Valorizzato il ruolo della contrattazione collettiva
Il presidente di Confprofessioni, Stella in audizione presso la commissione Affari sociali del Senato
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“Gli interventi di semplificazione, rinviando agli accordi tra le parti sociali, contribuiscono a rendere più agile l’utilizzo del lavoro a termine e meno onerosi gli obblighi di informazione da parte del datore. Servono un attento monitoraggio degli incentivi volti all’inserimento occupazionale e un adeguamento della soglia dei fringe benefits”
«Le misure previste dal decreto lavoro sono accolte positivamente dal mondo professionale, che da tempo chiedeva interventi di semplificazione e razionalizzazione delle regole del mercato del lavoro. In particolare, riteniamo che le norme proposte abbiamo il merito di rendere più fluido l’utilizzo del lavoro a termine valorizzando il ruolo della contrattazione collettiva, chiamata a definire le causali oltre i dodici mesi per questa tipologia contrattuale». È quanto ha dichiarato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, davanti alla commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza del Senato, lo scorso 17 maggio, nel corso dell’audizione sul disegno di legge relativo alla “Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro”.
Sul tema degli adempimenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, la Confederazione, pur esprimendo parere favorevole sulla novità introdotta dall’art. 18 del decreto che estende il Testo unico anche ai giovani coinvolti in tirocini e in alternanza scuola lavoro, ha tuttavia sottolineato la necessità di individuare misure di semplificazione degli adempimenti relativi alla valutazione dei rischi negli uffici e nelle aziende a basso rischio infortunistico, al fine di alleggerire i costi delle procedure che gravano sulle piccole e medie strutture.
Giudizio positivo anche per le modifiche introdotte sugli obblighi di informazione da parte del datore di lavoro, sulla base del Decreto Trasparenza. «L’art. 26 del decreto lavoro prevede infatti la possibilità di rinviare alla legge o alla contrattazione collettiva senza l’inutile trascrizione dei testi o di informazioni, evitando l’appesantimento burocratico. Invitiamo, a tal proposito, a valorizzare quanto realizzato dal Cnel con l’archivio dei contratti collettivi, che costituisce un patrimonio di informazioni a disposizione dei cittadini e dei lavoratori», ha sottolineato Stella.
Sugli incentivi volti a favorire l’inserimento occupazionale, Confprofessioni ha suggerito un’azione di semplificazione finalizzata al riordino del quadro normativo e un attento monitoraggio sull’utilizzo degli incentivi, azioni utili a «liberare ulteriori risorse per finanziare una nuova riduzione del cuneo fiscale o la detassazione e la decontribuzione degli aumenti contrattuali, leva di fondamentale importanza per stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro».
Per quanto riguarda il welfare aziendale, gli interventi previsti dal decreto lavoro restringono il campo di applicazione e introducono limiti temporali. I fringe benefits fino a 3.000 euro vengono infatti destinati esclusivamente ai lavoratori dipendenti con figli e per il solo anno d’imposta 2023. «Riteniamo invece tali misure strategiche per il recupero del potere di acquisto di tutti i lavoratori; pertanto auspichiamo, in sede di conversione del decreto, un adeguamento della soglia oggi anacronistica dei 258,23 euro stabilita dall’art. 51 del TUIR».
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