Farmacista al banco richiede più tutele
Ccnl, non titolari: è crisi stipendi.
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Uno stipendio fermo da quasi sette anni, a fronte di un costo della vita che continua a crescere, difficoltà legate alla liberalizzazione degli orari e delle aperture delle farmacie, a cui non ha fatto seguito un adeguamento normativo del contratto di lavoro che desse ai dipendenti strumenti di tutela e di organizzazione, ma anche le nuove esigenze di una farmacia che cambia volto e che si apre sempre più ai servizi e a un rapporto con il paziente più stretto, con tutte le responsabilità che ne derivano. Sono queste alcune delle preoccupazioni che, come spiega Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale farmacisti non titolari, Sinasfa, «ci vengono continuamente segnalate in relazione al mancato rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti di farmacia. Una situazione che da troppo tempo è rimasta ferma e che ci auguriamo possa essere al più presto affrontata, anche alla luce della ripresa delle trattative sulla Convenzione e alla Farmacia dei servizi, che dovrebbero dare più certezza e strumenti». D’altra parte, continua, «i dipendenti vivono ogni giorno di più l’emergenza legata a uno stipendio che è fermo da troppo tempo, con una notevole perdita del potere di acquisto e danni, come abbiamo più volte segnalato, sul fronte del montante contributivo e della futura pensione. Ma le criticità che ci vengono segnalate riguardano anche l’organizzazione quotidiana del lavoro, in primis la richiesta di flessibilità che sta incidendo sempre di più sulla qualità di vita dei dipendenti. È quanto mai necessario mettere il dipendente nella condizione di disporre di soluzioni di conciliazione della vita privata e, al contempo, di tutele e strumenti, soprattutto laddove vi siano difficoltà maggiori, fragilità e quant’altro». Non solo: «Ci troviamo sempre più a operare entro confini definiti da un contratto che rispecchia una realtà non più attuale, in primo luogo per i servizi che vengono erogati in farmacia, ma anche per una relazione tra farmacista e paziente che è sempre più stretta. Non è raro che colleghi ci segnalino di aver dovuto sostenere i pazienti durante l’autoanalisi, con tutti i rischi che questo comporta. O, anche, di averlo seguito in un percorso, sempre più professionalizzante, di appropriatezza terapeutica e pharmaceutical care. Percorsi, quest’ultimi, in linea con l’evoluzione dell’intervento del farmacista e della farmacia, ma che implicano, per il farmacista, sempre maggiori responsabilità, senza, però, che si sia verificato un parallelo adeguamento degli strumenti, delle tutele e del riconoscimento delle competenze». Dare una risposta «alle difficoltà e alle criticità crescenti è ormai imprescindibile».
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