Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Riforma Aifa serve rappresentanza di medici.

La proposta della Fnomceo non è una novità. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci si è detto propenso a trovare un equilibrio tra Regioni e Ministero.

Riforma Aifa serve rappresentanza di medici.

Nell’Agenzia del Farmaco riformata va prevista la partecipazione di una rappresentanza dell’Ordine dei medici. Lo auspica in un video per Fnomceo Tg Sanità il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli. «In vista di una riformulazione generale della organizzazione Aifa, appare opportuno che la Federazione sia presente nell’organismo, proprio per garantire i medici che prescrivono i farmaci autorizzati dall’Agenzia». A Doctor 33, Anelli sottolinea che la proposta «non è una novità. L’abbiamo formulata con i governi precedenti. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci si è detto propenso a trovare un equilibrio tra Regioni e Ministero nella nomina di un rappresentante Fnomceo». La nomina potrebbe interessare la nuova Commissione scientifico-economica dove le Regioni hanno appena ottenuto tre posti sui dieci disponibili. Il Presidente Fnomceo non smentisce. Ma tiene soprattutto a sottolineare il ruolo di una rappresentanza in Aifa. «La Professione esprime il punto di vista relativo agli aspetti deontologici implicati dalla prescrizione. Un tema mai realmente affrontato da Aifa: si è sempre ritenuto prevalesse la questione scientifica dell’appropriatezza prescrittiva su quella etica. Tuttavia, noi non siamo solo dei tecnici; siamo anche dei professionisti, e la Professione è declinata sul piano etico». La differenza, in questo caso? «Le indicazioni dell’Agenzia talvolta non valutano le implicazioni della prescrizione in termini di uguaglianza/equità nell’accesso alle cure. Una questione da non sottovalutare, dal momento che è diritto di ogni cittadino decidere sulla sua salute, e che incide sulle modalità d’uso dei farmaci».

La proposta di Anelli riecheggia a valle del riordino dell’Agenzia, quando le regole principali sono state già dettate dal regolamento approvato in Conferenza Stato-Regioni, con un impianto che pare privilegiare le voci delle regioni. Anelli crede che innanzi tutto sia importante dare voce a chi prescrive i farmaci. «Contare in Aifa non vuol dire semplicemente che l’Agenzia si riserva di interpellare oggi lo pneumologo e domani il cardiologo come consulenti su questioni relative all’approvazione od alla prescrizione di singoli farmaci. In passato, i maggiori attriti tra mondo medico ed Agenzia si sono verificati perché non c’era chi rappresentasse le esigenze della Professione. Oggi– esemplifica Anelli–alimentiamo a fianco della spesa farmaceutica dei fondi per i farmaci innovativi: e qui ci sono medicinali fondamentali per la terapia dei tumori. Ma dove le indicazioni non sono precise che si fa? In questi casi chi ha presente il quadro delle conseguenze pratiche di simili incongruenze? Il termometro dell’uso del farmaco ce l’hanno i medici. La mancata rappresentanza in Aifa favorisce gli strappi tra chi lega l’uso di un farmaco ad un meccanismo in prevalenza tecnico e chi guarda anche all’accessibilità alle terapie da varie prospettive».

Anelli parla da Bari, dove si svolge la Festa della Professione. Nell’Albo del suo Ordine entrano 300 nuovi laureati in Medicina. Un numero non indifferente, ed una speranza per il Servizio sanitario, ma anche una responsabilità di tutta la collettività. «Sono Professionisti che chiedono la giusta considerazione da parte delle istituzioni», dice il Presidente Fnomceo. «Una considerazione che passa per un percorso formativo adeguato che risponda ai desideri di tutti loro sulle aspettative professionali e non penalizzi nessuno. Oggi ci sono due sbocchi diversi: i medici specializzandi lamentano un contratto da fame, 1600 euro al mese; i futuri medici di famiglia del corso di formazione prendono la metà, cioè una borsa di studio sotto il livello di povertà. Credo sia assolutamente ingiusto che percorsi formativi equiparati da direttive dell’Unione Europea siano soggetti a trattamenti differenti in termini economici e di titolo. Molte regioni hanno fatto passi in avanti sotto l’aspetto organizzativo, ma la richiesta di questi ragazzi è di non essere considerati discriminati. Servono percorsi specialistici uguali per tutti».

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