Anno: XXV - Numero 209    
Giovedì 14 Novembre 2024 ore 14:40
Resta aggiornato:

Home » Abbandono studi, Italia maglia nera in Europa

Abbandono studi, Italia maglia nera in Europa

A lanciare l’allarme è la ricerca della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro

Abbandono studi, Italia maglia nera in Europa

La disaffezione verso i processi formativi e la crescita della povertà familiare rischiano di lasciare campo libero all’aumento del lavoro minorile in Italia nel post pandemia e alla creazione di una platea di lavoratori senza le necessarie competenze per scalare la piramide professionale.

A lanciare l’allarme è la ricerca della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro da cui emerge che tra i lavoratori con età compresa tra 16 e 64 anni circa 2,4 milioni hanno svolto un qualche tipo di attività lavorativa prima del sedicesimo compleanno. Un fenomeno di irregolarità che si conferma ancora diffuso tra i giovani e penalizza le prospettive di formazione e lavoro: nel 2020, erano oltre 230mila gli under 35 a dichiarare di aver ricevuto una retribuzione già prima dei 16 anni. Tra questi, più della metà svolge professioni a medio-bassa qualificazione mentre tra chi ha fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro in un’età legale il dato si ferma al 31%.

Malgrado una curva tendenziale positiva nel contrasto al fenomeno, l’Italia è maglia nera nel panorama europeo per la quota di giovani dai 18 ai 24 anni che hanno lasciato prematuramente gli studi (9,9%), assieme alla Spagna. Soprattutto nel Mezzogiorno, con punte in Sicilia e Campania rispettivamente del 19,4% e 17,3%.

Secondo le stime, elaborate dai microdati dell’indagine Forze di lavoro dell’Istat, sono evidenti le ricadute del lavoro minorile sulle prospettive di vita dei giovani coinvolti: chi inizia a lavorare prima dei 16 anni nel 46,5% dei casi consegue al massimo la licenza media; solo l’11,2% del campione arriva alla laurea. Diversamente, tra chi entra nel mondo del lavoro in età legale, sono solo 18 su 100 coloro che si fermano alla scuola media inferiore mentre la percentuale dei laureati sale al 27,3%.

Il lavoro minorile abbatte così le possibilità di raggiungere i vertici della piramide professionale: solo il 17% arriva a svolgere una professione imprenditoriale, intellettuale o tecnica mentre si riscontra un valore quasi doppio (31,5%) tra quanti, al contrario, iniziano a lavorare più tardi.

Tra questi, 7 su 10 sono uomini – più propensi ad abbandonare gli studi e maggiormente coinvolti nelle esigenze di sostentamento delle famiglie in condizioni economiche disagiate rispetto alle donne – e vivono nelle regioni del Nord (57,1%) dove sono maggiori le opportunità occupazionali nel tessuto produttivo, specie nelle regioni a più alta vocazione turistica: Trentino Alto Adige, 17,9%; Val d’Aosta, 10,6%; Sardegna, 10,3%.

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Notizie Correlate

7^ edizione del Premio “Giovanni Cumbo”

7^ edizione del Premio “Giovanni Cumbo”

18 Settembre 2023

A Sciacca il 21 settembre la premiazione del miglior candidato agli esami di Stato e focus su giovani e futuro della Categoria dei Consulenti del Lavoro

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.