Fondoprofessioni pubblica sei bandi per l’aggiornamento dei dipendenti
Il nuovo anno negli studi inizia anche con la programmazione della formazione
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Sono accessibili proprio dal 9 gennaio scorso i corsi a catalogo di Fondoprofessioni, riservati ai dipendenti degli studi. Non solo: il Fondo ha varato prima di Natale un pacchetto di sei avvisi che si apriranno nel corso dell’ anno, ognuno con caratteristiche diverse, stanziando in tutto 6,5 milioni di euro, per gli studi e le aziende aderenti.
La cifra è la stessa dello scorso anno – peraltro andata tutta esaurita, per la prima volta – ma con una novità importante: un avviso – il n. 7 – in collaborazione con Anpal e Inapp dedicato ai corsi e alle competenze inserite nell’ Atlante del lavoro che per la prima volta consentirà al lavoratore di certificare al termine le nuove competenze acquisite.
Per il resto, i bandi 2023 confermano le linee di tendenza dello scorso anno, ovvero un progressivo spostamento da un’ offerta molto generalista a una pensata ad hoc per gli studi. Commenta Marco Natali, presidente del Fondo: «Fino al 2019 le risorse venivano assegnate dietro semplice richiesta e venivano spesso utilizzate per corsi base, non mirati. Gradualmente ci stiamo spostando sulle esigenze specifiche degli studi, dalla crisi di impresa per i commercialisti al processo telematico per gli avvocati e abbiamo introdotto premialità per chi riduce le differenze di genere, anche territoriali».
Di pari passo si è andato riducendo il singolo contributo (variabile a seconda del bando); questo ha consentito di soddisfare il 100% delle richieste (prima si era fermi al 30%). I corsi 2023 Come detto, gli avvisi sono sei. Quello che si apre oggi e resta accessibile fino a esaurimento risorse è l’ avviso per i corsi a catalogo, di fatto i più semplici da usare e anche i più richiesti. A disposizione ci sono 1,6 milioni di euro.
In pratica lo studio sceglie dal catalogo degli enti e dei corsi accreditati da Fondoprofessioni quello che intende far seguire e, dopo breve tempo, può cominciare la formazione. Il contributo assegnato copre l’ 80% della quota di partecipazione sostenuta. È già aperto, invece, ma è riservato a chi ha sottoscritto entro il 2022 un accordo per la riduzione dell’ orario di lavoro e la conseguente formazione con il Fondo nuove competenze, l’ avviso n. 2, pensato in realtà più per le aziende, con 250mila euro disponibili.
Più interessanti per gli studi professionali sono gli avvisi One-to-one e Pluriaziendale. Il primo, sperimentato dal 2022, consente di attivare la formazione direttamente nel proprio studio anche con un solo lavoratore e su materie che sceglie il professionista. Il classico esempio è l’ introduzione di un nuovo software: in questo caso lo studio può formare il personale che lo utilizza sulle problematiche specifiche della propria realtà. L’ avviso (il n. 6) si aprirà il 27 gennaio con una dote di 500mila euro, 150mila dei quali riservati a chi ha personale in integrazione salariale.
Previsto un contributo massimo di 4mila euro. Nel bando l’ elenco completo dei requisiti e dei criteri di assegnazione dei punteggi. Agli studi di commercialisti, consulenti del lavoro, avvocati e tecnici che riescono ad aggregarsi per le proprie esigenze formative è poi destinato il bando Pluriaziendale, suddiviso in quattro linee. La prima è riservata, tra gli altri, a commercialisti e consulenti del lavoro con una dote di 500mila euro (utilizzata lo scorso anno al 70%). Può finanziare corsi di aggiornamento settoriali tra cui la crisi di impresa, il controllo di gestione e i criteri Esg.
La seconda linea, per avvocati e notai, con budget di 200mila euro, consente di aggiornarsi sulle novità in materia di giustizia: dal processo telematico alle Adr, ad esempio. Altri 100mila euro sono riservati all’ area tecnica. Ma per accedere ai contributi (massimo 20mila euro) sarà necessario creare raggruppamenti di settore o passare dalle associazioni di categoria («Faremo una campagna di sensibilizzazione presso gli Ordini», assicura Natali).
Le caratteristiche comuni Per accedere ai contributi, lo studio deve essere iscritto a Fondoprofessioni: ovvero, oltre a versare lo 0,30% a Inps del monte salari dei dipendente, deve aver esercitato l’ opzione per l’ utilizzo verso il Fondo, operazione sempre possibile.
Si può partire subito, senza necessità di accantonare una soglia minima di versamenti. I corsi sono riservati ai dipendenti (a tempo determinato e indeterminato) e agli apprendisti. Ma in alcuni bandi (ad esempio quello pluriaziendale) anche i professionisti datori di lavoro possono partecipare come uditori (ovvero senza generare oneri ulteriori).
Del resto, si va verso un’ apertura della formazione anche ai professionisti: «Ci stiamo lavorando – assicura Natali – pensiamo a un Fondo ad hoc che vada oltre le materie già consentite oggi quali sicurezza, antiriciclaggio e privacy».
Di Valeria Uva, pubblicato su Il Sole24Ore lo scorso 9 gennaio