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Disoccupazione di lungo periodo: come combatterla?

Oggi a Roma l’evento organizzato da OML e CNO per delineare il ruolo della società civileCalderone: Investire nelle politiche attive per combattere la disoccupazione di lungo periodo

Disoccupazione di lungo periodo: come combatterla?

Investire in percorsi di riaccompagnamento al lavoro per i disoccupati per impedire che il reddito di cittadinanza si trasformi in una misura puramente assistenziale. Questo, in sintesi, il messaggio diffuso dalla Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, in occasione del convegno “Combattere la disoccupazione di lungo periodo: il ruolo della società civile organizzata”, organizzato questa mattina a Roma in collaborazione con l’Osservatorio del mercato del lavoro (OML) del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE). L’evento ha visto, tra gli altri, la partecipazione del Presidente INPS Pasquale Tridico, il quale ha sostenuto la necessità di investire nella scuola, nella formazione continua e nelle competenze per superare la disoccupazione di lunga durata e non restare indietro.    Commentando gli effetti generati dalla disoccupazione di lungo periodo, che in Italia corrisponde al 51,2% su un totale di 2.865.000 disoccupati, la Presidente ha posto l’accento soprattutto sulla spesa in politiche passive sostenuta da un paese come il nostro che non ha né la disponibilità né la convenienza ad aderire su base volontaria a programmi di politica attiva del lavoro. Secondo il rapporto annuale dell’Inps, diffuso lo scorso luglio, nel 2018 l’Istituto ha sostenuto una spesa di 15 miliardi di euro a fronte dei 5,7 miliardi di euro che hanno alimentato il fondo per la disoccupazione. I servizi per l’impiego pubblici italiani, del resto, sono dotati di poco personale e scarsi investimenti, incentivando così il disoccupato a scegliere la strada più conveniente: fruire del sussidio di politica passiva. “Per rendere sostenibile la spesa in sussidi passivi di disoccupazione – ha dichiarato la Presidente – servirebbe un piano di investimenti in politiche attive del lavoro rivolte ai percettori di NASpI, l’indennità di disoccupazione che ogni anno interessa 1,5 milioni di persone”. In Italia, infatti, non esiste uno strumento specifico per limitare la spesa in sostegni alla disoccupazione e le misure e risorse rivolte al reimpiego dei percettori dell’assegno di ricollocazione sono state dirottate sui beneficiari del reddito di cittadinanza che risultino avviabili al lavoro. “La vera sfida – ha suggerito la Presidente – è evitare che il reddito di cittadinanza diventi una misura assistenziale, soprattutto al Sud. Per far questo, è necessario produrre quel match tra la politica di sostegno e gli interventi di riaccompagnamento al lavoro”. Un ruolo importante nel favorire l’occupazione è svolto dai Consulenti del Lavoro, che assistono 1,5 milioni di imprese e gestiscono 8 milioni di rapporti di lavoro. La Categoria può contribuire ad un migliore incrocio fra domanda e offerta di lavoro anche grazie alla sua Fondazione Consulenti per il Lavoro, agenzia per il lavoro del Consiglio nazionale dell’Ordine. “Se vogliamo che le politiche attive funzionino nel nostro paese e la raccomandazione del 2016 del Consiglio dell’Unione europea sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro diventi un processo virtuoso – ha concluso la Presidente – dobbiamo promuovere investimenti in riqualificazione del lavoro per chi il lavoro l’ha perso, in linea con le esigenze delle imprese. Sono queste, infatti, che possono raccontarci i fabbisogni formativi dei lavoratori e farci riflettere sulle nuove figure professionali di cui ha bisogno  il mercato”. Nel contrasto alla disoccupazione di lungo periodo anche l’Europa è chiamata a svolgere un ruolo importante, come ha sostenuto il Presidente di OML, Krzysztof Pater. “Dopo la raccomandazione europea, la Commissione europea ha implementato e messo in atto numerose misure per fornire sostegno ai disoccupati   coinvolgendo tutti gli Stati membri, soprattutto quelli con maggiori risorse”. In quest’ambito si muove anche il Comitato Economico e Sociale Europeo per individuare le opportunità di lavoro a livello nazionale e comunitario e contribuire ad affrontare gli squilibri tra domanda e offerta sul mercato del lavoro. 

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