali, alla pari delle PMI, anche se costituiti da un solo dipendente, analogamente identificando altresì provvedimenti a supporto dei singoli liberi professionisti.
Specifiche agevolazioni per promuovere lo smart working, per dotazioni e logistica, con relativi finanziamenti per investimenti e provvista della liquidità connessa.
Siamo inoltre purtroppo consapevoli del fatto che questa situazione emergenziale metterà a dura prova i bilanci di esercizio delle imprese e delle aziende clienti, (siano esse grandi, medie, piccole o microimprese), che pertanto non potranno registrare equilibrio di bilancio e assai probabilmente subiranno perdite, anziché guadagni, e quindi non procederanno ad alcun reinvestimento.
Questo si ripercuoterà inesorabilmente sulle nostre aree professionali, con la mancanza di ogni tipo di commesse progettuali.Al fine di rilanciare l’economia che sta collassando, le nostre Associazioni chiedono quindi al Governo immediate misure straordinarie d’incentivazione alle attività produttive, all’innovazione, all’edilizia, alla tutela e allo sviluppo dell’ambiente e del territorio e di operare con urgenza per far ripartire i lavori pubblici, che con la profonda crisi del sistema privato, saranno il motore fondamentale per nuovo lavoro professionale. Di conseguenza le nostre Associazioni, che congiuntamente rappresentano tutte le professioni e gli interessi diffusi dei liberi professionisti dell’Area Territorio e Ambiente aderenti alla Confederazione, invitano la Giunta e il Presidente di Confprofessioni, ad inserire le richieste sopra esposte, nel documento confederale, che riguarderà gli interessi della totalità delle professioni aderenti. Ringraziando per l’attenzione e certi della piena condivisione e riscontro, porgiamo i più cordiali saluti.
Fonte: Il Mattino
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