Welfare in primo piano per favorire l'occupazione femminile
Confprofessioni davanti alla Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera: ampliare ai professionisti le tutele per donne e famiglie
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«Adeguate misure di conciliazione vita-lavoro, un solido sistema di welfare per le donne e le famiglie sono il primo strumento per favorire l’occupazione femminile ed eliminare concretamente gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione delle pari opportunità nel mondo del lavoro». Così la vicepresidente di Confprofessioni, notaio Claudia Alessandrelli, ieri in audizione alla Camera dei Deputati davanti alla XI Commissione Lavoro, dove si stanno discutendo diverse proposte di legge in materia di pari opportunità nei luoghi di lavoro. «L’incidenza di forti carichi familiari, con una condivisione ancora sbilanciata e asimmetrica verso la donna, e la carenza di adeguate tutele a sostegno della famiglia incidono in maniera significativa sulla partecipazione femminile nel mondo del lavoro, collocando l’Italia tra i Paesi meno virtuosi, come dimostrano gli ultimi dati del Global Gender Gap Report e dell’Istat – ha continuato la vicepresidente di Confprofessioni. Un tema da tempo al centro dell’azione di Confprofessioni, in particolare nel suo ruolo di parte sociale e attore della contrattazione collettiva che, con gli strumenti della bilateralità, ha un ruolo fondamentale nel predisporre forme di conciliazione vita-lavoro e di flessibilizzazione del rapporto di lavoro rispondenti alle specifiche esigenze dei lavoratori degli studi professionali. Il rilancio dell’occupazione femminile, anche attraverso incentivi ed agevolazioni per l’assunzione delle donne e misure premiali per le aziende che contrastano e rimuovono le discriminazioni di genere ha un notevole impatto oltre che sul piano economico, sotto il profilo sociale e culturale», ha sottolineato Alessandrelli. «L’obiettivo è quello di valorizzare e recuperare quel “giacimento” di lavoro femminile (caratterizzato da conoscenze, energie, competenze, intelligenza e creatività) destinato a rimanere invisibile in presenza di disoccupazione, inoccupazione e scoraggiamento femminile. Pur nella diversità degli approcci e delle soluzioni prospettate, le proposte di legge all’esame del Parlamento presentano un elemento comune: esse pongono al centro dell’attenzione in particolare il lavoro dipendente nelle aziende – conclude Alessandrelli. – Tuttavia questa focalizzazione non deve far dimenticare che problemi attinenti al pieno rispetto dei diritti della donna lavoratrice si riscontrano anche nel lavoro autonomo. Difatti tutte le analisi e gli studi condotti da Confprofessioni fanno registrare anche per le libere professioniste un divario su tre aspetti che possono essere sintetizzati nelle tre “R”: Ruolo (nel senso di compiti, funzioni, attività svolti dalla professionista), Reddito, Rappresentanza (negli organi istituzionali e/o nelle rispettive associazioni di rappresentanza).
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