Consulenti Palermo. L’Inps nega gli assegni familiari ai lavoratori in trattamento di integrazione salariale f.i.s.
Oltre al danno, la beffa.
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L’Inps, con una interpretazione non supportata dalle norme, in questo periodo di grave emergenza economica e sociale ha deciso di escludere dagli assegni familiari durante il periodo di integrazione al reddito con causale Covid-19 solo i lavoratori tutelati dal Fondo di integrazione salariale, mentre ha confermato gli assegni familiari per gli altri lavoratori che sono invece assistiti dalla cassa integrazione ordinaria e in deroga. La ministra del Lavoro, la siciliana Nunzia Catalfo, intervenga subito per eliminare questa disparità di trattamento, perché non ci siano ‘figli di un dio minore’ ”. A lanciare l’allarme per migliaia di lavoratori siciliani danneggiati è Antonino Alessi, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo, che aggiunge: “È urgente un provvedimento che autorizzi l’immediato pagamento di questi assegni familiari”. Con la circolare 47 del 28 marzo scorso, emanata in attuazione delle misure del decreto “Cura Italia”, l’Inps, nel chiarire le modalità degli ammortizzatori sociali straordinari di assistenza ai lavoratori coinvolti dalle misure restrittive dell’emergenza Covid-19, ha ribadito, senza che nessuna nuova norma l’abbia specificato, una sua precedente errata posizione del 2017. Il problema nasce dal fatto che il decreto interministeriale 94393 del 2016 istitutivo del Fondo di integrazione salariale (Fis) per i lavoratori di aziende con più di 5 dipendenti appartenenti ai settori esclusi dalla cassa integrazione ordinaria e in deroga, “non prevede espressamente – spiega Alessi – la corresponsione degli assegni familiari, ma neanche la esclude. Ma – sottolinea Antonino Alessi – sia il decreto legislativo 148 del 2015, sia, ancora prima, la legge 1115 del 1968, avevano già stabilito che gli assegni familiari spettano a tutti i lavoratori beneficiari dei trattamenti di integrazione salariale, ed è evidente che il Fis rientra fra questi”. “Il fatto che nel decreto ‘Cura Italia’ sia stato omesso di specificarlo espressamente non autorizza – incalza Alessi – notarili e burocratiche interpretazioni che mal si conciliano con lo spirito con cui il governo sta affrontando l’emergenza. Abbiamo puntualmente smontato i presupposti normativi su cui si basa la circolare 47 dell’Inps, indicando come le norme analizzate in un approfondimento del nostro Consiglio nazionale supportino la nostra tesi. E oltre al conforto normativo che permette l’estensione del trattamento, va ricordato che in un ordinamento basato sul principio di eguaglianza ed equità non è possibile agire in maniera restrittiva creando una categoria di lavoratori di serie B che oggi, oltre al lavoro, perderebbero anche il diritto di sfamare coniugi e figli. La sottrazione degli assegni familiari contrasta, infine, con tutte le recenti misure di contrasto della povertà”. “Se l’Inps – conclude Alessi – non intende, con buon senso, fare marcia indietro, intervenga la ministra Catalfo a rendere equità a questi lavoratori”.
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