Ok neutralità fiscale, da rivedere approccio e gestione CPB
La Confederazione presieduta da Gaetano Stella in audizione al Senato sulla revisione del regime impositivo dei redditi.
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Soddisfazione per un provvedimento che rilancia le aggregazioni e le società tra professionisti, anche se manca ancora un passaggio sul regime previdenziale. Sul CPB necessarie modalità di attuazione compatibili con statuto del contribuente
«Finalmente viene riconosciuto il principio di neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali, comprese quelle sul passaggio da associazioni professionali a società tra professionisti. Tuttavia, il processo di attuazione della delega per la riforma fiscale sta attraversando una fase di difficoltà, legata soprattutto all’implementazione del nuovo concordato preventivo biennale (CPB)». È quanto ha affermato Andrea Dili, componente della Giunta esecutiva di Confprofessioni, nel corso di un’audizione davanti Commissione Finanze del Senato, che sta esaminando il decreto legislativo sulla revisione del regime impositivo dei redditi.
Ricordando le continue modifiche e integrazioni che hanno caratterizzato l’iter del CPB, Dili ha sottolineato «la netta cesura tra gli apprezzabili obiettivi della legge delega per la riforma fiscale (tra i quali la rivalutazione dello statuto del contribuente) e le modalità di attuazione del CPB, che violano gli stessi principi che la delega vorrebbe valorizzare». Una situazione che «contribuisce ancora una volta ad alimentare la sfiducia del contribuente nei confronti dell’Amministrazione finanziaria. Fenomeno che, anche prospetticamente, potrebbe mettere a rischio il successo degli strumenti di compliance proposti».
Molto soddisfatti, invece, per la piena attuazione del principio di neutralità fiscale, un passaggio fondamentale per favorire la crescita dimensionale degli studi professionali, come auspicato da Confprofessioni. «Le società tra professionisti costituiscono il principale modello organizzativo in grado di sostenere i processi di aggregazione delle attività professionali e possono rappresentare lo strumento per assicurare solidità, multidisciplinarietà e dinamicità ai professionisti italiani sul mercato europeo dei servizi professionali», ha osservato Dili. «Tuttavia i processi di aggregazione dei professionisti dovrebbero essere sostenuti da incentivi fiscali e da un riassetto del quadro normativo, in particolare, sul regime previdenziale evitando la duplicazione del contributo previdenziale integrativo, che continua a costituire un disincentivo all’aggregazione in STP».
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