Welfare, Confprofessioni: Sanità pubblica e privata insieme per un modello universale
Luca De Gregorio, direttore Cadiprof: Aumenta la domanda di protezione sociale di autonomi e professionisti
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«L’integrazione tra sanità pubblica e privata deve rappresentare la bussola per un complessivo ripensamento del welfare e dell’assistenza socio-sanitaria in Italia. Un modello universale di welfare che, attraverso la crescita dei fondi sanitari integrativi nati all’interno dell’autonomia negoziale dei contratti collettivi nazionali, sappia rispondere alle specifiche esigenze delle diverse categorie di lavoratori e alla sempre più pressante ed emergente domanda di protezione sociale di autonomi e liberi professionisti». È il messaggio lanciato da Confprofessioni davanti alla Commissione Affari sociali del Senato, nel corso dell’audizione
La Confederazione ritiene che il sostegno dei fondi sanitari integrativi, all’interno di una sinergia tra i diversi pilastri del welfare, implichi per lo Stato e la società positivi effetti di sistema. Grazie al ruolo dei fondi integrativi, ha dichiarato Luca De Gregorio, direttore della Cassa di assistenza sanitaria degli studi professionali (Cadiprof) «si snellisce il carico di lavoro e la complessità organizzativa delle strutture della sanità pubblica; si amplia la libertà di scelta delle cure e dei servizi; aumenta lo spazio per gli investimenti imprenditoriali nella sanità privata; si tutelano i più deboli; migliora la salute dei cittadini».
Secondo Confprofessioni è quindi opportuno concedere una maggiore autonomia ai fondi sanitari in tema di scelta di destinazione delle risorse. Oggi la quota vincolata del 20% (art. 5, D.M. 27 ottobre 2009) comprende infatti soltanto prestazioni legate a non autosufficienza, riabilitazione, odontoiatria, ma «andrebbero ampliate includendo, ad esempio, le spese per check-up di prevenzione e screening (cardiovascolari ed oncologici)».
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