Giornalismo? “Una professione messa al palo”
Su 103.581 giornalisti iscritti all’Ordine, nel 2023 sono 17.179 quelli che versano contributi all’INPS, 25.791 quelli all’InpgI: è quanto emerso dal report “Lo stato del giornalismo italiano”, presentato nei giorni scorsi a Roma.
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Una realtà ben conosciuta sia da entrambi gli Enti di previdenza (pubblico e privato) sia da chi vive o tenta di vivere di questa storica professione.
Il sistema “si tiene a galla per il sacrificio quotidiano dei giornalisti dipendenti e grazie al lavoro di freelance e cococo che oggi sono lavoratori poveri e domani saranno pensionati disperati. Ma l’informazione – ha denunciato Alessandra Costante, Segretario generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana – è un bene pubblico e deperibile, uno dei pilastri su cui si fonda la democrazia, non una merce qualunque da lasciare in balìa delle leggi di mercato”.
Una professione che ha visto grandi nomi farne parte e che, pur nella indubbia funzione, rischia di essere “messa al palo”.
Dal report emerge, chiaramente, che la retribuzione media dei lavoratori autonomi, il 70% di loro guadagna meno di 25mila euro all’anno. Il confronto tra fasce d’età mostra una netta prevalenza di giornalisti autonomi rispetto ai subordinati in tutte le categorie. Il dato, tuttavia, restituisce una distribuzione molto sbilanciata tra freelance e co.co.co. Questa disparità, che pone un tema rispetto alle tutele dei giornalisti autonomi, è ancor più evidente guardando alla retribuzione, quasi doppia per un freelance rispetto a un co.co.co.
E se non bastasse, il quadro desolante ci restituisce un sistema dove il gap di genere fa da padrone anche quando si tratta di giornalisti dipendenti: gli uomini guadagnano in media il 16% in più rispetto alle donne. La retribuzione media annua dei giornalisti maschi è stata di 62.661 euro nel 2023, contro i 54.016 euro delle giornaliste. Il divario si mantiene in tutte le fasce d’età, con differenze che diventano più marcate oltre i 50 anni. Lo stesso avviene per i trattamenti pensionistici: in media le pensioni degli uomini raggiungono i 71mila euro, quelle delle donne 48mila euro.
Da sottolineare come, sulla base delle evidenze si registri – in corrispondenza del passaggio da INPGI a INPS (2023) – un aumento di circa il 4% di giornalisti dipendenti e come, per quanto riguarda le categorie professionali, l’80% dei dipendenti sia professionista, mentre il restante 20% sia diviso tra pubblicisti e praticanti.
Serve una “consapevolezza previdenziale” afferma con forza il Presidente dell’Inpgi, Roberto Ginex. E se Alessandra Costante, segretario Fnsi, auspica “Il ridisegno sostenibile della legge ordinistica, anche alla luce delle sfide tecnologiche che la professione si appresta ad affrontare”, Gabriele Fava, sottolinea come la presentazione del Report sullo stato del giornalismo in Italia “rappresenta un primo momento di bilancio del passaggio di consegne tra INPGI e INPS e ci consente di fare il punto della situazione sulla professione giornalistica nel nostro Paese ed anche, per la prima volta, di quella contributiva”.
Il Presidente dell’INPS ha poi aggiunto: “L’Istituto rafforzerà le strutture che già da oggi con dedizione e spirito di servizio si occupano delle posizioni previdenziali e socio-assistenziali dei giornalisti che hanno rapporto con noi, per aiutarli a gestire le diverse fasi del loro percorso in modo più semplice ed efficace; stiamo lavorando anche ad un accordo con Inpgi per supportare tutti i giornalisti autonomi”.
E annuncia “Ad oggi esiste già un Polo Giornalisti, ma per migliorare ulteriormente il dialogo con la vostra cassa previdenziale, Inps metterà a disposizione un ufficio dedicato ai giornalisti, per aiutarli a gestire in modo più efficace il rapporto con l’Istituto”.
Necessario se si vuole conoscere il tema in tutta la sua “drammaticità”. “Se il sistema ha retto negli ultimi anni è stato solo grazie ai grandi sacrifici dei colleghi – ha ribadito la segretaria Fnsi Costante – e al ricorso massiccio a giornalisti lavoratori autonomi. Ad esempio, nel 2016 i redditi erano più alti che nel 2023. Le redazioni hanno dovuto sopportare ammortizzatori sociali durissimi. A fronte di colleghi usciti in prepensionamento con stipendi da quasi 100mila euro sono entrati giornalisti la cui retribuzione media si aggirava intorno ai 40mila euro. E per i prossimi anni si prospettano nuovi pensionamenti anticipati”.
Adepp
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